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Catania calcio, arresti e società nella bufera

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Catania calcio, arresti all’alba e una pesante nuova ombra sul club etneo.
Non è – purtroppo – una novità. Da qualche anno a questa parte appena i campionati finiscono ne cominciano altri, meno sportivi e più giudiziari.
Quest’anno non fa differenza, e chi aveva capito che il calcio italiano avrebbe vissuto un’altra estate ‘calda’, ci ha visto giusto.
Per restare alle ultime settimane, non bastavano le decine di arresti e i nuovi indagati nell’inchiesta sulle partite truccate in Lega Pro, Serie D ed Eccellenza, non bastava la promozione in B del Teramo (che già si è visto affibbiare 4 punti di penalità per l’anno venturo), oggi un’altra tempesta si è abbattuta sul calcio made in Italy.
Catania calcio all’alba di oggi si è vista visitata dalle forze dell’ordine per un’importante operazione che ha portato a sette ordinanze di custodia cautelare, tra le quali spicca quella del presidente del club etneo, Antonino Pulvirenti.
Insomma, il ‘calcio malato’ per l’ennesima volta sale in testa alla hit parade dell’estate e ora il procuratore federale Stefano Palazzi avrà un gran daffare tra Catanzaro, Cremona e pure Catania.
Mentre l’inchiesta al Nord è alle battute finali (stanno per arrivare le richieste di rinvio a giudizio del pm Roberto di Martino), quella al Sud è in piena evoluzione, tanto che c’è già chi ipotizza lo slittamento dei calendari, dalla B alla D.

Intanto Palazzi ha chiesto alla Procura etnea gli atti dell’inchiesta e ha aperto il procedimento sul caso Catania: per il processo i tempi dovranno essere stretti.
Puntuale come l’anticiclone africano, quando arrivano maggio e giugno ecco spuntare fuori la solita bufera sul calcio, un tormentone giudiziario che dai tempi di Trinca e Cruciani (1980) si ripete periodicamente, puntualmente, “patologica conseguenza del tramonto della vecchia innocente schedina, soppiantata ormai da scommesse sulle singole partite e addirittura sugli eventi all’interno delle singole partite”, come ha ben sintetizzato il Pm di Catanzaro, Elio Romano, titolare dell’inchiesta ‘dirty soccer’.
Mentre il suo collega di Cremona, Roberto Di Martino, ne sta portando avanti un’altra ormai da quattro anni.
Tra presidenti corrotti, manager malleabili, bande di zingari e giocatori coinvolti, che la truffa o la frode sportiva servano per salvare la squadra dalla retrocessione o per realizzare ingenti vincite con le scommesse poco importa.
Resta la cronaca nera in salsa sportiva che mai come quest’anno è infarcita di nefandezze e misfatti, come anche il fallimento del Parma certifica.
A questo punto si pone il problema dei calendari, con l’ennesima estate rovente tra processi sportivi (da concludere entro agosto), problemi finanziari che potrebbero portare all’esclusione di altre squadre e ripescaggi: non è escluso quindi che l’inizio dei campionati possa slittare.
“E’ una vergogna, è imbarazzante, certo non c’è mai limite al peggio”, ha commentato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, davanti all’ennesima bufera del pallone che però, a detta del presidente della Lega di Serie B Andrea Abodi “non rischia di invalidare il campionato cadetto.
Per definizione la responsabilità è individuale, quindi “risponde chi paga”.
“Assicuro che la Lega che rappresento, come è già successo nell’ambito del procedimento penale attivato dalla Procura di Cremona, non darà tregua ai responsabili di queste nefandezze”. Magari non finisce così, perché se la giustizia sportiva seguirà la giurisprudenza in materia di illeciti, a farne le spese saranno anche e soprattutto le società che avevano in casa i tesserati colpevoli di aver favorito le combine.
Con buona pace dei calendari e degli organici.

♦ leggi anche: Conte e calcioscommesse, o “assolto” subito o dimissioni da CT della Nazionale

23/06/2015

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