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E’ stato black friday jihadista. Aggressioni per strada a Londra e in Olanda. Ucciso terrorista

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E' stato black friday jihadista. Aggressioni per strada a Londra e in Olanda. Ucciso terrorista

E’ stato un black friday, ma non quello per cui si guardano volantini e pubblicità dei televisori in offerta. O almeno non solo. A pochi minuti di distanza due attacchi terroristici sconvolgono il mondo. Due “lupi solitari“, uno nel centro di Londra, l’altro nel centro dell’Aja, colpiscono, con le armi che hanno, per uccidere ignare e innocenti persone per strada.

USMAN KHAN ACCOLTELLA PASSANTI SUL LONDON BRIDGE.

Alle 3 di questa notte le autorità inglesi confermano le generalità del terrorista che ha colpito a Londra.
Usman Khan, aveva 28 anni.

Ora ha un nome ed un volto il terrorista che ieri sul London Bridge ha accoltellato innocenti passanti uccidendone due e ferendone altri tre. Nella foto il momento in cui fugge con il coltello in mano fingendo di confondersi tra i passanti in fuga.

Usman Khan è stato poi, a sua volta, ucciso dalla polizia. Le autorità non possono negare che fosse un terrorista questa volta: aveva un braccialetto elettronico della libertà vigilata addosso per motivi analoghi.

Khan era stato rilasciato in libertà condizionata l’anno scorso, dopo aver scontato sei anni per reati di terrorismo.

L’uomo era stato condannato nel 2012 e rilasciato a dicembre 2018 “su licenza”, il che significa che avrebbe dovuto soddisfare determinate condizioni o sarebbe tornato in carcere.
Diversi media britannici hanno riferito, infatti, che indossava un braccialetto elettronico alla caviglia.

Prima dell’attacco Khan stava partecipando a un evento a Londra ospitato da Learning Together, un’organizzazione con sede a Cambridge che lavora nell’istruzione dei carcerati.

E’ stato solo lui a seminare il terrore a Londra venerdì 29 novembre 2019. L’antiterrorismo britannica conferma che la polizia non sta attivamente cercando altri sospetti.

LONDRA, LONDON BRIDGE: L’AZIONE. IL PANICO.

Sono passate le 15 da pochi minuti in Italia, da Londra (BBC) arriva una ‘breaking news’.
“C’è stata una sparatoria sul London Bridge. La polizia ha ucciso un uomo. Persone sono state accoltellate improvvisamente per strada e sono rimaste gravemente ferite”.

Non si capisce molto, ma l’andare dei secondi fa dissipare le nebbie. Ci sono tre feriti, la polizia era sulle tracce di un uomo sui 45-50 anni di carnagione scura.

Un lupo solitario è entrato in azione con un coltellaccio in mano e addosso un finto giubbotto esplosivo a seminare paura e morte tra la folla di London Bridge.

Il bilancio finale è di due persone uccise e 8 feriti, come ha confermato Scotland Yard, attribuendo all’episodio tutti i connotati del “grave atto di terrorismo”, seppure senza sbilanciarsi ancora in serata sulla possibile matrice.

L’incubo è tornato a materializzarsi in un venerdì non qualsiasi, bensì nella frenesia della gente, nel pieno dello shopping del Black Friday, fra residenti, turisti e impiegati di una delle aree più vibranti della capitale del Regno.

Un’area già colpita dal terrorismo nel 2017, l’anno più cruento sull’isola sul fronte dell’allerta terrorismo, quando un micidiale accoltellamento collettivo orchestrato un sabato sera da un terzetto di giovani musulmani radicalizzatisi nei ghetti dell’est londinese sconvolse i britannici e il mondo.

Questa volta, stando alle prime indagini, a scatenare la furia dell’odio è stato invece un singolo individuo, scagliatosi lama alla mano su chi gli è capitato a tiro su quel ponte.

L’allarme è stato dato verso le 14 locali, le 15 in Italia, con l’intervento pressoché istantaneo delle prime pattuglie di agenti, inclusi poliziotti armati, mentre dei coraggiosi passanti si erano già lanciati sull’aggressore per fermarlo.

