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Venezia e la crisi del turismo: una guerra a colpi di ribassi

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Venezia, la crisi del turismo, ovvero: hotel a “tre stelle” per 23 euro.
Chi pensava che il turismo a Venezia avesse già toccato il fondo sarà costretto a ricredersi. La drastica diminuzione degli arrivi unita alla saturazione del mercato ricettivo hanno portato varie strutture a contendersi i (pochi) clienti a colpi di prezzi mai visti.
Chi cerca una “doppia” per sabato 29 gennaio la troverà in una pensione a Cannaregio a soli 37 euro (che scendono a 33 se si opta per il “bagno in comune”). Salendo di categoria e passando ai “due stelle” si va dai 34 euro in Lista di Spagna ai 37 euro richiesti al Lido.
Tra gli alberghi a “tre stelle” ce n’è uno a San Marco che si accontenta di 46 euro, a Cannaregio addirittura di 43; seguono decine di opzioni dai 50 ai 60 euro, ma è tra i “quattro stelle” che si trovano le vere offerte: 66 euro per una “doppia” a Castello, 62 alla Salute, 64 euro sul Canal Grande e 67 euro a due passi dalla Piazza.

Non dimenticando che si tratta di un weekend: posticipando il nostro arrivo di sole 24 ore, il “due stelle” a Cannaregio scende da 34 a 25 euro mentre il vicino “tre stelle” da 43 a 34 euro – che diventano 23 se si prenota “via sms”. Tariffe più basse anche per i “quattro stelle”, in particolare alla Salute dove per 52 euro ci attendono: stanza “superior”, prima colazione, wi-fi, tasse e oneri inclusi. Non va peggio a Castello (55 euro) mentre alla Fenice spunta un hotel della stessa categoria che offre stanze a 49 euro.

Basteranno queste cifre a far quadrare i conti? Non ci è dato saperlo anche se la scelta del 30% delle strutture, chiuse fino a Carnevale per risparmiare sui costi, fa propendere per il contrario. Secondo i dati di Confindustria Alberghi su Venezia poi, il 2021 si sarebbe chiuso addirittura peggio del 2020 con un -57% sull’occupazione camere e un -65% sui ricavi.
A confermare le difficoltà del settore è il direttore dell’Associazione Veneziana Albergatori, Claudio Scarpa: “siamo in una situazione terribile – ha detto ai microfoni di Antenna Tre – abbiamo avuto quasi due mesi di deserto in città con tassi di occupazione tra il 15 e il 20% mai visti prima a Venezia se non nei periodi di lockdown”. A fargli eco il presidente di Federalberghi Veneto, Massimiliano Schiavon, che alla stessa emittente ha dichiarato: “senza sostegni tra qualche settimana saremo costretti a licenziare”.

È chiaro che si parla di “bassa stagione”, un periodo storicamente segnato dal calo delle presenze, con l’aggravante del Covid che ha reso difficili i viaggi intercontinentali. Ma se in passato una tale flessione sarebbe stata colmata dal turismo europeo, la moltiplicazione delle strutture ha reso il settore schiavo dei grandi numeri, necessitando di una “torta” decisamente più grande affinché tutti potessero mangiarne.

Secondo i dati dell’Osservatorio Civico sulla Casa e la Residenza (O.Cio), nel 2001 si contavano nel Comune di Venezia 15.276 posti letto turistico/ricettivi che nel 2021 sono quintuplicati toccando quota 76.347.
A crescere maggiormente è stato il settore extra-alberghiero, passando da 3.255 a 39.401 posti letto: dodici volte in più.

Ed è proprio dalle affittanze turistiche che proviene la principale alternativa agli alberghi, due settori che ormai si confondono tra dépendance dislocate nei condomini e condomini gestiti come hotel, spartendosi i portali in modo ambiguo e lasciando che a far la differenza sia (soprattutto) il prezzo.
È così che digitando le stesse date compaiono altre offerte che non solo rivaleggiano con gli hotel ma che si cannibalizzano tra loro innescando un’asta al ribasso che non fa bene a nessuno: né al personale che ci lavora, né ai proprietari che ci rimettono, né al tessuto economico/sociale della città.

Si punta sul Carnevale sperando negli eventi “in presenza” dimenticando però che neppure i numeri del 2019 riuscirebbero a coprire ogni posto disponibile. Negli ultimi due anni, infatti, nonostante lo stallo della pandemia, le strutture ricettive si sono ulteriormente moltiplicate con l’inaugurazione di nuovi hotel e la trasformazione di decine di immobili in chiave ricettiva.

Si è creato così un “giocattolo” che per funzionare necessita di un continuo aumento della domanda, non considerando: 1) le incognite legate al Covid, 2) possibili scenari bellici in Est-Europa e nel Pacifico, 3) l’emergere di alternative turistiche nel Mediterraneo e nel Medio Oriente.

Si sono sempre rifiutate regole e limitazioni appellandosi al “mercato libero”; ed é proprio il mercato libero che, impietosamente, sta presentando i conti.

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7 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Approfitto per una provocazione “out of the box”:
    theguardian.com/world/2022/feb/02/covid-robbed-kyoto-of-foreign-tourists

    Il Guardian richiama il caso di Kyoto, che dopo non essere stata visitabile in modo invasivo per due anni, si è accorta, almeno in parte, che non è poi così male… non si può trasferire sic et simpliciter a Venezia, ma dà da pensare: nei primi ’70, fine ’60, il turismo a Venezia riguardava 2 milioni di individui ed in città vivevano più di 100’000 persone (molte di esse ivi lavoranti, studianti, stabilmente camminanti e respiranti), quindi 20 a 1 all’interno di una veracità ineguagliabile. Prima della pandemia la statistica era 30’000’000 a 50’000, quindi 600 a 1, in 50 anni. E un meraviglioso artigianato perso per sempre……….
    Una grande parte di quei 30 milioni non capisce niente, visto che a Venezia passa poche ore e lascia pochi euro: ma il “ragionamento” (!) resta “pochi schei par persona, ma tanta xente”. Quanto potrà tenere ancora? E perché “tenere” quando con un adeguato e competente coraggio si può arrivare a vivere bene?

  2. …non mi resta che sperare che cominci il processo inverso:alberghi e affittacamere che tornano appartamenti per i residenti…! Spiace per i lavoratori dipendenti, ma questa crisi non può che giovare alla salute di Venezia e della residenzialita’…

  3. Direi anche che paghiamo la desertificazione dei servizi, della piccola media industria che consente ad altre città di contare su un turismo “business” che qua non ha ragione né di esistere né di essere presente.
    Peraltro la tendenza a evitare la promiscuità, inevitabile in albergo, tenderà a privilegiare l’affitto di interi appartamenti

  4. Una volta i prezzi della bassa stagione non potevano discostare più di una percentuale data dai prezzi di alta così ognuno aveva la sua clientela. Oggi un 4 stelle fai prezzi di un beb e viceversa .

  5. Per decenni Venezia come tutte le città storiche ha trattato i turisti come un pollo da spennare servizi scadenti cucina che di veneziana non gli è rimasto niente alberghi fatiscenti ricordo che i ristoratori gli albergatori dicevano noi guadagneremo sempre perché qui passa il mondo… Che vi serva da lezione ora è sperando che in futuro trattiate i clienti con più rispetto (dubito)

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