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Natale a numero chiuso e senza sci: le prime vacanze Covid della nostra storia

Vacanze sulla neve proibite (ma in Svizzera si scia già), cenoni anti assembramenti, spostamenti vietati: il primo Natale della nostra storia

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Natale a numero chiuso, niente amici e pochi e stretti parenti. Niente vacanze di Natale sulla neve e ragazzi – fin dove possibile – a scuola regolarmente come niente fosse. Sono le nostre prime vacanze invernali Covid della nostra storia con l’Unione Europea che tenta di codificare a livello centrale le ristrettezze.
Un accordo a livello europeo che standardizzi le misure restrittive che scatteranno con le vacanze di Natale e Capodanno, il tentativo di riaprire le scuole coinvolgendo i sindaci delle grandi città prima di Natale nella prima data utile e l’ulteriore stretta sugli spostamenti tra il 24 dicembre e il 6 gennaio, con il divieto di feste e appuntamenti di piazza, cenone a numero chiuso coprifuoco per tutto il periodo e valido anche per le messe, con una possibile deroga per la sera della Vigilia.
Le scelte sono tese ad evitare gli errori fatti in estate e affinché i risultati non siano vanificati dalle scelte degli altri paesi, in particolare

quelle relative allo sci visto che il governo ha ribadito il no alla riapertura degli impianti e una decisione in senso contrario da parte di altre nazioni rappresenterebbe un ulteriore colpo ad un’economia già al tappeto.
Di un “coordinamento europeo” sulle misure hanno parlato lo stesso Conte e il presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen in una telefonata nella quale, dice il premier, c’è stato un “ottimo scambio di vedute” su questo e altri temi.
Se da questo si arrivi poi ad un risultato concreto è tutto da vedere anche se una sponda è arrivata dal presidente francese Emmanuel Macron che ha definito “impossibile” immaginare l’apertura di funivie e seggiovie per le feste.
All’intesa europea, condivisa sia dal leader del Pd Nicola Zingaretti sia dal leader dell’opposizione Matteo Salvini, crede anche la Germania.
“Preferirei che ci fosse un unico accordo: nessun impianto di risalita aperto ovunque e vacanze ovunque – dice il ministro-presidente della Baviera Markus Soeder – Se vogliamo mantenere aperte le frontiere, abbiamo bisogno anche di un chiaro accordo sullo sci”.
Di tutt’altro avviso è invece il ministro del turismo di Vienna

Elisabeth Koestinger. “Non posso condividere l’iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale” poiché “i nostri operatori si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza”.
In caso Bruxelles dovesse imporre lo stop, è quindi la conclusione di Vienna, sia l’Ue a ristorare un settore che dà lavoro a 700mila persone. Un tema questo che sarà sicuramente sul tavolo. Anche perché, alla luce delle scelte di Italia e Francia è possibile che si arrivi comunque ad una decisione comune – Svizzera esclusa per il momento visto che ha già aperto gli impianti – puntando ad un’apertura nel mese di gennaio e salvando così almeno parte della stagione.
In attesa di capire se si arriverà davvero a qualcosa di concreto ci sono due obiettivi: far respirare l’economia nelle settimane che precedono il Natale ed evitare spostamenti di massa nei giorni delle feste vere e proprie.
C’è poi una parte del governo, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in testa con l’appoggio di Conte, che vorrebbe consentire ai ragazzi di tornare a scuola in presenza già prima

di Natale.
Forte dell’appoggio degli scienziati: anche dagli ultimi dati a disposizione la scuola, dice il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, contribuisce “in modo assolutamente marginale alla curva di trasmissione” del virus. Per questo il ministro ha convocato i sindaci delle dieci città metropolitane, che da sole rappresentano un terzo della popolazione italiana, 21 milioni di persone. L’obiettivo è “fare squadra” per riportare i ragazzi in aula e affrontare insieme il problema principale che ha costretto alla chiusura delle scuole, quello del trasporto pubblico. Per la prima volta ha aperto alla possibilità anche il ministro della Salute Roberto Speranza.
“Faremo il possibile per riaprire. La scuola è e resta una priorità“.
Quanto agli spostamenti, è probabile che i provvedimenti per il periodo tra Natale e Capodanno arrivino con un secondo Dpcm a ridosso della vigilia. Ma la linea prevalente è quella dell’area rigorista del governo, supportata da tecnici e scienziati: evitare che ci si possa spostare liberamente tra le Regioni.
Dunque maggiori vincoli anche per quelle in zona gialla.
“Bisogna evitare gli spostamenti non strettamente necessari, ridurre il più possibile le relazioni con le altre persone se queste non sono indispensabili e restare a casa ogni volta che è possibile” ripete il ministro della Salute Roberto Speranza.
Posizione supportata dai tecnici: gli “spostamenti illimitati per Natale” sono un “rischio per la diffusione dell’infezione” conferma il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. Possibile dunque che si arrivi ad una via di mezzo che non inibisca completamente la mobilità ma consenta solo di raggiungere parenti stretti e congiunti.

(foto di archivio: luminarie a san marco dicembre 2015 / credits: lavocedivenezia.it / articolo: Natale a numero chiuso e senza sci: le prime vacanze Covid della nostra storia / cat.: covid, natale, vacanze, dpcm / 08/12/2020)

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