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Mamma con due figli a carico sospesa dal lavoro perché non può vaccinarsi. Lettere

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Caro Direttore,
mi presento sono la Signora (omissis) di 54 anni, sono separata da quasi venti anni e con due figli a carico, entrambi senza reddito.

Devo dire con molta soddisfazione che sono stata sempre, grazie alla mia voglia di lavorare una donna autonoma e indipendente, una donna che ha affrontato mille difficolta e non solo familiari ma anche lavorativo (mobbing), ma che comunque si è fatta sempre rispettare.

Purtroppo da anni mio malgrado soffro di una malattia che mi ha portato a qualche limitazione, una malattia che molto spesso non viene ritenuta come tale, “ Sono Ipocondriaca” al tal punto che non posso più guidare, stare in luoghi affollati e soprattutto non prendo medicinali ed altro ancora. Un incubo mi creda.

Ed arriviamo al punto, sono vent’anni che l’unico medicinale che prendo è la tachipirina e anche quest’ultima quando la prendo mi provoca attacchi di panico.
La mia paura nasce esattamente all’età di 15 anni, quando dopo un episodio di ematuria nelle urine mi chiesero di sottopormi ad un urografia con mezzo di contrasto.
Grazie all’incompetenza di certi medici diciamo che me la sono vista brutta, nonostante avessi i primi sintomi di allergia al mezzo di contrasto continuarono a insufflarmelo e da lì seguì l’inferno.
Diciamo che mi presero per i capelli dopo giorni di ricovero e cortisone ect.

Purtroppo da allora si sono ripresentate piccole allergie guarite in breve termine, ma che mi hanno lasciato una ferita permanente quella dell’ipocondria…., non ultimo qualche anno fa mi comparse un orticaria per il corpo, qualcosa che non sto nemmeno qui a descrivere per 7 mesi la mattina mi alzavo come un mostro.. altre volte un occhio o un orecchio o altra parte del corpo gonfio ….
Dopo essere stata da svariati medici e aver speso svariati soldi la diagnosi finale è stata “Orticaria Idiopatica di origine sconosciuta”.

Mi scuso di essere stata cosi prolissa, ma questa breve storia della mia vita che breve purtroppo non lo è stata con tutto il suo bagaglio emozionale mi porta meglio a descrivere quello che è la mia situazione attuale.

Il 1 Aprile 2021, mi cade il mondo addosso con l’entrata in vigore del decreto 44: Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da COVID-19.

Io lavoro da 20 anni in un centro di Riabilitazione, sono impiegata amministrativa e mi occupo del front office, dietro un vetro altro 2 metri e assolutamente non a contatto con i pazienti, ciò nonostante mi hanno considerato alla stregua di un operatore sanitario.

Da quel giorno e anche prima è cominciato il mio calvario dove il mio datore di lavoro mi ha pressato, parola molto generica rispetto alla realtà di minacce e mobbing perché dovevo vaccinarmi.

Adesso mettetevi nella mia posizione e cercate di capire il mio stato d’animo, cioè combattere tra due fuochi: da una parte la responsabilità della mia famiglia, e dall’altra le mie paure i miei mostri che non sono mai riuscita a combattere e che crescono nonostante svariate sedute dai psicologi e altro che mi proponevano solo alternativa di cura con i farmaci.
Ma ditemi voi come posso curare una paura ai farmaci con i farmaci…

Ritorniamo alla situazione attuale, la procedura prevedeva che il datore di lavoro dovesse comunicare e solo quello senza distinzione, l’elenco dei lavoratori presenti nel centro senza distinguere i vaccinati dai non , ma questo non accade nel mio centro siamo stati sospesi esattamente 4 giorni dopo l’entrata in vigore del decreto.

Il mio datore di lavoro infrangendo quello che era la mia privacy, ha mandato l’elenco dei non vaccinati nome e cognome al medico competente e il medico competente senza nessun riguardo alcuno sulla privacy ci ha interrogati alla presenza della figlia del titolare ed altre persone che non conoscevamo nemmeno, anche se noi abbiamo invitato quest’ultimi ad uscire, ma senza risultato.

Dopo la visita del medico competente (ci ha chiesto solo se volevamo o no vaccinarci, quando gli abbiamo chiesto delle spiegazioni sulla sicurezza del vaccino si è arrabbiata e ci ha mandato via) ci hanno notificato la non abilità al lavoro al lavoro secondo il decreto 44 senza la comunicazione da parte della Asl, ovviamente e inutile dire senza retribuzione.

