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Ex Ospedale Al Mare, Italia Nostra presenta ricorso contro abbattimento padiglioni

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Italia Nostra presenta un ricorso contro le demolizioni di 5 padiglioni dell’Ospedale a mare, non stancandosi mai di sostenere che la conservazione del nostro patrimonio culturale è possibile conciliando le istanze della tutela e del riutilizzo, attraverso il restauro e la scelta di destinazioni d’uso compatibili e utili alla collettività.
Ciò può avvenire senza demolire brani di un testo architettonico e urbano che sarà definitivamente compromesso e negato, nella sua peculiare organicità, alle future generazioni.

“La notizia che il 24 giugno 2020 la Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale del MiBACT (COREPACU) ha autorizzato Cassa Depositi e Prestiti (proprietaria del complesso) a demolire ben 5 edifici vincolati dell’ex Ospedale al Mare al Lido di Venezia ci ha lasciato interdetti.
Gli edifici di cui è stata autorizzata la demolizione sono i seguenti: Padiglione Vicenza, Padiglione Verona, Padiglione Venezia, Padiglione Belluno e Padiglione Orfani di Guerra.
Si tratta di edifici dichiarati tutti di interesse culturale con decreto del 20 maggio 2008 dell’allora Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici Ugo Soragni.
L’atto (l’autorizzazione alla demolizione) appare oltremodo grave perché tale decreto espressamente accerta come “La singolare struttura a padiglioni dell’Ospedale al Mare, come sopra descritta, si ritiene di estremo interesse nel suo insieme in quanto complesso di immobili nato con precisa finalità di servizio sanitario pubblico, che vede al suo interno interessanti esempi di architettura del primo novecento”.
Si capisce benissimo come la distruzione di ben 5 Padiglioni altererebbe irrimediabilmente il “complesso monumentale” sotto il profilo architettonico e paesaggistico e la percezione visiva che di esso hanno le persone.
Recentemente Italia Nostra ha effettuato l’accesso agli atti per ottenere

il documento nella sua integrità. Dall’analisi di esso sono emersi innumerevoli e gravi motivi di illegittimità:
1) violazione del principio dell’irrilevanza dello stato di conservazione degli immobili sul regime di tutela (se un bene culturale è fatiscente va restaurato e non demolito!)
2) eccesso di potere per aver fatto riferimento alle autorizzazioni alla demolizione rilasciate nel 2011 dalla ex Soprintendente Renata Codello in sede di conferenza di servizi per la realizzazione del Nuovo Palazzo del Cinema; tali autorizzazioni non erano riferite ai Padiglioni in oggetto ma ad edifici minori e quasi tutti abusivi. Non avrebbe mai consentito, l’arch. Codello, il falso storico della trasformazione della pianta dell’Ospedale al Mare dalla forma a “U” ad una artificiosa e nuova forma a “L”, visto che la relazione storico-artistica su cui si è basato il vincolo del 2008, e che aveva riconosciuto il valore del bene nel suo complesso, era stata firmata proprio da lei!
3) eccesso di potere in quanto la Soprintendenza di Venezia, che ha rilasciato il parere istruttorio, ha preso in considerazione anche i “limiti finanziari” dell’intera operazione immobiliare, compito che non compete al Ministero per i beni culturali, che si deve attenere a valutazioni inerenti al solo valore culturale del bene in esame (discrezionalità tecnica);
4) violazione delle norme sull’alienazione dei beni del demanio culturale: nel 2013, quando il MIBACT (ben conscio del pessimo stato di conservazione di tutti i Padiglioni!) ha autorizzato la vendita dell’Ospedale al Mare dal Comune di Venezia a Cassa Depositi e Prestiti, ha dato il termine massimo di quattro anni per il recupero e la riqualificazione dell’intero complesso. Ora l’acquirente, ben lungi dall’aver rispettato quel termine, chiede l’autorizzazione ad abbattere gli edifici che non ha saputo conservare. Se questo comportamento dovesse essere consentito, si introdurrebbe nell’ordinamento giuridico il principio aberrante che al privato proprietario di un bene culturale basta far trascorrere il tempo e lasciare andare il bene in malora, affinché i suoi obblighi conservativi vengano meno.

