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Pensioni: cosa vuol dire Quota 102

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Pensioni: sembra segnata la strada, e va verso Quota 102.
Ma che cos’è “Quota 102” che va a interessare una platea di 50mila persone in 2 anni?
Quota 102 (che arriverebbe al posto di Quota 100 che si esaurisce il 31 dicembre) dall’anno prossimo sarà valida per due anni (non è chiaro se ci potranno essere proroghe).
Prevede la pensione con un’età minima di 64 anni e almeno 38 anni di contributi.
Circa 50mila i lavoratori che potrebbero esserne interessati nel complesso.
Si tratta della platea di coloro che avrebbero i requisiti, ma naturalmente saranno poi i singoli lavoratori che dovranno individualmente decidere se andare in pensione o meno prima dell’età di vecchiaia e quindi il numero effettivo degli utilizzatori potrebbe essere più basso.

Dopo due anni, però, la quota tra età e contributi per andare in pensione potrebbe anche salire, secondo le ipotesi sul tavolo del Governo, a 104.
Quota 102 potrebbe avere un impatto limitato rispetto a quello avuto da Quota 100 (oltre 340 mila persone in pensione fino allo scorso agosto con una spesa di 18,8 miliardi), perché di fatto continua ad escludere chi era rimasto escluso da Quota 100 per età e include solo coloro che non hanno potuto approfittare della misura simbolo del Governo gialloverde perché non avevano contributi sufficienti.

A maggior ragione risulta restrittiva Quota 104 anche se dipenderà se sarà libera o con una base minima di età e contributi.
In pratica nel 2022 con Quota 102 potranno andare in pensione le persone nate nel 1958, ovvero quelle che in presenza di 38 anni di contributi, potevano andare anche quest’anno, e nel 2023 quelle nate nel 1959 che potevano andare anche quest’anno sempre in presenza dei contributi sufficienti.

Non potranno andare invece in pensione quelle nate nel 1960, anche se dovessero avere 41 anni di contributi, le stesse che non potevano andare quest’anno perché non avevano ancora 62 anni.

Potranno invece usare la nuova misura per andare in pensione l’anno prossimo coloro che sono nati prima del 1959 ma che quest’anno avevano meno di 38 anni di contributi, ovvero quelli che hanno cominciato a lavorare non prima dei 25 anni (con una carriera continua).
Si tratterebbe di meno di 50mila persone in due anni.

Secondo dati diffusi nei giorni scorsi in una audizione dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico l’uscita a 64 anni con 36 di contributi nel 2022 dovrebbe costare 1.189 milioni e nel 2023 2.213 ma poiché la richiesta minima di contributi sarà di 38 anni la spesa dovrebbe essere minore.

Gli altri interventi in materia pensionistica dovrebbero essere l’allargamento dell’Ape sociale con la proroga della misura fino al 2026 che dovrebbe costare solo 126,7 milioni nel 2022, 337,1 nel 2023 e 520,7 nel 2024 con un totale inferiore a un miliardo per tre anni e il recupero dell’inflazione da parte degli assegni in essere.

Resta invece sullo sfondo l’ipotesi sostenuta da Tridico sulla possibilità di uscita a 63/64 anni solo con la quota contributiva che si è maturata per poi prendere la pensione piena compresa la quota retributiva solo al raggiungimento dell’età per la vecchiaia ora fissata a 67 anni.
Il costo per questo provvedimento si aggirerebbe attorno a 453 milioni il primo anno e 935 milioni il secondo per circa 116 mila potenziali interessati.

Aggiornamento delle ore 21 di ieri sera (martedì).
L’esecutivo a fine giornata ha rilasciato la seguente nota:
“Vengono previsti interventi in materia pensionistica, per assicurare un graduale ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario”.
E’ quanto si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei ministri sul Documento programmatico di bilancio che disegna la cornice della prossima manovra.

» leggi anche: “Pensioni, taglio dei coefficienti: chi va nel 2021 ha pensione più bassa di chi è andato nel 2020

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4 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. finche i sindacati sono al soldo dei padroni sarà sempre così anche peggio…42 anni di contributo e non puoi andare in pensione ma stiamo scherzando????? non credo sei sicuro???

  2. È assurdo che con 61 anni di età e 42 anni di lavoro non si può andare in pensione. Abbiamo DIritto alla pensione! Dopo 42 anni di lavoro, se non possiamo andare in pensione, dovrebbero restituirci quelli che abbiamo versato! Ci pensiamo noi a pagarci la nostra pensione!

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