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Cgil denuncia: “Ulss 3 Serenissima compra spazi sui giornali per screditare, denunceremo a Corte Conti”

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Com'è possibile che il ginecologo di Dolo esercitasse da anni senza titoli?

Lettere al giornale.

Vertenza sale operatorie: la salute è zero, l’immagine è tutto. Avvisi a pagamento sui giornali per dire l’ovvio e screditare le organizzazioni sindacali.

Davvero preoccupante che la Direzione dell’Ulss 3 compri pagine dei giornali con soldi pubblici per intervenire sulla vertenza delle sale operatorie di Mestre screditando le organizzazioni sindacali.

Probabilmente ritengono più importante l’immagine dell’Azienda rispetto alla salute dei cittadini ed alle condizioni di lavoro del personale.

Presenteremo un esposto alla corte dei conti e denunceremo per condotta antisindacale la Direzione perché riteniamo grave che si possano usare i soldi dei cittadini per ledere l’immagine del sindacato.

L’azienda richiama il senso di responsabilità dei lavoratori in occasione del mancato presidio di venerdì scorso. Si dimentica che lo stesso senso di responsabilità lo hanno mostrato le sigle sindacali il 2 dicembre, data originaria del presidio comunicata con largo anticipo, quando, preso atto della incapacità dell’Ulss di posticipare le sedute operatorie, hanno deciso di spostare assemblea e mobilitazione al 6 dicembre.

Questo a tutela dei pazienti, nonostante il contratto integrativo desse torto all’Azienda e ci fossero state tutte le condizioni per denunciare il caso al giudice del lavoro.

La Direzione, inoltre, spende risorse della collettività per dire una cosa ovvia e che sosteniamo dall’inizio della vertenza: le sale operatorie funzionano grazie alla professionalità, senso di responsabilità e la buona volontà dei lavoratori e non per i meriti di un’Azienda che si sveglia a fine novembre quando le criticità erano le erano state segnalate nove mesi prima.

Nove mesi di vertenza, iniziata lo scorso marzo con una comunicazione sottoscritta dai lavoratori che segnalavano turni massacranti, disorganizzazione, liste operatorie fuori controllo, emergenza organici.

Come Cgil abbiamo subito compreso le difficoltà rappresentateci dal personale e dal marzo scorso abbiamo svolto sei assemblee unitarie nelle quali qualsiasi decisione è stata assunta con voto palese dei lavoratori per avere il mandato sulle azioni da portare avanti. Sempre nello stesso periodo si sono svolti ben dieci incontri tra sigle sindacali e direzione aziendale, durante i quali quest’ultima ha solamente continuato con le promesse ed i rinvii non rispettando un accordo sulla vertenza siglato il 31 maggio.

Questo accordo prevedeva entro il 30 settembre la copertura immediata del turnover, l’inserimento di personale aggiuntivo e l’attivazione della squadra trasporti. Tutti punti disattesi.

La Direzione ha riconosciuto solo dopo ben nove mesi la carenza di organico pubblicando un avviso di mobilità interna scaduto a fine novembre e del quale non conosciamo gli esiti.

A fronte dei mancati impegni della direzione veniva convocata da Cgil, Cisl e Uil una ulteriore assemblea il 28 novembre nella quale, sempre con votazione palese, i lavoratori decidevano per la mobilitazione con presidio il 6 dicembre davanti all’Ospedale.

A questo punto qualcosa si rompe. Giovedì 5, dopo un incontro “tecnico” con la Direzione un gruppo di lavoratori sceglie di firmare una lettera dove ritengono inopportuno il presidio. Come Cgil prendiamo atto della espressione di un minoranza di lavoratori e manteniamo l’assemblea convocata il 6 mattina, perché si decida insieme e legittimamente come proseguire: si chiama democrazia di mandato. Al termine dell’assemblea si è deciso di dare ulteriore credito all’azienda dando come termine ultimo il prossimo 15 gennaio.

Qualche sindacato invece ha un’idea diversa di democrazia di mandato e, molto in sintonia con la Direzione, invece di partecipare all’assemblea decide di non metterci la faccia sfilandosi dal confronto. Questo ha ovviamente creato solo confusione tra i lavoratori che continuano ad operare tutt’oggi a ritmi insostenibili.

Ricordiamo che nelle sale operatorie l’attività, dal 2013 al 2018, è aumentata del 45% passando in questo periodo da 12.254 a 22.542 interventi ed il personale non è aumentato, anzi diminuito perché neanche il turnover è garantito se non dopo mesi, infatti a tutt’oggi non risultano sostituite nemmeno maternità e malattie lunghe e mancano le sei unità extra turnover promesse. Sui circa 90 tempi pieni un aumento di quasi il 10% del personale dimostra che le sale operatorie sono garantite sotto organico: manca un lavoratore ogni 10 senza contare chi usufruisce della L. 104 e senza contare che nessuno si ammali.

Ovvio che ammettere anche queste lacune significherebbe, per la Direzione, confermare come non adeguata la propria gestione e che le convenga quindi ripararsi ringraziando i lavoratori che subiscono in prima persona le ricadute di questa incapacità.

Probabilmente sfugge, alla Direzione, la delicatezza del servizio: nelle sale operatorie non si producono bulloni, si curano persone in situazioni di emergenza ed urgenza, dove spesso arrivano persone tra la vita e la morte. Va anche evidenziato come questo servizio è punto di riferimento provinciale, e non può essere gestito come una catena di montaggio.

Questa Azienda ha bisogno di una guida che la faccia funzionare e concretizzi gli impegni presi al tavolo di trattativa in tempi ragionevoli, non di una direzione invece che perde tempo in inaugurazioni, ovvie dichiarazioni a pagamento e che reputa il confronto sindacale come routine notarile.

Daniele Giordano, Segretario generale Fp Cgil
Marco Busato Fp Cgil Sanità

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