Infine, durante la seduta del 28 maggio 2020 la Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale (che, lo ricordiamo, è composta da tutti i Soprintendenti del Veneto) ha ascoltato le motivazioni a favore della demolizione direttamente da parte dei rappresentanti di CDP, mentre non ha accolto analoga richiesta formulata da Italia Nostra, violando il principio del contraddittorio e integrando un comportamento di vera e propria “slealtà amministrativa”.
Per tutti questi motivi Italia Nostra il 19 dicembre scorso ha presentato ricorso al TAR del Veneto.




Alcune notizie sui Padiglioni da abbattere:
1) i Padiglioni Verona e Vicenza sono estremamente rilevanti per la storia delle istituzioni collettive sanitarie, in quanto furono i primi realizzati anche con finanziamenti privati (in cambio il reparto veniva intitolato alla città di provenienza e veniva riservato un numero di posti letto); il Padiglione Verona fu anche il primo ad ospitare tubercolotici di ogni età; per cinquant’anni, infatti, l’ospizio marino era stato adibito esclusivamente alla cura dei bambini e l’introduzione degli adulti segnò la sua definitiva trasformazione da ospizio in ospedale;
2) il Padiglione Orfani di Guerra (1933) ha una caratteristica forma a “L” con due spettacolari loggiati ai piani secondo e terzo chiusi da una balaustra che non hanno similitudini in altre parti del complesso monumentale.
3) il Padiglione Venezia, realizzato tra il 1923 e il 1924 su progetto dell’ingegner Antonio Spandri, è una delle costruzioni che meglio hanno conservato le loro caratteristiche architettoniche rispetto all’originaria realizzazione”.

Il consiglio direttivo della Sezione di Venezia di Italia Nostra

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3 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Interessi privati che fanno sopruso degli interessi pubblici, escamotage, temporeggiamenti, mancato rispetto delle volontà dei donatori e dell’originaria destinazione d’uso (sanitario), intenzione di mettere mano (chiamandola “riordino”) anche all’arenile (magari riempiendo di ombrelloni fissi, aree delimitate sottratte al pubblico, ad uso esclusivo dei clienti del futuro albergo), probabile “urbanizzazione” di dune dell’area verde adiacente alla spiaggia, che a mio avviso andrebbe invece messa sotto tutela come riserva naturale, al pari di San Nicolò.
    Questo è il mio parere su quanto sta accadendo, con l’incomprensibile assenso di certe istituzioni.
    La cosa più inaccettabile è che dei cittadini abbiano donato dei soldi per creare strutture sanitarie (che lo Stato evidentemente non finanziava) con l’intento (sarebbe da appurare se pure col vincolo perenne!) che esse rimanessero destinate a tale uso, e che ora le istituzioni ne acconsentano la dismissione (anziché il recupero) “tradendo” la volontà dei benefattori e vendendole a privati per fare l’ennesimo albergo, con il devastante impatto che questo avrà (e bisogna farlo presente) nella zona di San Nicolò, con traffico, negozi, nuove strade, affollamento dei locali vicini che ora rappresentano una delle poche oasi di pace immerse nella natura selvaggia a Venezia…!
    Sconcerta vedere che solo Italia Nostra e pochi altri (oltre al sottoscritto che aveva anche recentemente proposto, in occasione della pandemia, anche il recupero della struttura ospedaliera anche realizzando reparti di rianimazione e reparti dedicati al Covid) si siano battute con azioni amministrative e legali contro questa “infamia”.
    Il buon senso dice che quando c’è una pandemia con centinaia di morti, sono stati tagliati 37 miliardi di euro in 10 anni alla sanità, si rischia di non trovare posti letto in rianimazione o per il ricovero, si rinviando persino interventi chirurgici e terapie oncologiche, si debbano costruire ospedali per i cittadini e non alberghi per far soldi, ancor più quando il turismo è al collasso…!
    Ma forse ero illuso di vivere in uno stato dei diritti e del buon senso…
    Prof. Fabio Mozzatto
    Venezia.

  2. Siete ridicoli !!! Da ex dipendete vi dico che ho il sospetto che dietro ci sia qualcosa di veramente squallido , mi spiace che Italia Nostra si sporchi con queste cose .

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