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Coronavirus nel Veneziano: 49 morti in tre giorni. Variante inglese: 4 casi in Veneto

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Coronavirus nel Veneziano: 49 morti in tre giorni.
Le vittime segnano cifre altissime (25 nel giorno della vigilia, 16 nel giorno di Natale, 8 nel giorno di Santo Stefano) facendo sfondare la quota 1000 morti a Venezia e provincia.
I deceduti di questa pandemia infatti oggi sono 1014 nel Veneziano. Vittime – non sarà ricordato mai abbastanza – che se ne vanno senza che l’affetto più prossimo possa stargli vicino o tenerlo per mano. I parenti, infatti, nel momento più difficile, staranno a casa a piangere aspettando la telefonata.
Il numero dei nuovi casi si impenna ancora una volta: un trend che segue quello regionale che ha visto di nuovo il Veneto prima regione per contagi nelle ultime 24 ore.
Venezia e provincia hanno registrato 644 nuovi contagi il giorno 26.
Gli attualmente positivi nel Veneziano sono oggi 11.734.
La nuova variante del virus “inglese”, intanto, sarebbe stata scoperta in Veneto in 4 pazienti.
Il nuovo filone è ancora tutto da approfondire. Proviene da mutazione del virus originale ed ha una velocità di diffusione estremamente più facile.
Le segnalazioni di questa che è stata definita la ‘variante inglese’ del Sars-CoV-2 stanno aumentando in tutta Italia.
Essa produce – secondo quanto si sa in questo momento – un effetto di maggior contagiosità ma non aumentata letalità, e sarebbe comunque

coperta dal vaccino.
Sei casi sono stati scoperti a Napoli, su viaggiatori di ritorno da Londra, quattro in Veneto, due in Lombardia, un secondo caso è stato isolato in Puglia e uno nella provincia di Chieti.
I sei casi rilevati a Napoli sono stati riscontrati dai ricercatori del gruppo di sequenziamento genomico coordinato da Davide Cacchiarelli presso l’istituto Telethon di Genetica e Medicina di Pozzuoli (Tigem).
I sei tamponi provenivano da viaggiatori di ritorno da Londra, controllati nei giorni scorsi nell’aeroporto di Capodichino prima della sospensione dei voli dal Regno Unito.
I ricercatori hanno determinato la sequenza completa del genoma virale in 115 tamponi positivi eseguiti negli ultimi mesi in Campania dall’Istituto Zooprofilattico.
La scoperta di queste ore è però quella che, otre i sei casi ‘inglesi’, nei restanti campioni analizzati sono state identificate otto diverse varianti, tutte appartenenti al “tipo B”, largamente diffuse in Europa.
In Veneto erano stati individuati 5 campioni di pazienti che avevano un collegamento con il Regno Unito, sospetti quindi di essere portatori di questa variante: di questi, 3 sono risultati positivi alla variante, due a Treviso, uno a Vicenza. I tre casi sono stati scoperti alla vigilia di Natale.
Un altro caso ad Arsago Seprio, paese di 5.000 abitanti in provincia di Varese, di un dipendente di una compagnia aerea proveniente dal Regno Unito. È isolato e non ha avuto contatti con altre persone, riferisce il sindaco Fabio Montagnoli.
Ma il Veneto è alle prese anche con due varianti identificate al momento solo in Veneto,

delle 8 che circolano in regione.
A novembre, spiega Antonia Ricci, direttrice dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie, “avevamo individuato 37 virus circolati in Veneto; tra questi 8 varianti del Sars-Cov-2, non ancora la variante inglese, e però due varianti non ancora trovate nel resto d’Italia. Dovremo approfondire meglio queste varianti territoriali”.
In Lombardia i primi due casi di variante inglese appartengono a due cittadini italiani atterrati a Malpensa nei giorni scorsi – esattamente il 23 e il 24 dicembre -. I due eventi sono tra loro indipendenti e non sono, in alcun modo, relativi a un focolaio, fa sapere la direzione della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia, dove sono state effettuate le analisi nei laboratori di Virologia Molecolare.
Tutti dettagli che pesano sulla lettura della curva epidemiologica e sulle future analisi dei tamponi. “D’ora in poi la risposta diagnostica che saremo tenuti a dare a una persona che effettua il tampone non sarà solamente se è presente o no il SARS-CoV-2, ma di quale variante si tratta”, afferma Andrea Ballabio, direttore del Tigem e coordinatore del progetto di ricerca sul Covid19 finanziato dalla Regione Campania.
“A livello dei casi, in Italia avevamo avuto – spiega

il matematico Giovanni Sebastiani dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac) – il picco a metà novembre e quello dei decessi 15 giorni dopo circa. L’appiattimento dei casi è iniziato il 10 dicembre circa e mi aspetto lo stesso per quello dei decessi a partire da questi giorni, come confermato anche tramite un opportuno modello matematico. Se così non fosse, questo potrebbe essere determinato da più fattori, non ultima la variante inglese che potrebbe aver colpito i più giovani ma non le fasce più deboli, che incidono sui decessi”.
Sono “giorni ancora critici per quanto riguarda i decessi per Covid-19 in Italia, dopo la discesa sotto i 500 al giorno in media entro Natale come previsto, mi aspetto ora un appiattimento della curva e la prossima settimana sarà da osservare con attenzione”.

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