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OSS, obbligo di vaccinazione nelle RSA? Prima dignità e salario adeguato

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E’ partita la gran cassa mediatica con il bombardamento giornalistico sugli effetti positivi, sul ruolo sociale e collettivo delle Rsa, sulle OSS che per mantenere il posto di lavoro si devono vaccinare , già il primo caso in RSA in provincia di Vicenza.
Ci chiediamo:
VI RICORDATE DELLE OSS e delle Rsa solo ora? Gli operatori socio sanitari OSS , a fronte di molte perplessità, mancanze di risposte di certezze, perché mai dovrebbero fare le “cavie”, per senso di responsabilità collettiva?? responsabilità a gettone peraltro.
Ricordiamo a tutti alcuni passaggi fondamentali:

le RSA in questi anni sono passati da struttura di degenza e socio-residenziale a strutture sanitarie con al centro la figura fondamentale delle OSS, operatrici socio sanitarie .
Da dicembre 2017, DM del 22.12.2017 noto come Decreto Lorenzin, la professione dell’operatore socio-sanitario, l’ O.s.s., rientra tra quelle dell’area sanitaria e viene parificata a quelle di sociologi ed assistenti ed educatori sociali.
Non si tratta, a scanso di equivoci, di un vero e proprio infermiere, in quanto il Decreto legge creava ambiguità e contraddizioni; “Area socio-sanitaria” non vuol dire professione sanitaria, per la quale è necessaria una Laurea ( 3-5 o 6 anni), titolo abilitante e iscrizione ad un Albo/ Ordine professionale.
Le uniche nuove professioni sanitarie previste dal DDL Lorenzin sono state le osteopati e chiropratici ma con l’obbligo di conseguire la Laurea Triennale, mentre tra le mansioni dell’Oss c’è quella dell’assistenza di base.
La sua attività è, piuttosto, quella di figura armoniosa e di sostegno a quella medico-infermieristica.
L’operatore socio-sanitario, infatti, può:

aiutare i pazienti non autosufficienti nelle loro attività quotidiane;
fare delle piccole medicazioni;
servire da supporto nell’assunzione delle terapie orali, quindi medicine, ma non fare iniezioni e soprattutto cambiare dosi e frequenza nelle somministrazioni ;
prevenire le ulcere da decubito;
rilevare i parametri vitali;
sbrigare delle pratiche burocratiche;
svolgere attività di sterilizzazione, sanitizzazione e sanificazione.

Arrivati ai compiti/doveri però, nel decreto si darebbe per scontato che nelle Rsa si applichi un contratto nazionale sanitario, cosa che non è, e la ministra dell’epoca dubitiamo fortemente che NON LO SAPESSE e quindi Facciamo sommessamente notare che nelle strutture Rsa (quasi tutte) non viene applicato il contratto sanitario (pubblico o privato), ma solo dei “contratti minori ”, da CCNL Cooperative sociali a CCNL Agidae , CCNL Anaste , CCNL Aris, CCNL Aiop, CCNL Aias , CCNL Anfass , CCNL Don Gnocchi, CCNL Uneba ecc, contratti che hanno al centro il “risparmio” salariale, dove gli operatori, pur se FONDAMENTALI, sono autentici soggetti di serie b o c, spesso indifesi di fronte a tracotanza e arroganza di chi si atteggia da COLOSSO SENZA CUORE.
Strano che poi nelle varie pubblicità, si atteggino ad anime buone, a IMPEGNO SOCIALE e con le braccia aperte per i poveri anziani , soprattutto se soggetti deboli.
Purtroppo NON E’ COSI! Senza polemica , ma se non si trattano bene i propri dipendenti, automaticamente è da escludere il “miracolo” di avere anima e cuore per i degenti, non siamo ai “barbatrucchi”.

A fronte di ciò, MOLTE MANSIONI, IL RUOLO DI ARMONIOSA COLLABORAZIONE CON INFERMIERI ECC, SALARIO NON ADEGUATO ALLE MANSIONI, siamo arrivati addirittura alle minacce : “l’articolo 2087 del codice civile obbliga il datore di lavoro ad adottare tutte le misure suggerite da scienza ed esperienza, necessarie per garantire la sicurezza fisica e psichica delle persone che lavorano in azienda.
Se il rifiuto della vaccinazione metterà a rischio la salute di altre persone, questo rifiuto costituirà un impedimento oggettivo alla prosecuzione del rapporto di lavoro”.
VERGOGNA! Ecco la minaccia di politici, anche di sindacalisti, e di giuristi come il dottor Ichino, ( il quale pare goda esser sempre in prima fila quando si tratta di voler licenziare i lavoratori).




