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L’ultimo Dpcm di Conte: ancora stop spostamenti, spiraglio per cinema e palestre

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L’ultimo Dpcm di Conte prospetterà ancora lo stop agli spostamenti ma c’è una forte richiesta perché recuperi cinema e palestre.
L’ultimo decreto del Governo Conte vedrà la luce tra qualche ora, e poi ci sarà una nuova fase che i territori intendono avviare con il futuro premier, in vista del prossimo Dpcm che dovrebbe entrare in vigore dal 6 marzo.
Il divieto di mobilità – diciamolo subito – tra le Regioni, potrebbe essere prorogato con il plauso dei governatori già nelle prossime ore almeno per qualche altra settimana, grazie ad un nuovo dl che potrebbe approdare nelle prossime ore in un Consiglio dei ministri ad hoc.
Le piste da sci, che sono pronte a partire dal 15 febbraio con ingressi scaglionati, resterebbero quindi limitate al turismo di prossimità e ai proprietari delle seconde case.
Oltre alla proroga dello stop alla mobilità, i territori guardano già comunque oltre la scadenza dell’attuale Dpcm tra una ventina di giorni:
sul nuovo provvedimento, che porterebbe la firma di Mario Draghi, i governatori chiedono di valutare possibili e graduali riaperture come per cinema, palestre e teatri con ingressi contingentati.
“Al nuovo Governo chiederemo un incontro per una discussione a 360 gradi sul nuovo Dpcm, per valutare possibili graduali riaperture nel rispetto di tutti i protocolli di prevenzione”, spiega il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini che si fa portavoce della richiesta di “prorogare il Dl che vieta gli spostamenti”, da avanzare “al ministro Francesco Boccia, oltre che al premier incaricato, Mario Draghi”.
Il limite potrebbe essere protratto al 5 marzo (ultima data in cui l’attuale Dpcm è in vigore), allineando così tutte le scadenze sulle misure restrittive per l‘emergenza Covid.
Ma al momento non si può escludere anche l’ipotesi un provvedimento ponte

più breve e valido soltanto per una decina di giorni, in attesa dell’insediamento della nuova squadra di ministri. Aldilà degli scenari all’orizzonte del prossimo Esecutivo, in queste ore i risultati del prossimo report dell’Iss – è quasi certo – decreteranno il ritorno di Toscana e Abruzzo alla fascia arancione, che attualmente è già assegnata a Umbria e Sicilia. Quest’ultima però, aspira a breve ad un allentamento delle misure: “chiederemo al governo non solo l’introduzione della zona gialla, mi piacerebbe se il ministro ci autorizzasse a consentire ai ristoratori e a chi somministra cibo di potere tenere aperti i locali per questo fine settimana fino alle 22, in occasione della festa di San Valentino”, annuncia il Presidente della Regione, Nello Musumeci.
Al contrario, il governatore campano, Vincenzo De Luca, chiede “misure straordinarie per questo week end, nel quale avremo il Carnevale e la festa di San Valentino, per contenimento degli assembramenti”.
Un caso a parte è l’Umbria che rischia di diventare rossa, mentre potrebbero aumentare le ‘mini zone rosse’, disposte per contenere il dilagare di nuovi diversi ceppi del virus, soprattutto dopo il caso del cluster della variante inglese emerso da alcuni dei 59 tamponi positivi rilevati in due scuole, materna ed elementare, nella zona di Bollate, nel Milanese.
In una bimba di Trieste che manifestava una elevata carica virale, è stata invece riscontrata un’altra mutazione del Covid già rilevata su diversi adulti negli Stati Uniti e in Scozia.
Anche il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie aggiorna la mappa delle zone a rischio nel Vecchio Continente: il Friuli Venezia-Giulia esce, ma Trento e Umbria si aggiungono a Bolzano come aree ad alta incidenza dei contagi Covid.
Secondo questo monitoraggio internazionale, la Val d’Aosta è invece considerata arancione.
Sul fronte delle prossime scadenze, il prossimo 15 febbraio segna la riapertura delle piste da sci con un contingentamento degli ingressi al 30% della capienza possibile e con gli ingressi a bordo delle cabine al 50%: partiranno per prime Piemonte e Lombardia, a cui seguiranno Trentino e Veneto.
Visto il blocco tra le Regioni, le prenotazioni per la settimana bianca riguarderanno solo i cittadini all’interno dei territori o al massimo i proprietari delle seconde case.
Per questo il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, aveva lanciato durante il vertice con le Regioni, ma finora senza alcun esito, l’idea di concedere la possibilità di raggiungere gli impianti da qualsiasi punto del Paese in zona gialla almeno a chi è provvisto di prenotazione di skipass.
Altre misure arrivano anche per il prossimo Festival di Sanremo in programma dal 2 al 6 marzo, stavolta per i curiosi all’esterno della kermesse: il Comitato per la Sicurezza pubblica riunito ad Imperia ha deciso il divieto di sosta per i pedoni nei pressi dell’Ariston e attorno agli alberghi per evitare assembramenti.

