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Un anno passato assieme: le notizie che avete letto di più nel 2020

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Il 2020 è stato un annus horribilis che rimarrà per sempre nella nostra memoria, “peggio della guerra” sostengono alcuni anziani che hanno vissuto sulla pelle entrambi i periodi. Negli ultimi 12 mesi l’Italia ha perso 57.647 persone positive al Covid-19 subendo danni incalcolabili a settori-chiave come il commercio, i trasporti, l’accoglienza e la ristorazione. Per Venezia, poi, legata a doppio filo all’industria turistica, le restrizioni ai viaggi hanno messo in sospensione migliaia di posti di lavoro trasformando una meta da 28 milioni di turisti l’anno in una città fantasma fatta di serrande abbassate.
“La Voce di Venezia” è stata a fianco dei suoi lettori fornendo ogni giorno gli aggiornamenti sulla pandemia sia a livello nazionale che locale ma non solo: ha dato spazio alla cronaca, all’attualità ma soprattutto al territorio. Quali sono le notizie più lette del 2020?
Le riepilogheremo qui per ripercorrere l’anno appena concluso, analizzarlo e – una volta per tutte – archiviarlo.

Il 2020 si era aperto con una Venezia indebolita dalla marea del 12 novembre 2019 e non ancora consapevole di ciò che la aspettava. A gennaio “c’erano ancora i turisti”, e la notizia più vista riguardava la signora lettone molto sexy di 32 anni, che a seguito degli ”alcolici abbondantemente assunti” col marito era inciampata davanti al Teatro Goldoni finendo la sua “seratina piccante” al pronto soccorso. Subito sotto una 24enne colombiana, in vacanza a Venezia con il fidanzato, che si era sentita male alla Stazione di Santa Lucia per una reazione allergica ad una cena di pesce. “Aiuto, non riesco a respirare”, ma l’intervento dei soccorsi è riuscito a evitare il peggio.
A febbraio le notizie erano monopolizzate dal triste arrivo del Coronavirus: dopo i primi morti, lo stop del Carnevale di Venezia con l’ordinanza del governatore Luca Zaia che dichiarava: “le manifestazioni in corso vanno ad esaurimento per evitare problemi di ordine pubblico” fermando qualsiasi forma di aggregazione, pubblica o privata “fino al primo marzo compreso”. Ma a marzo è arrivato il “lockdown” nazionale

e l’Ospedale Civile ha avuto il suo primo decesso: Danilo Carraro, 79 anni, grande nome dell’ottica veneziana. Il suo ricovero non era legato al Covid-19 ma l’aggravamento delle sue condizioni ha richiesto il test del virus che è risultato positivo.
L’articolo più letto di aprile s’intitolava “Venezia, domani andrò a fare la spesa, cosa dirò alla cassiera”, una toccante lettera al giornale che riassume le restrizioni in una conversazione tra un 65enne veneziano e la giovane dipendente di un supermercato che “come un passerotto impaurito vorrebbe volare via ma non può”.
A maggio la cosiddetta “fase 2” con l’allentamento delle misure accompagnata, però, dall’incendio a Marghera di una ditta di prodotti chimici. E così, mentre i veneziani si riaffacciavano timidamente nelle calli concedendosi le prime passeggiate, un’inquietante colonna di fumo li ha fatti subito rincasare con la raccomandazione del Comune di “tenere in via prudenziale le finestre chiuse”.
A giugno la pandemia sembrava già archiviata, e l’articolo più letto riguardava le immagini “hard” su un terminale per l’acquisto dei biglietti per l’aeroporto. Era successo a Mestre, dove al posto delle tariffe era comparsa la “homepage” di un sito a luci rosse

per colpa di un “hacker burlone” verso il quale è stata sporta denuncia.
Nel mese di luglio si è assistito a un evento storico: la prima prova dell’innalzamento del Mose. La notizia era stata accolta con entusiasmo dai cittadini che, finalmente, hanno riscontrato il funzionamento delle dighe. Il test è avvenuto davanti al premier Giuseppe Conte, ai ministri Paola De Micheli e Federico D’Incà, al governatore Luca Zaia e al sindaco Luigi Brugnaro che, soddisfatto, ha ringraziato “le tante persone, dagli ingegneri agli operai, che hanno portato avanti un progetto che non ha eguali”.
Ad agosto il ritorno del virus accompagnava un pezzo sul degrado della città: “danze e urla in costume da bagno per strada. Benvenuti a Venezia”. E così, dopo mesi di “lockdown” e restrizioni, tutto sembrava già “come prima” grazie a un gruppetto di stranieri che si apprestava a fare il bagno ai Giardini di Castello proprio in prossimità della Partigiana. “C’è il mare, fa caldo, vuoi non pensare che è tutta una spiaggia” e via con danze, canti e grida rigorosamente a torso nudo.
A Settembre le elezioni amministrative con Luigi Brugnaro




confermato sindaco al primo turno: emblematico l’articolo che parla della sua vittoria “ovunque tranne che in Centro Storico”. Il pezzo si snoda tra le ipotesi con “l’unica considerazione possibile: “la visione, ma anche la qualità della vita del cittadino veneziano è molto differente da quella della terraferma, dove il sindaco ha vinto a mani basse”.
Ad ottobre le prime acque alte: l’articolo “oggi niente Mose, Venezia sotto 105 cm di marea. Le difficoltà di azionare il sistema” anticipava in qualche modo la defaillance dell’8 dicembre e il conseguente allagamento della città. A novembre il riacutizzarsi del virus con l’Italia divisa in tre “zone”: gialla, arancione e rossa. E mentre la paura sembrava archiviata, ecco “il giorno più nero” con la chiusura di una scuola al Lido e un nuovo focolaio all’Ospedale dell’Angelo a Mestre.
Così, mentre il 2020 si avviava al termine, a dicembre si pensava di accogliere l’anno nuovo con veglioni e feste nonostante le restrizioni. “Vieni a festeggiare la notte di Capodanno a Venezia”, “ricca cena a base di pesce”, “after dinner”, “balli e musica con DJ fino alle 2:00”: questo e altro in una serie di annunci con la possibilità di




“prenotare” con la carta di credito. Pochi giorni prima del cambio di data, ecco un barchino rovesciarsi a San Marco con i due occupanti finiti in acqua.
L’anno appena concluso è stato un anno buio, sicuramente il peggiore dell’epoca recente. Con lui abbiamo dato l’addio a migliaia di persone colpite da un virus silenzioso, spesso sottovalutato, a interi comparti lavorativi sui quali la città si era completamente affidata. Il 2021 si apre con una Venezia divisa tra chi auspica un provvidenziale ritorno del turismo e chi un’inversione di tendenza che riporti in Laguna altre forme di economia. Ma una cosa è sicura: il 2020 è finito e non ne sentiremo la mancanza.

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