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Italia Nostra, Sos a Unesco, Venezia muore

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Italia Nostra, Sos a Unesco, Venezia muore
Venezia muore. Questo, in buona sostanza, l’allarmante messaggio che Italia Nostra invia oggi all’Unesco. Grandi navi, turismo opprimente, mancanza di interventi necessari ed esecuzione di interventi per “favorire” qualcuno. Questi gli obiettivi fondamentali dell’allarme di questa mattina.

Venezia soffre il turismo aggressivo, senza freni e spesso ‘mordi e fuggi’, con traffico continuo di grandi navi e milioni di turisti in transito; i progetti di sviluppo di grande impatto e gli interventi non necessari fatti per compiacere qualche archistar.

E poi l’inquinamento, che distrugge l’ambiente e minaccia la salute dei cittadini: “ecco perché Venezia sta morendo, nella miope incuranza delle istituzioni locali e nazionali”.

Questo l’allarme lanciato dall’Associazione Italia Nostra che oggi a Roma ha annunciato di aver chiesto all’Unesco di inserire la città veneta e la sua laguna nella ‘danger list’, la lista dei siti a rischio e bisognosi di massima tutela.

A poche settimane dall’incidente, potenzialmente pericolosissimo, del 2 giugno scorso nel Canale della Giudecca, arriva ora la richiesta di un gesto simbolico che però, secondo la storica associazione, non può più essere rimandato: dal 30 giugno al 10 luglio si svolgerà, quest’anno a Baku, la riunione annuale del World Heritage Committee in cui si delibererà anche su Venezia.

Senza tutela da parte dello Stato, secondo l’Associazione, che già nel 2011 e nel 2012 aveva spedito 3 lettere all’Unesco ottenendo dall’organizzazione internazionale l’invio nel 2015 di una commissione di esperti cui sono seguite alcune raccomandazioni “rispettate solo in parte dall’Italia”, non ha molto senso mantenere Venezia nella World Heritage List.

Le 580 grandi navi che ogni anno entrano ed escono dalla laguna, unite ai milioni di turisti e ai posti letto in continuo aumento (con il proliferare degli alloggi “casalinghi” messi a disposizione dai residenti), per l’Associazione rendono ormai la situazione insostenibile per la città.

Proprio per questo, oltre a chiedere l’iscrizione nella ‘danger list’, Italia Nostra ha presentato anche un contro dossier di 80 pagine per sottolineare da un lato le omissioni contenute nei rapporti che il Comune di Venezia ha presentato nel 2018 all’Unesco, dall’altro per invitare gli esperti dell’organizzazione a analizzare con più attenzione la reale condizione in cui si trova la città con la sua laguna.

Dopo le raccomandazioni espresse dall’Unesco nella Decision 40 Com 7B.52 del 2016, il Comune di Venezia aveva inviato una prima relazione in cui dichiarava i passi in avanti fatti, documento grazie al quale aveva ottenuto una proroga di due anni per raggiungere i risultati sperati.

La proroga scadrebbe il prossimo luglio, ma secondo Italia Nostra a Baku l’Unesco concederà un ulteriore allungamento dei tempi di un anno, almeno a giudicare dalla bozza della Draft Decision 43.Com.7B che verrà presentata in quella sede in cui si ritiene soddisfacente l’attività svolta fino a questo momento dal Comune (e descritta nell’ultima relazione del 2018 dell’amministrazione comunale).

“Se questa è la tutela dell’Unesco, allora meglio non essere tutelati”, dice Mariarita Signorini, Presidente Italia Nostra, “noi vogliamo le grandi navi fuori non solo dal Canale della Giudecca, ma da tutta la laguna”.

“Confutiamo i report del Comune di Venezia, perché in realtà non esiste nessun vero progetto per la città: all’Unesco non sanno che il percorso alternativo per le navi da crociera a Marghera è stato già cancellato dall’attuale Governo, né che stanno nascendo nuovi alberghi e che la città è la più inquinata d’Italia, con il rischio che la morfologia della laguna e il suo ecosistema spariscano per sempre”, aggiunge Lidia Fersuoch, Presidente Italia Nostra Venezia, “quello che chiediamo nell’immediato è l’installazione di filtri nei camini delle navi e l’uso di carburanti diversi”.

“Poi che ci siano tempi certi per prendere delle decisioni, attraverso un dibattito pubblico. Vorremmo che venisse presa in considerazione l’opzione zero che noi proponiamo: ossia riconvertire la marittima a una portualità compatibile con la delicatezza della laguna”, conclude la Presidente Italia Nostra Venezia.

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