Addirittura secondo l’ex magistrato Guariniello, “Attualmente non è possibile costringere un lavoratore a sottoporsi a vaccinazione, ma se non lo fa va può essere destinato ad altra mansione”.
E ancora minacce: “Se l’infermiere della Rsa non si vaccina, non sarà più idoneo”….. evidentemente i dipendenti delle Rsa devono essere proprio antipatici, visto che sono il bersaglio primario di questi “TAGLIATORI DI TESTE” SOPRAFFINE.
Il riferimento è all’art. 279 del Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro. Dal momento in cui il vaccino è a disposizione e il lavoratore lo rifiuta, la norma impone al datore di lavoro “l’allontanamento temporaneo del lavoratore in caso di inidoneità alla mansione su indicazione del medico competente”. Se la ricollocazione non è compatibile con l’assetto organizzativo “si rischia la rescissione del rapporto di lavoro”.
Il datore di lavoro, lo dice il testo Unico sulla sicurezza, in sede di valutazione dei rischi, dovrà quindi prendere in considerazione ogni informazione disponibile sull’agente biologico e predisporre le misure più idonee a contenere il rischio secondo la normativa vigente, l’esperienza e la tecnica.

Un ruolo centrale assume a tal riguardo la sorveglianza sanitaria, necessaria per i lavoratori esposti all’agente biologico. Compete al medico competente indicare al datore di lavoro le misure specifiche da adottare. Tra queste compare anche la messa a disposizione di vaccini efficaci (art. 279 T.U.), relativamente ai quali i lavoratori hanno peraltro diritto ad essere informati sui “vantaggi ed inconvenienti della vaccinazione e della non vaccinazione”.
MA a questo punto, si deve pure assumerne le conseguenze perché già la Costituzione all’articolo 32 prevede un bilanciamento fra il diritto alla salute individuale e la tutela della salute pubblica, e se la si supera, ci si assume la responsabilità del fatto.
L’obbligo vaccinale può essere imposto da una legge (o un decreto legge se c’è l’urgenza), qualora sia comprovata l’esigenza di far prevalere l’interesse pubblico su quello individuale, per ridurre il contagio, ma ovviamente non è possibile che contemporaneamente all’ obbligo vaccinale, si faccia firmare al dipendente la manleva (scarico di responsabilità ) PER EVENTUALI problemi collaterali.
Come dire, botte piena e moglie ubriaca, non è possibile.




Se si obbliga la vaccinazione, il datore di lavoro e nella fattispecie il direttore della struttura e il suo AD si assumono qualsiasi responsabilità per eventuali danni futuri. Altrimenti tutti i discorsi prima dei vari ICHINO E GUARINIELLO decadono automaticamente.
Pertanto le cose chiare e nette sono:
le RSA non possono esser trattate come strutture ospedaliere solo quando fa comodo , invocando il senso di responsabilità, il valore collettivo della loro opera, ma poi lo stato se ne frega dei contratti applicati dentro di esse, contratti ovviamente al forte ribasso salariale, con forti pressioni in tema di turni e di riposi. Ricordiamolo pure al presidente del Consiglio, che non ha emanato alcun vantaggio tramite i suo innumerevoli dpcm verso gli operatori delle RSA, nessuno… altro che angeli, fantasmi in RSA !
E se lo stato vuol fare lo STATO, si assuma anch’ esso le sue responsabilità.

Per evitare dubbi ed incertezze interpretative, e dunque per evitare di scaricare la responsabilità sulle imprese, è altresì opportuno che il legislatore, laddove decida di sancire un qualche obbligo di vaccinazione (auspicabilmente proseguendo nel dialogo con le parti sociali avviato sin dal primo momento e proficuamente condotto durante tutta la gestione della crisi pandemica), determini con chiarezza, oltre ai presupposti e all’ambito di applicazione, anche le ragioni che giustificano un rifiuto di sottoporsi a vaccinazione (sulla scorta dell’orientamento che ammette siffatta possibilità in presenza di specifiche e certificate motivazioni mediche che rendano la vaccinazione sconsigliata o pericolosa per la salute: ad es. T.A.R. L’Aquila, Abruzzo, sez. I, 12/03/2020, n.107; Cassazione civile sez. II, 26/06/2006, n.14747.




In conclusione , prima di parlare di vaccinazione delle OSS nelle RSA, chiediamo DIGNITA’ E SALARIO ADEGUATO ALLE MANSIONI, altro che licenziamenti e ricatti!
Prima si risolvano questi nodi , poi discuteremo di altro , con la piena tutela dei diritti dell’individuo a non assumersi rischi collaterali mascherati da dovere collettivo e sociale ( termini peraltro tragicomici in bocca a quei politici e massmediologi che hanno contributo direttamente o col silenzio al disastroso sciacallaggio della sanità pubblica negli ultimi 30 anni).
NOI CI SIAMO, SEMPRE A DIFESA DELLE OSS.
Pescopagano Sandro
COBAS NORDEST
(difesalavoratorinordest@gmail.com)

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