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Breivik, killer di Utoya che fece strage nel 2011 vince causa sui suoi diritti umani

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Breivik, killer di Utoya che fece strage nel 2011 vince causa sui suoi diritti umani

Era il 22 luglio 2011. Alle 15.25 un’autobomba esplode nel cuore politico di Oslo. Otto vittime, oltre duecento feriti. Due ore dopo, un uomo travestito da poliziotto raggiunge su un traghetto l’isola di Utoya nel lago Tyrifjorden, una quarantina di chilometri a Nord-Ovest di Oslo. Il falso agente armato di pistola e fucile d’assalto è «il crociato Breivik». Sull’isola è in corso come ogni anno il campo estivo dei Giovani laburisti, nei quali Breivik vede la radice del multiculturalismo che corrode la purezza etnica e religiosa dell’Occidente: quella purezza va salvata dall’islamizzazione strisciante, ha scritto nel delirante documento di 1.500 pagine inviato a un migliaio di indirizzi email appena prima della strage.

Anders Behring Breivik, soprannominato poi il killer di Utoya, oggi vince però la sua causa per aver visto «Violati i suoi diritti umani in carcere».

Le autorità norvegesi hanno “violato i diritti umani” del killer di Utoya tenendolo in carcere in regime di isolamento. Poco importa se è un isolamento dorato, in un complesso che comprende tre celle dove l’uomo che ha massacrato a sangue freddo 77 persone può giocare ai videogame, guardare la tv e fare ginnastica.

La sentenza ha scioccato il Paese: il tribunale di Oslo ha dato ragione ad Anders Behring Breivik, in carcere dal 2011, che aveva fatto causa allo Stato norvegese per le sue condizioni di detenzione. Clamorosamente giudicate “disumani e degradanti” dalla corte.

Il 22 luglio del 2011 l’estremista di destra uccise 77 persone: otto con un’autobomba a Oslo, 69 – soprattutto ragazzi – con pistola e fucile d’assalto nel campo estivo dei giovani laburisti, confinati sull’isola di Utoya e senza scampo. La Norvegia restò sconvolta e Breivik fu condannato a 21 anni di carcere per terrorismo e strage, il massimo della pena secondo le leggi del Paese.

In una decisione scritta, la giudice monocratica Helen Andenaes Sekulic ha stabilito oggi che le sue condizioni carcerarie violano l’articolo della Convenzione europea sui diritti umani che proibisce, appunto, trattamenti disumani e degradanti dei detenuti.

In particolare, il tribunale ha condannato il regime di stretto isolamento cui Breivik è stato sottoposto in entrambe le prigioni in cui è stato rinchiuso dal giorno del massacro, e il fatto che non fossero state tenute nella dovuta considerazione le sue condizioni di salute mentale.

Il governo, che aveva respinto le accuse di Breivik tenendo conto dei reati di cui si è macchiato e del rischio che possa fare proseliti in carcere, è stato condannato a pagare le spese legali del terrorista di 331 mila corone (circa 41 mila dollari). La Corte non ha tuttavia riconosciuto le violazioni contro la sua vita privata e familiare, confermando di fatto il controllo della sua corrispondenza.

Breivik, che esibisce il saluto nazista ogni qualvolta viene chiamato in aula, aveva denunciato tra l’altro le frequenti perquisizioni e il fatto di venire ammanettato ogni volta che deve passare dall’una all’altra delle tre celle a sua disposizione. Durante l’udienza di marzo nella prigione di Skien, il condannato si era inoltre lamentato della qualità del cibo e di dover mangiare con posate di plastica.

L’avvocato del governo, Marius Emberland, aveva replicato che “non c’è alcuna prova che il detenuto abbia sofferto di problemi mentali o fisici a causa delle condizioni della prigione in cui è rinchiuso”. Non solo. Il legale aveva ricordato che Breivik ha accesso quotidiano ad uno spazio per fare ginnastica, alla televisione e ad una console per i videogiochi. “Non ha mostrato alcun rimorso, è un uomo pericoloso”, aveva insistito Emberland.

Nella stessa occasione l’estremista dichiarò di voler “lottare fino alla morte per il nazismo” e che solo grazie all’ideologia nazista riusciva a sopravvivere al carcere. “Era meglio spararmi che farmi vivere come un animale”, disse in tribunale. Ma, aggiunse, il Mein Kampf di Adolf Hitler “è l’unica ragione per cui sono in vita oggi”.

Attraverso il suo avvocato, Oystein Storrvik, Breivik si è detto soddisfatto della sentenza. “Ora ci aspettiamo che le autorità carcerarie prendano provvedimenti sull’isolamento e che gli consentano di vedere altra gente”, ha affermato il legale all’Associated Press. “Sono fiducioso sul fatto che Anders non commetterà alcuna violenza in prigione”, ha aggiunto. Mentre l’avvocato del governo si è detto “sorpreso e ovviamente in disaccordo” con la corte, spiegando di voler studiare attentamente il verdetto prima di decidere se presentare ricorso.

Mario Nascimbeni

21/04/2016

(cod oslobre)

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