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Covid, l’esperto: segni di ripresa dell’epidemia. I pericoli del colore giallo

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Covid: in un Paese che tende al giallo e che comincia a riassaporare riaperture, gli esperti fanno emergere ed evidenziano iniziali segni di ripresa dell’epidemia.
Segni di ripresa dell’epidemia di Covid 19 in Italia che devono forzatamente sposarsi con i segnali di ottimismo.
Alla vigilia del passaggio di molte regioni nella zona gialla, ci stiamo muovendo su un filo sottile, come ha osservato il fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento.
A indicare iniziali segni di ripresa del virus sono i dati sulla percentuale dei casi positivi

sui tamponi molecolari, risultato delle analisi condotte dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).
“E’ ormai iniziato l’effetto del rilascio delle misure adottate nel periodo natalizio, e i valori mostrano adesso i segni di una ripresa dell’epidemia, proprio mentre la maggior parte delle regioni sta per entrare nella zona gialla“.
Secondo i calcoli di Sebastiani “la sequenza temporale della variazione percentuale settimanale della curva dei positivi sui tamponi molecolari mostra valori negativi: cosa buona, ma purtroppo in crescita a partire da circa 14 giorni dopo il rilascio delle misure, avvenuto il 7 gennaio”.
Dal 25 gennaio, infatti,

“questi valori sono invece diventati positivi. Questo fa prevedere un significativo aumento dei contagi nelle prossime settimane”.
Un’analisi analoga sulla curva delle terapie intensive “mostra negli ultimi dieci giorni valori oscillanti attorno a un valore negativo. Questo corrisponde a una diminuzione lineare delle terapie intensive: cosa buona, ma sappiamo che i cambiamenti di questa curva avvengono con ritardo rispetto a quella della percentuale dei positivi”.
Quanto alla curva dei decessi, sebbene stia mostrando “un debole decremento” rispetto al valore del picco attorno al 12 gennaio, ha un valore medio di morti negli ultimi trenta giorni che rimane “purtroppo alto”, e pari a circa 475 decessi al giorno.
Per Battiston “siamo su un filo, una linea di equilibrio stretta, ma che sembra tenere”. Sarà però necessario seguire quotidianamente che cosa avverrà nelle regioni che dal primo febbraio passeranno al giallo, per “essere in grado di intervenire rapidamente. Diventa importante avere un monitoraggio

quotidiano”.
Ci sono segnali incoraggianti, ma che potrebbero essere facilmente compromessi da una ripresa dei contagi.
Per esempio, prosegue il fisico, il valore complessivo dell’indice di contagiosità Rt è sotto 1, ma l’epidemia si sta spegnendo molto lentamente.
Attualmente l’indice Rt nazionale è appena sotto 0,9: “siamo appena sotto la soglia di immediato pericolo”.
Inoltre in Italia gli infetti attivi sono ancora circa 463.000, un numero molto grande, che sta scendendo ogni giorno un po’. Anche nella maggior parte delle regioni l’indice Rt è inferiore ad 1: “La situazione è al limite, ma tiene”.
Senza dubbio, prosegue Battiston, il passaggio al giallo di molte regioni “sottopone il sistema a uno stress importante; solo i dati ci potranno dire nei prossimi giorni se questo passaggio ci porterà a valori di Rt superiori a 1 oppure no: in tale caso




sarà però necessario intervenire tempestivamente sui colori“.
Un elemento positivo è che “almeno cinque o sei milioni di italiani sono stati contagiati e sono guariti, più di 1,7 milioni hanno avuto almeno la prima dose di vaccino: sappiamo inoltre che dopo la prima iniezione del vaccino c’è già una protezione. Di conseguenza abbiamo più del 10% della popolazione che gode di un grado più o meno alto di protezione. E’ un dato importante, perché, se è vero che l’immunità di gregge scatta sopra circa il 70% della popolazione vaccinata, è anche vero che per ogni punto percentuale in più di vaccinati è come se riducessimo della stessa quantità l’indice Rt”.
C’è tuttavia l’incognita delle varianti con cui fare i conti, considerando che:




“se dovessero arrivare varianti più contagiose rispetto al virus attuale, anche l’immunità di gregge richiederebbe una percentuale più alta di persone protette.
La partita, ha concluso, è “quella di vaccinare alla massima velocità possibile: questo sicuramente ci aiuta a sostenere il passaggio alle regioni gialle, senza che riparta una nuova fase dell’epidemia”.

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