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Veneto arancione da oggi, cosa cambia. Scuole alle prese col nodo key-worker

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Veneto arancione da oggi pur con gran parte delle scuole ancora aperte.
Rt all’ 1,12 attualmente, con la speranza che la furia della terza ondata si assesti e non continui a crescere.
Da oggi bar e ristoranti chiusi, con funzionante solo l’asporto con prenotazione e consumo a domicilio.
Spostamenti solo nel proprio comune mentre a livello centrale si studia un ulteriore giro di vite magari nei week end con lockdown totali.
Un altro tema fondamentale è quello delle scuole, anche per le inevitabili ripercussioni sulle famiglie che significherebbe una nuova chiusura totale.
Il Veneto al momento non ha questo obbligo. Il nuovo Dpcm impone l’obbligo di chiudere gli istituti di ogni ordine e grado con 250 casi positivi su 100 mila abitanti.
La nostra regione attualmente è a 151, neanche vicina al “punto di crisi”. La stessa situazione non si può dire per la situazione generale.
Nove studenti italiani su 10, il 90,1% degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie, nei prossimi giorni rischiano di finire in didattica a distanza, proprio per via del nuovo Dpcm.
Si tratterebbe di 7,6 milioni di ragazzi che resterebbero a casa

in virtù del nuovo provvedimento che prevede scuole chiuse nelle zone rosse e possibilità per i governatori di chiuderle nelle aree con più di 250 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti.
Da oggi, invece, gli studenti certamente in dad sono quasi 6 milioni: 5,7, per la precisione, vale a dire due su tre. E’ quanto afferma Tuttoscuola, che ha effettuato delle proiezioni sui dati della Fondazione Gimbe e che ipotizza un “lockdown formativo” quasi totale.
Veneto, Piemonte, Lazio e Friuli VG potrebbero essere le prossime Regioni a chiudere completamente le scuole, a causa dell’elevato indice di contagi”, scrive Tuttoscuola, secondo cui, complessivamente, in breve tempo 17 regioni su 20 potrebbero essere costrette ad analoghi provvedimenti: le uniche in presenza resterebbero Sicilia, Valle d’Aosta, e Sardegna (che essendo in zona bianca è l’unica che avrà tutti gli studenti in classe).
E se nelle zone rosse le scuole di ogni ordine e grado devono restare chiuse, nella zona arancione valgono le regole della zona gialla, con le superiori in presenza dal 50 al 75 per cento, ma i governatori e i sindaci decidono spesso autonomamente. E chiudono.
Tanto che la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia (M5S) ammonisce: “Il variare del virus ha spinto gli esperti a raccomandare la chiusura di tutte le scuole nelle zone rosse e,

anche se a fatica, lo dobbiamo accettare ma non possiamo accettare che i presidenti di regione abusino della facoltà che gli viene data di chiudere le scuole anche in altre aree. Devono limitarsi a casi estremi”.
Da oggi saranno dunque 5,7 milioni gli studenti che seguiranno le lezioni da casa. Tra questi, ben 200 mila alunni con disabilità, i due terzi del totale, che hanno però la possibilità di stare a scuola, in collegamento on line con i compagni a casa.
Una possibilità che una recente circolare aveva allargato anche ai figli dei cosiddetti key workers, i lavoratori ‘essenziali’, ma oggi – dopo i dubbi sollevati da più parti – su questo aspetto si registra una frenata.
Secondo quanto si è appreso, infatti, la difficoltà di individuare con chiarezza chi rientra nella categoria di ‘key worker’ rischierebbe di mettere alla prova le scuole in giorni ‘caldi’ per la gestione delle nuova fase dell’emergenza, con i casi in aumento e con la preoccupazione legata alle varianti, ed anche di avere effetti discriminatori nei confronti degli studenti, generando possibili disparità di trattamento.
Per questo – sempre da quanto si apprende – saranno necessari “ulteriori approfondimenti”, anche alla luce delle richieste di chiarimento pervenute dalle Regioni.
Resta invece la possibilità,

come detto, di svolgere attività in presenza per i ragazzi con bisogni educativi speciali e con disabilità.
L’ex ministra Lucia Azzolina non usa mezzi termini: “il Ministero dell’Istruzione – dice – ha fatto marcia indietro sui figli dei lavoratori essenziali. Probabilmente su pressione delle Regioni. Oggi è stata scritta e mandata alle scuole una nota in cui si specifica che i figli dei lavoratori essenziali non potranno frequentare le lezioni in presenza, come invece previsto inizialmente. Lo considero un errore”.
Tornando alle proiezioni di Tuttoscuola, se effettivamente saranno 7 milioni e 668mila gli alunni di scuole statali e paritarie costretti nei prossimi giorni a seguire le lezioni a distanza, si tratterebbe di una chiusura di massa che non si verificava dal lockdown del 2020.
Riguarderebbe, in particolare, 3 milioni e 500 mila bambini della scuola dell’infanzia e primaria, un milione e 500mila alunni delle medie e 2 milioni e 600mila studenti delle superiori, tutti impegnati nella dad.
Viceversa, seguirebbero le attività didattiche a scuola solo 838.712 alunni.

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