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Incendio a Marghera, video-cronaca di un disastro che non è catastrofe per un soffio

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Sono le 10.15, è l’ora della paura.
Una prima esplosione, un boato avvolto da una nuvola di fumo nero come la pece. Siamo a Porto Marghera, nella sede della 3V Sigma di via Malcontenta, azienda specializzata nella produzione di prodotti chimici avanzati. A prendere fuoco un serbatoio di meta-toluidina da mille metri cubi, forse durante alcuni lavori di saldatura.

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E’ una colonna densa che sale ad oltre 20 metri d’altezza e dalla zona industriale arriva sulla laguna, ben presto visibile anche dal centro storico veneziano.

Un vasto incendio che distrugge gran parte dell’azienda che occupa un’area di 12mila metri quadrati e dove all’interno, in quel momento, si trovano operai al lavoro. Si sentono diverse esplosioni e sul posto arrivano i vigili del fuoco e le ambulanze, la protezione civile e le forze dell’ordine, ma la situazione è complicata.

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Le fiamme, altissime, propagano velocemente sull’area industriale e all’interno si segnalano dei feriti. Protezione Civile e Comune diramano il codice rosso: chiudersi in casa e mettere degli stracci umidi alle finestre. La paura è quella di un allarme chimico, l’allarmismo che corre sui social e messaggi è quello di una nube tossica.

Il fumo denso attira l’attenzione dei veneziani preoccupati, usciti in strada per osservare e riprendere il rogo, soprattutto a Marghera. Da Mestre, Venezia e altre zone della provincia si corre a chiudersi in casa e si resta alla finestra a monitorare la situazione, segnalando in varie zone, anche del centro storico, un forte odore acre nell’aria.

L’incendio propaga e due operai vengono investiti dalle fiamme. La situazione è caotica e circola anche la notizia di una vittima, che sarà poi smentita. I due operai feriti sono un uomo di nazionalità indiana e uno di nazionalità romena, entrambi residenti a Terni. Uno dei due viene soccorso da un conoscente e trasportato in macchina, un altro in elisoccorso. Vengono portati nei centri grandi ustioni di Padova e Verona, uno di loro è in gravissime condizioni, entrambi in prognosi riservata. Altri lavoratori vengono curati per possibile intossicazione.

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La macchina dei soccorsi è imponente, in particolare quella dei vigili del fuoco che arrivano con squadre da Mestre, Mira, San Donà e subito dopo dai comandi limitrofi con oltre 30 automezzi e 90 operatori per fronteggiare l’incendio che ha coinvolto gran parte dell’azienda. Intervengono 8 squadre a terra dei Vigili del fuoco e il nucleo nbcr (Nucleare Biologico Chimico Radiologico). Scatta il piano di emergenza esterno per la possibile dispersione nell’ambiente di sostanze chimiche.

Le operazioni vengono coadiuvate dal comandante dei vigili del fuoco Giovanni di Iorio. Fin da subito viene applicato il piano provinciale emergenza esterno per incidenti rilevanti, che ha previsto la chiusura delle strade attorno lo stabilimento. L’azieda si trova a poca distanza dal punto in cui si incrociano via Fratelli Bandiera, la strada regionale 11 e via Malcontenta. Per garantire la sicurezza degli operatori viene anche bloccata la viabilità per un raggio di 1,5 chilometri e tutti gli operai evacuati in tutta la zona, anche dagli stabilimenti attorno. Una parte di loro però si trova bloccata, con le strade chiuse dalle pattuglie, e scatta il “fuggi-fuggi” con molti che si rifugiano nel centro commerciale Panorama.

Verso le 11 la nube di fumo nera arriva a Venezia, nella zona tra Piazzale Roma e Santa Marta creando un po’ di allarmismo. In quel momento è ancora in corso la protesta dei lavoratori del settore dello spettacolo e della cultura davanti l’Inps di Piazzale Roma che ben presto si scioglie per i timori di avere la nube velenosa sopra la testa. Un cielo nero che si estende velocemente a causa del vento sopra campo Santo Stefano e in Canal Grande, arriva in Piazza San Marco e in Bacino dove viaggia in direzione del Lido di Venezia.

E’ una coltre nera, meno densa di quando è partita da Marghera, ma che un po’ alla volta divora l’azzurro e copre un cielo terso fino a poco prima.

Per l’emergenza Veritas blocca i suoi dipendenti e sospende tutti i servizi di igiene urbana nel territorio comunale. Si muove anche Actv, informando che la linea 2 sarà deviata per rio della Scomenzera in entrambe le direzioni, saltano le fermate di Tronchetto per non andare incontro alla nube, e così la linea da Sacca Fisola va direttamente a Piazzale Roma.

Verso le 12.30 il sindaco Brugnaro twitta: “In corso #incendio in un’industria chimica di #PortoMarghera. Sul posto Arpav e numerose squadre dei Vigili del Fuoco da tutto il Veneto che stanno contenendo l’incendio. In attesa dei dati sulle sostanze, in via precauzionale, invito tutti a rimanere a casa e chiudere le finestre”. E da lì a poco, anche il ponte della Libertà viene chiuso e il traffico bloccato in via precauzionale.

L’incendio è domato dopo circa tre ore e verso le 14 si annuncia il cessato allarme, anche se proseguono le operazioni di spegnimento degli ultimi focolai e la messa in sicurezza degli impianti. Cambia la direzione del vento e un forte acquazzone colpisce la città, ripulendo l’aria. Si procede con i sopralluoghi e partono le verifiche per determinare le cause dell’innesco. Le operazioni di soccorso vanno avanti per tutto il giorno e la notte.

L’Arpa indaga per verificare le sostanze bruciate e le ricadute sull’ambiente, si parla di acetone ma per il momento non vi sono conferme. Indagini aperte anche per il Nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco. Il sostituto procuratore di Venezia, Paola Tonini, apre un’inchiesta sul caso.

In serata arriva l’invito del Comune di Venezia alla cittadinanza di non raccogliere ortaggi o frutta nei territori di Marghera e Mestre dopo un confronto con il Dipartimento di Prevenzione – Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’Ulss 3 Serenissima. Vien da sé che gli alimenti potrebbero aver assorbito sostanze velenose per la salute.

Un disastro annunciano, accusano i sindacati. Era il 26 giugno 2019 quando la Femca Cisl Venezia lamentava per l’ennesima volta le condizioni di lavoro a cui erano sottoposti i dipendenti di 3V Sigma Spa, denunciando proprio le condizioni di sicurezza sulle quali era necessario investire.

Giorgia Pradolin

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