Le immagini degli immancabili video amatoriali sono poi rimbalzate a raccontare l’orrore in presa diretta: i fendenti, la lotta di alcune persone con l’uomo, l’arrivo dei poliziotti, gli spari, l’assalitore a terra, i proiettili finali quasi come colpi di grazia.

Un’esecuzione, all’apparenza, giustificata però dal minaccioso giubbotto indossato dal killer: qualcosa che aveva tutta l’aria di un gilet esplosivo e che solo dopo i primi accertamenti gli investigatori hanno individuato come fasullo.

“Posso confermare – ha detto Neil Basu, numero 2 di Scotland Yard e responsabile dell’antiterrorismo – che il sospetto è stato centrato da colpi d’arma da fuoco ed è morto sul posto. E che aveva addosso un falso ordigno esplosivo”. “Data la natura dell’incidente siamo in condizione di dichiarare che è stato un incidente terroristico”, ha proseguito Basu, precisando peraltro che le indagini sono in corso e che i detective restano al momento “aperti a tutte le piste” sul movente.

L’alto funzionario ha quindi raggiunto Downing Street per aggiornare personalmente, assieme alla comandante di Scotland Yard, Cressida Dick, il primo ministro Boris Johnson: tornato di corsa nella capitale dopo aver interrotto gli impegni della campagna elettorale in vista del voto del 12 dicembre. Condanna decisa dell’accaduto, le espressioni di vicinanza alle vittime e il rilancio implicito di uno dei refrain programmatici, la promessa di rendere più sicure le strade del Regno dalle violenze dilaganti di accoltellatori e affini per il primo ministro.

Intanto cresceva l’angoscia con il propagarsi delle immagini del panico, del fuggi fuggi collettivo di tutti coloro che hanno vissuto da vicino l’ennesimo attacco random. In una metropoli che nell’area di London Bridge si ritrova venerdì sera blindata dietro transenne e cordoni, con la stazione della metropolitana chiusa, diversi grandi edifici d’uffici evacuati e sbarrati attorno allo svettante profilo dello Shard.

AJA (OLANDA) AGGRESSORE ACCOLTELLA PASSANTI SENZA MOTIVO IN CENTRO

L’attacco al London Bridge ha lasciato dietro di sé due morti più il killer e diversi feriti. Si sta ancora mettendo ordine nelle cose appena avvenute che a twittare un appello ai cittadini è la polizia dell’Aja: “Mettetevi al riparo, c’è un attacco…”.

Anche questa volta si saprà che l’arma è un coltello, anche questa volta in una zona piena di gente e turisti del venerdì sera. Anche in questo caso l’intervento della polizia è stato immediato: la zona è stata chiusa, mentre la gente fuggiva terrorizzata.

Black friday di paura anche in Olanda. Ambulanze ed elicotteri hanno trasformato Grote Marktstraat, la via dello shopping particolarmente affollata nel giorno della corsa agli acquisti, in una strada deserta e blindata.

A terra, davanti al centro commerciale Hutsons Bay, alcuni feriti, soccorsi dalle ambulanze. Immagini immediatamente rilanciate sui social.

Dell’attentatore, al momento si sa poco o nulla. La polizia dà la caccia a un uomo sui 45-50 anni, di carnagione scura, che indossa una tuta da jogging grigia, un giacchetto nero e una sciarpa. E che, secondo alcune testimonianze, avrebbe scelto a caso le sue vittime. Ma dopo l’attacco sembra essere sparito nel nulla.

Un attacco che ha fatto ripiombare l’Aja nella paura, riportando alla mente l’attentato del maggio del 2018, quando gridando Allah Akbar un uomo ha accoltellato tre passanti. In quell’occasione si parlò di uno squilibrato. In questo caso, secondo la polizia, “non è ancora chiaro se si sia trattato di un atto terroristico”.

Il terrorista – o l’aggressore che dir si voglia – è riuscito a fuggire. La polizia olandese ha pubblicato su Twitter un appello in cui chiede informazioni su un uomo di carnagione scura di circa 45-50 anni che indossa una sciarpa e una tuta da jogging grigia, in merito all’attacco con coltello avvenuto all’Aja.

