Antonino Pulvirenti, il suo vice Pablo Cosentino e l’ex direttore sportivo del Catania Daniele Delli Carri, arrestati dalla Polizia di Stato nell’inchiesta su presunte gare comprate. La notizia esplode all’alba.
Poche le informazioni a supporto: ci sarebbero cinque gare del Catania al centro di un’inchiesta su presunte partite ‘comprate’ dalla società etnea per evitare la retrocessione della squadra dalla Serie B. Al momento non ci sono altri indagati (né giocatori né dirigenti) di altri club.
Antonino Pulvirenti, Cosentino e Delli Carri sono gli unici tre indagati.
Poi, piano piano, nel corso della giornata, arrivano altri dettagli.
Tutto è partito da una minaccia di morte: due proiettili calibro 9 e due fotografie — una del presidente del Catania Pulvirenti e dell’amministratore delegato Cosentino, l’altra di 11 giocatori della squadra — arrivate in sede del Catania Calcio. Era il 12 gennaio scorso.
A marzo, dopo l’ennesima sconfitta, scritte intimidatorie comparvero sui muri della città. È esattamente in quel punto, pensano inquirenti e investigatori, che succede qualcosa.
Antonino Pulvirenti, presidente del Catania, potrebbe aver messo in piedi un’associazione a delinquere per comprare le partite e salvare il Catania dalla retrocessione in Lega Pro. Per paura di disordini, in buona sostanza.
Fatto sta che i risultati cominciano ad arrivare: dal 2 aprile la squadra conquista quattro vittorie consecutive con un’ultima quinta sfumata all’ultimo minuto.
L’accusa? Quelle vittorie non sono state conquistate sul campo, ma comprate grazie a «mazzette» che sarebbero andate ad alcuni giocatori delle squadre avversarie.
Il sistema funziona. Intercettazioni telefoniche da parte dei poliziotti della Digos su ordine della Procura di Catania avrebbero scoperto la volontà di continuare su quella strada: «Se non ci pensiamo noi ‘sti cinque partite eravamo retrocessi veramente…», con il presidente che avrebbe detto ad un suo interlocutore che: «vincerà il prossimo campionato, in quanto ha inquadrato come funziona».
Il sistema, se le accuse verranno provate, è semplice e geniale allo stesso tempo: in vista di ogni incontro venivano individuati due o tre calciatori della squadra avversaria disposti a vendere la propria prestazione; e una volta assicuratasi la vittoria del Catania, gli organizzatori recuperavano i soldi spesi scommettendo sul risultato acquisito illegalmente.
Gli interessati smentiscono l’impianto accusatorio, però.
“Abbiamo la massima fiducia nella magistratura catanese – afferma l’avvocato del presidente Pulvirenti, il professore Giovanni Grasso – il presidente è certo di poter dimostrare la sua totale estraneità ai fatti. Il presidente – annuncia il legale – intende prendere delle decisioni immediate sul suo ruolo nella Società Calcio Catania spa, al fine di potersi difendere con la massima serenità e di salvaguardare gli interessi della società sportiva”.
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Redazione
24/06/2015
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