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Paura dei trattamenti al viso. Lettera di un’estetista

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Gentile Direttore,
scrivo questa lettera nella speranza di riuscire a sollevare una qualche riflessione nelle istituzioni, e non solo locali. Quanto sto per scrivere è una situazione conosciuta e rischiosa, risaputa non solo nel settore, ma pare che tutti restino in silenzio per timore di ulteriori chiusure.
Sono un’estetista, amo il mio lavoro e mi ritengo fortunata in questo periodo ad averne ancora uno, visto quello che sta accadendo al Paese. Mi ritengo una privilegiata ad andare ancora a lavorare al mattino, questo finché eravamo in zona arancione. E’ un mestiere per cui ho frequentato una scuola professionale, con uno stipendio che per carità non supera mai i 1.200 euro al mese ma che è pur sempre un’entrata. Le estetiste infatti sono inquadrate nel settore dell’artigianato, non certo tra quelli meglio remunerati ma, come dicevo, è pur sempre un’entrata e oggi più di qualsiasi altro periodo mi sento felice di averla ancora. La nostra Costituzione garantisce il diritto al lavoro ma oggi l’emergenza coronavirus ha stravolto anche questo ed è proprio a causa dell’emergenza sanitaria che, mi sento di dire, il nostro mestiere per certi versi è il più esposto e rischioso di tanti altri.
Mi spiego meglio.

Con la zona rossa tutti i centri estetici hanno chiuso, ma poi con il ritorno del Veneto in zona arancione si riaprirà e c’è un aspetto del nostro mestiere che mi preoccupa e, non mi vergogno a dirlo, spaventa.
Ricorderà che nel periodo invernale, sempre in zona arancione, i centri estetici lavoravano se pur nelle misure anticovid. E proprio qui sta il punto. Perché per alcune attività, per alcuni servizi che offriamo, che tutti i centri estetici offrono, le precauzioni non esistono, semplicemente non possono esserci.
Mi riferisco a tutti i trattamenti viso, quelli per cui la cliente è necessariamente senza la mascherina e la distanza tra chi lavora e chi riceve il servizio è ovviamente minima. Senza contare che le stanze in cui si lavora nei centri estetici sono solitamente di piccole dimensioni, cabine di un paio di metri al massino, dove non è possibile tenere la finestra aperta per non far prendere freddo ai clienti (soprattutto se questi devono anche togliersi degli indumenti per cerette o massaggi).
Dicevo, se per trattamenti come manicure e pedicure sia l’estetista che la cliente indossano la mascherina (e c’è un minimo distanziamento sociale) questo non avviene, ad esempio, durante una pulizia del viso. La cliente è a viso scoperto e per noi è impossibile lavorare con le maschere schermate come facciamo durante la manicure, perché la visuale del viso e delle sue imperfezioni con quel tipo di dispositivo di protezione non è ottimale, così dobbiamo affidarci solo alla Ffp2. Da sottolineare inoltre che in media un trattamento viso non dura quasi mai meno di mezz’ora e una pulizia viso, in media, un’ora.

Quindi, se le disposizioni sanitarie prevedono che per essere a rischio contagio si deve essere entrati a contatto con una persona positiva al Covid a meno di 2 metri di distanza per almeno 15 minuti, noi ogni giorno rischiamo la positività con i trattamenti viso dove l’unica protezione è la mascherina, che però viene indossata solo da noi in un ambiente chiuso e solitamente ristretto. Sappiamo ancora poco di questo virus e delle sue mutazioni, ma quello che conosciamo è la sua viralità, sappiamo che viaggia ad una veloce diffusione di contagio, che ora più che mai dobbiamo riuscire a contenere.
Gentile Direttore, ora che il Veneto va verso la zona arancione io e molte mie colleghe abbiamo paura: non vogliamo smettere di lavorare, non vogliamo stare a casa e non vogliamo esser etichettate come quelle che si lamentano di poter lavorare, ma per logica e ovvio buon senso alcuni trattamenti, come appunto quelli citati per il viso, dovrebbero essere vietati, e da tempo. Invece non è così, tutto è lasciato al buon senso del singolo cliente e come ho potuto vedere in questi mesi di zona arancione appena trascorsi, il buon senso non esiste. Anzi, le dirò di più, a causa dell’obbligo di indossare le mascherine, questi trattamenti sono aumentati: molte clienti che avevano problemi alla pelle hanno notato un peggioramento con i dispositivi di protezione e i trattamenti viso vengono richiesti ancora di più, quando, a mio modesto parere, in alcuni casi e soprattutto in un momento sanitario delicato come questo sarebbe più opportuno rivolgersi ad un dermatologo piuttosto che prenotare una pulizia del viso dall’estetista.

Non entro nel merito delle chiusure delle scuole e delle altre attività, ma ritengo che un trattamento estetico non si possa ritenere un servizio essenziale e che il nostro lavoro sia molto più rischioso di altre situazioni che sono state vietate. Eppure in zona arancione siamo aperti e le pulizie viso vanno alla grande, pur con il rischio di essere veicolo per la diffusione del virus.
Sono una persona che rispetta tutte le misure anticovid, mi igienizzo e lavo spesso le mani, arieggio quando possibile e la mia mascherina è sempre indossata correttamente, coprendo naso e bocca. Ma come in tutti i mestieri e settori, non tutti lavorano con lo stesso rigore e rispetto delle regole.
Non nascondo di avere paura, perché ogni giorno posso trovarmi a fare un trattamento viso ad una cliente per poi scoprire successivamente che era asintomatica e quindi rischiare di ammalarmi e far ammalare la mia famiglia, ma anche semplicemente di esser messa in quarantena. E prima di scoprirlo, nel frattempo, di aver svolto altri trattamenti ad altre clienti che potrebbero poi a loro volta aver portato a spasso il virus.
Spero che l’Italia e l’Europa, il mondo intero, possa al più presto superare questa emergenza sanitaria e spero che
questa mia lettera possa far riflettere chi di dovere, auspicando in misure e restrizioni ragionate e mirate, nella possibilità di lavorare in sicurezza e svolgere servizi in cui è garantito quantomeno il minimo distanziamento e la presenza dei dispositivi di protezione.

Un’estetista molto preoccupata

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