E’ mai possibile che dopo 20 anni di fedele lavoro, lavorando anche nel momento più pericoloso con le opportune precauzioni, ora non si consideri la situazione di disagio o di ingiustizia in cui stiamo vivendo?

Oltretutto siamo stati discriminati all’interno stesso del lavoro perché la maggior parte delle persone che si erano vaccinate – e aggiungo per le minacce ricevute e non per convinzione – dopo la diffusione della notizia grazie sempre al nostro datore di lavoro con ci trattavano come alieni o quasi untori.

Io non ho altre entrate per soddisfare il fabbisogno quotidiano dei miei figli se non la mia famiglia che conoscendo le mie paure e avemdo vissuto con me momenti di terrore mi supportano, ma la mia dignità?

La mia denuncia adesso in questo periodo storico è quella della spersonalizzazione del lavoro.
Dietro ogni lavoro c’è un lavoratore , ce una persona non un numero: veniamo trattati come muli, bastonati e ricattati soggiogati e derisi.
Il lavoratore è solo perché combatte contro il datore di lavoro che gli impone trattamenti e comportamenti quasi schiavizzanti, e contro colleghi che non vanno condannati perché proprio a causa dei datori di lavoro che invece di creare pari opportunità e quindi produrre meglio ci aizzano uno contro l’altro e noi cadiamo nella sua rete….
E adesso ci negano anche la Libertà di scelta di come vogliamo morire: inocularsi o morire di fame.

Io non voglio entrare nel merito se è giusto o meno vaccinarsi, non ho le competenze per farlo.
Ne sento milioni di medici ed ognuno dice la propria verità…. io ascolto quello che sento dentro, ascolto le mie paure, le mie angosce i miei mille perchè.
E come se dicessi ad un malato oncologico devi per forza operarti, ma ti dico che le tue probabiltà sono 95% muori il 5% puoi forse guarire la scelta spetta solo e soltanto a lui: non puoi obbligarlo.
Puoi cercare di persuaderlo ma non obbligarlo.
Poi le mie scelte diciamo che non sono scelte sono condizionate dalla mia malattia.

Sono mesi ormai – da Aprile – che vivo in una situazione di angoscia perenne, devo stare ad aspettare un verdetto di una condanna senza aver mai commesso un reato, devo elemosinare per i miei figli quando ho dato sempre tutto per il mio lavoro e ho sempre lavorato a testa alta e con orgoglio.

A questo punto devo fare dei ringraziamenti in primis al mio datore di lavoro che dopo 20 anni di rispetto e duro e sottolineo duro lavoro non ha esitato a buttarci fuori senza nemmeno cercare di trovare una soluzione o un accordo o quantomeno aspettare il giusto procedimento: ci ha messo alla porta.
Quando poi è stato lui a metterci a rischio sapendo che altri avevano il covid e avvisandoci solo dopo le cose avvenute. Lui adesso vuole parlare di legalità, ma ne avrei di cose da dire…

Vorrei ringraziare lo stato che ci ha messo in un situazione di discriminazione.
Volete l’obbligo? Obbligatelo per legge con tutte le conseguenze…

Devo ringraziare il mio presidente della regione De Luca, io che sono stata fin dall’inizio una sua devota elettrice perché lo credevo una persona leale e rispettosa verso i suoi simili, ma come può essere una persona leale e rispettosa se continua a chiamare imbecilli ignoranti ed altro che non mi va nemmeno di pronunciare persone che non la pensano come lui??

Questa è dittatura, non ho altro termine per chiamare questa situazione.
Tu, De Luca mi stai diffamando e voglio ringraziare la magistratura che svolge il suo lavoro seguendo la corrente: nel momento in cui non ti sei vaccinato sei colpevole, qualunque cosa abbia fatto il tuo datore di lavoro hai torto.
Tu magistratura, che dovresti essere super partes e difendere almeno le procedure che la legge stessa impone, invece ci tratti come dei delinquenti.
Ecco come mi sono sentita davanti al giudice che ha deciso la mia causa: una delinquente di chissà quale reato.

E voglio ringraziare il Sindacato che ha giurato fedeltà hai lavoratori.
Il lavoro è la dignità dell’uomo e voi la dovreste tutelare indipendentemente dal resto.

Adesso come adesso posso ringraziare solo i miei figli e la mia famiglia che nonostante tutto mi sostengono anche se qualcuno non è d’accordo con le mie opinioni ma rispettano le mie paure.

Confido in Lei se può pubblicare anche modificando questa lettera per far capire a questa società che ci sono persone che soffrono di certe scelte e che se oggi tocca a me fare delle scelte imposte domani potrebbe toccare a loro di essere.

Grazie

lettera firmata

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