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Zaia, «I dati sui contagi nelle regioni non sono comparabili»

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Più 2.427 positivi al Covid in Regione nelle ultime 24 ore, con una media di 50-60 mila tamponi quotidiani, molecolari e rapidi. «La curva dei contagi è arrivata nella parte alta, per lo meno lo ipotizziamo – dice il presidente del Veneto Luca Zaia – Abbiamo un terzo di positivi rispetto a marzo ma con 600 persone in più ricoverate, senza lockdown è plausibile. Paghiamo tassi di ospedalizzazione più alti ovunque. Dall’indagine partita grazie alla dottoressa Francesca Russo, a Padova, testeremo l’incidenza del virus», ricorda Zaia.

La dottoressa Francesca Russo, del dipartimento di Prevenzione veneto, commenta il valore percentuale dei contagi sui test fatti. Il punto è considerare anche i test rapidi nel conteggio dei contagi, più si cerca, più positivi si trovano, dichiara Zaia da giorni. Questo, a seguito dei commenti sull’aumento del numero dei positivi in Regione rispetto ad altre località italiane. «È cambiata la modalità diagnostica, per i isolare precocemente i positivi, con i test rapidi. Il Veneto ha aumentato notevolmente l’utilizzo di questi ultimi. Anche per il contact tracing. Aumenta così la possibilità di intercettare i contagi. Tutti vanno confermati con il molecolare, perciò la capacità diagnostica è ampia – commenta Russo – L’utilizzo di strategie diverse e strumenti diversificati, comporta l’impossibilità di uniformare i dati che le regioni trasmettono all’istituto sanitario di sanità. Il Veneto ha messo insieme, perché è stato consentito, test rapidi e tamponi molecolari. Ma non tutti i territori lo hanno fatto, perciò i dati dei positivi fra regioni non sono confrontabili, a differenza di indicatori che invece vengono calcolati alla stessa maniera», afferma Russo.

Abbiamo visto, continua Russo, «una leggera flessione di nuovi positivi. Avremo un trend che inizia a scendere sui contagiati ma non sulle terapie intensive, perché è lì che sono concentrati alcuni dei primi casi. La fascia di età cambia per la diversa struttura demografica fra regioni. Anche l’Iss (Istituto superiore della sanità) fatica a raffrontare dati che emergono in modo non standardizzato fra enti locali. L’indicatore che rileva lo stato clinico dei positivi, cioè sintomatici e non, affinché sia valido non deve essere inferiore al 60%, per il Veneto è all’85%. Ed è importante perché è considerato indice di solidità del sistema di monitoraggio e inoltre perché influenza l’Rt che è stato tenuto in Veneto sotto controllo».

Tra i parametri considerati anche la resilienza dei sistemi sanitari, la capacità cioè di testare la popolazione, oltre ai posti letto nei reparti. Vero è che i tamponi rapidi non concorrono al calcolo dello scenario di rischio della Regione (Rt), «inizieremo ora a conteggiarli, ma l’Rt non considera i tamponi rapidi, ed è sempre rimasto sotto all’1.25 in Veneto. Si calcola su più parametri tra i quali la proporzione fra postivi sintomatici e asintomatici, legato in particolare al calcolo dei sintomatici sul totale dei positivi, ma l’algoritmo considera diversi elementi», spiega Russo. Per la dottoressa lo scenario veneto continua ad essere da classificazione di colore giallo, non arancione.

Antonella Gasparini

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