Parte da Venezia lo scultore Carlo Pecorelli per giungere a Lampedusa, terra di approdi, di nuove partenze e di destini crudeli.
Nelle acque di Lampedusa davanti a quel lato dell’isola protetta quale l’isola dei Conigli, si scorge un manichino di legno circondato da bottiglie di plastica.
Galleggia dolcemente, il mare è piatto e non tira un filo di vento.
A guardarlo bene non è un manichino anonimo, è Greta Thunberg. Queste acque sono spesso menzionate come luogo di naufragio e questo ovviamente non è un vero naufragio.
L’artista usa questa metafora proprio perché ritiene che l’ immagine di Greta sia divenuta oggetto di troppe polemiche e prese di posizione negazioniste, maschiliste e crudeli.
Vorrebbe salvare Greta da tutto il clamore mediatico che rischia di schiacciarla, e quindi sceglie il naufragio a Lampedusa come la morte non certo della sua persona o del movimento da lei creato ma come la fine dell’abuso e della strumentalizzazione della sua immagine.