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Terrorismo: playstation sotto accusa

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ragazzi giocano playstation

Playstation strumenti per diffondere il verbo della missione terroristica? E chi ci aveva pensato?
Proprio le chat sulla Playstation, sono andate sotto accusa in poche ore in quanto pare siano state utilizzate per gli attentati di Parigi.
Questo il primo obiettivo di un piano a 360° che vedrà anche la nascita di una super Procura europea antiterrorismo per meglio coordinare gli sforzi dei diversi Paesi.
Tutto ciò, assieme a nuove tecnologie e traduttori per intercettare, sono le richieste emerse al termine del vertice convocato al ministero della Giustizia dal ministro Andrea Orlando, per potenziare l’azione di prevenzione e contrasto al terrorismo, presenti il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, il procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, il pg di Roma Giovanni Salvi, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, il membro nazionale designato di Eurojust Filippo Spiezia.

Occorrono, ha spiegato Orlando, più strumenti per “intercettare alla luce delle nuove tecnologie”, “rafforzare la capacità di capire, con più traduttori” e “maggiore cooperazione tra le Procure con il supporto dell’informatica”.
La rete, ha ricordato, “offre numerose opportunità di comunicazione, nelle indagini antiterrorismo è stato segnalato anche l’uso delle playstation, per questo ogni forma di messaggio va monitorata con nuovi strumenti”.

Ci vogliono, ha aggiunto, più tecnici e più “mediatori culturali all’interno delle carceri, per impedire quelle forme di radicalizzazione che in altri Paesi si sono sviluppate proprio in quel contesto”.
In proposito c’è una serie di carceri ‘attenzionati’: Gela, Rossano, Padova, Brescia, Secondigliano, Agrigento.
E circa 3mila detenuti monitorati per segnalazioni di comportamenti sospetti.
Attualmente si stima che siano 160 gli iman attivi negli istituti di pena.

Durante il vertice è stata ribadita l’importanza di eliminare il reato di immigrazione clandestina. Ciò, ha spiegato Roberti, “per aiutare le indagini sulla tratta con cui si finanzia il terrorismo. Infatti – ha spiegato – potendo interrogare i soggetti migranti, senza la veste di indagati, ma come vittime, avremmo informazioni per lavorare più efficacemente sulla
tratta”.

Sul tema si è registrato solo pochi giorni fa uno scontro tra Orlando ed il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
Il Guardasigilli aveva caldeggiato l’inserimento nella legge delega sulle depenalizzazioni dell’abrogazione del reato di immigrazione clandestina. Ma Alfano si era opposto.

Altra misura su cui punta l’Italia è la costituzione di una Procura europea antiterrorismo. “Dobbiamo denunciare – ha detto Orlando – che a livello europeo un salto di qualità” sulle indagini sul terrorismo internazionale “non c’è ancora stato. La risposta dell’Europa in termini di cooperazione giudiziaria non è all’altezza della sfida che dobbiamo affrontare”. Il ministro
ha quindi aggiunto che “la risposta si è orientata al rafforzamento di polizia piuttosto che giurisdizionale. Nessuno mette in discussione questa esigenza, che però è insufficiente.
Avere un soggetto in grado di indagare sui flussi finanziari, con un punto di vista diverso da quello nazionale, sarebbe utile. Ma diffidenze e gelosie nazionali sono ancora molto forti”.

Mario Nascimbeni
27/11/2015

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