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Costa Concordia, a che punto siamo 5 anni dopo?

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Costa Concordia, a che punto siamo 5 anni dopo?

In questa rassegna segnaliamo gli articoli più belli degli altri giornali, scritti meglio, o semplicemente che ci piacciono di più.
Oggi vi raccomandiamo: “Concordia 5 anni dopo” del Corriere della Sera in edicola questa mattina, a firma di Marco Imarisio.
Il bravo giornalista affronta l’argomento raccontandone a 360°, non trascurando la domanda “Che fine hanno fatto?” – troppo spesso dimenticata – che riferisce a che punto stanno i personaggi coinvolti nella vicenda.

Concordia 5 anni dopo di Marco Imarisio

Infine non resterà che il ricordo. La Costa Concordia rimarrà sempre quella balena d’acciaio spiaggiata davanti a una delle coste più belle dell’arcipelago toscano, che fin dal mattino del 14 gennaio 2012 divenne facile metafora di un Paese arenato e depresso, vittima consenziente dei propri vizi endemici, incarnati dal comandante della nave, che con un impasto di imperizia e negligenza causò il naufragio e la morte di 32 turisti. Erano i giorni peggiori della crisi economica, lacrime e sangue, lo spread sempre più alto e il nostro morale a terra. Quell’immagine divenne una parte per il tutto, la conferma di uno stereotipo. Spaghetti, mandolino e Schettino.

Sono passati cinque anni. L’ex comandante Francesco Schettino attende il giudizio definitivo della Cassazione dopo la condanna a 16 anni di reclusione. Ha sempre alternato vittimismo e complottismo, ormai ossidato nel ruolo mediatico del cattivo guascone che ha contribuito a creare. Il capitano Gregorio De Falco, l’autore di quel «salga a bordo, c…» che insieme alla mobilitazione dei gigliesi in soccorso dei naufraghi fu l’unico balsamo sull’amor proprio nazionale, ha lasciato ogni ruolo operativo in Marina, vivendo la promozione a capo dell’Ufficio studi come il classico espediente utile ad allontanare e oscurare un personaggio divenuto troppo ingombrante. La bella Domnica Cemortan, che conobbe una breve stagione da femme fatale capace di distrarre Schettino dai suoi doveri, è tornata in Moldova. Spende la sua immeritata popolarità nel ruolo di attivista dei diritti civili, promuovendo iniziative e campagne contro la violenza sulle donne.

Ma i destini individuali sono dettagli, note a margine di una storia giunta al suo termine. All’epoca fu senz’altro ingiusto fare di quel disastro la cartolina dell’Italia. Ma lo sforzo per venirne fuori, per cancellare dalla vista quello scempio fu davvero collettivo. Il raddrizzamento e il risollevamento della nave servirono anche a rimettere al suo posto l’orgoglio ferito. Il relitto arrivò a Genova il 27 luglio del 2014. Da allora non ha fatto altro che svanire, oltre 50 mila tonnellate di acciaio e altri materiali rimossi e riciclati. Le operazioni … (il seguito sul Corriere della Sera)

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