Intanto il Covid in Italia non decide di regredire più di tanto.
È infatti sostanzialmente immobile la situazione dell’epidemia di Covid-19 in Italia.
Da settimane la curva disegnata dai dati relativi ai nuovi casi si è appiattita e arrivano dalle province gli unici segnali che potrebbero annunciare un cambiamento, purtroppo con una tendenza alla risalita, secondo il monitoraggio settimanale della fondazione Gimbe.
Emerge poi che l’attuale criterio con cui viene calcolato il tasso di positività di basa su un errore statistico e non riesce di conseguenza a dare un quadro realistico dell’epidemia.
I dati del ministero della Salute indicano che l’incremento dei casi positivi giovedì 11 febbraio 2021 è stato di 15.146, il 17% in più in 24 ore: un numero che non si discosta in modo significativo da quelli registrati nelle ultime tre settimane.
Anche il numero dei decessi è fermo su valori alti: nelle ultime 24 ore l’incremento è stato di 391, pari al 16%.
Continua a non subire variazioni anche il numero dei ricoverati nelle unità di terapia intensiva, che al netto dei 151 nuovi ingressi in 24 ore, rimane a 2.126.
I ricoverati con sintomi sono 18.942 e i casi positivi sono complessivamente 405.019, con una riduzione di 5.092, mentre i guariti o dimessi sono 2.185.655, ossia 19.838 in più in 24 ore.
Fra le regioni

è ancora una volta la Lombardia a registrare il maggiore incremento di nuovi casi in 24 ore, con 2.434, seguita da Campania (1.694), Emilia Romagna (1.345), Lazio (1.271), Toscana (1.248) e Piemonte (1.189).
I 15.146 nuovi casi sono stati individuati grazie a 292.533 tamponi, sia molecolari sia antigenici rapidi, per un tasso di positività che risulta essere del 5,1%, un punto percentuale in più rispetto al giorno precedente. Tuttavia questo calcolo è “fuorviante”, secondo il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).
Contiene infatti, secondo l’esperto, “una dannosa, ma eliminabile fonte di incertezza”. Secondo l’esperto le percentuali andrebbero calcolate separatamente.
Descrive una situazione stabile anche il monitoraggio della Fondazione Gimbe relativo alla settimana che va dal 3 al 9 febbraio: è stazionario il numero dei nuovi contagi da SarsCov2 rispetto alla settimana precedente, con 84.711 rispetto a 84.652.
Andando nel dettaglio, nella settimana scorsa i casi attualmente positivi hanno segnato una leggera riduzione, pari al 5%, (413.967 rispetto a 437.765); lo stesso calo si registrato nel numero delle persone in isolamento domiciliare (392.312 rispetto a 415.234) ed è stata confrontabile (meno 4%) la riduzione nei ricoveri con sintomi (19.512 rispetto a 20.317) e nelle terapie intensive meno 3%, con 2.143 rispetto a 2.214).
Sostanzialmente stabile, anche su numeri elevati, il numero dei decessi, che nell’ultima settimana sono stati 2.658, il 9% in meno. Si tratta di “una calma purtroppo solo apparente”, come rileva la stessa Fondazione.
Il campanello d’allarme è nei dati relativi a 17 province di dieci regioni, nelle quali l’incremento percentuale dei nuovi casi supera il 5%.
Aumenti marcati che, secondo gli esperti potrebbero essere le “spie rosse delle varianti che incombono”.
Per il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, “situazioni molto critiche come quelle dell’Umbria, dove le nuove varianti hanno determinato rapidamente un’impennata dei casi e la saturazione di ospedali e terapie intensive potrebbero improvvisamente esplodere ovunque”.
Ecco perché, rileva, è fondamentale monitorare tutte le spie rosse per attuare tempestive strategie di contenimento.

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