A Londra l’assassino è stato freddato, in Olanda è riuscito a fuggire.
Intanto arrivano notizie sui tre feriti: “Le persone attaccate con un coltello questa sera in una strada del centro dell’Aja in Olanda sono minori”. La conferma arriva dalla polizia su Twitter che precisa di essere “in contatto con le loro famiglie”.

TERRORISTI E LUPI SOLITARI. IL RISIKO DELL’ISIS

Parigi, Londra, Barcellona, Berlino. Il terrorismo che da 5 anni colpisce periodicamente l’Europa ha provocato centinaia di vittime, soprattutto civili: una vera e propria guerra lanciata dalla galassia jihadista contro l’Occidente.

L’attacco al London Bridge, pur senza una matrice ancora nota, è l’ultimo di una lunga serie che ha fatto ripiombare l’Europa nell’incubo del terrorismo islamico, nonostante il colpo inferto all’Isis con l’uccisione di Abu Bakr al Baghdadi.

Proprio il ‘Califfo’, sull’onda delle sue conquiste territoriali in Siria ed in Iraq, nel 2015 avvia un conflitto asimmetrico parallelo anche in Europa, attraverso cellule dormienti.

Il primo bersaglio è un simbolo della satira, che non risparmia niente e nessuno, nemmeno la religione. Il 7 gennaio 2015 due uomini armati assaltano la redazione parigina della rivista Charlie Hebdo, l’attacco uccide 12 persone, tra cui il direttore.
Il giornale era “colpevole” di aver pubblicato poco prima una vignetta di sberleffo su Baghdadi.

Due giorni dopo in un attacco al supermercato ebraico di Porte de Vincennes muoiono 4 persone.
E’ solo l’avvisaglia dell’incubo che vivrà la capitale francese il 13 novembre, diventando per tutta la notte teatro di guerriglia.

Tre ‘soldati-commando’ armati assaltano la sala concerti del Bataclan, lo stade de France e diversi caffè del centro. L’incubo termina con 130 morti, tra cui la ragazza veneziana Valeria Solesin, e oltre 400 feriti.

L’Isis pesca spesso tra gli elementi malati, di seconda generazione, tra le comunità musulmane pienamente radicate in Europa. E grazie a loro colpisce anche in altri Paesi.

Come in Belgio, a Bruxelles, il 22 marzo 2016: prima l’aeroporto, con dei kamikaze, e poi la metro, a pochi passi dal parlamento europeo: le vittime sono 32 (tra cui la connazionale Patricia Rizzo) e oltre 300 i feriti.

Quando poi l’Isis inizia a perdere terreno in Medio Oriente, i lupi solitari tengono alta la sua bandiera in Europa.

E’ il caso di Nizza, il 14 luglio 2016, quando un giovane tunisino travolge e uccide con un tir 86 persone sul lungomare e ne ferisce 450. Nel giorno delle celebrazioni per la festa nazionale francese. Sei le vittime italiane.

Neanche la Germania rimane immune dal terrorismo. A Berlino, il 19 dicembre 2016, il bersaglio è un mercatino di Natale. Il tunisino Anis Amri travolge 19 persone con un camion, tra cui la 31enne Fabrizia Di Lorenzo, e ne ferisce altre 50. Il terrorista verrà ucciso dalla polizia italiana nel Milanese, durante la fuga.

Il 2017 è un anno nero per la Gran Bretagna: il 22 marzo un cittadino di fede islamica falcia i pedoni con un suv sul ponte di Westminster a Londra e poi accoltella un agente a morte prima di essere abbattuto. Le vittime sono 5.

Esattamente due mesi dopo un attentatore colpisce a Manchester, al termine di un concerto della cantante americana Ariana Grande: 23 morti e 122 feriti.

Il 3 giugno il terrorismo prende ancora di mira Londra, proprio sul London Bridge, con tre uomini a bordo di un furgone che investono i pedoni sul marciapiede. Poi proseguono a piedi in un’area affollata di bar e locali accoltellando i passanti. I tre, che indossano finte cinture esplosive, vengono uccisi dalla polizia. Si contano 8 morti.

Anche la Spagna torna a rivivere l’incubo delle stazioni di Madrid, falciate da al Qaida nel 2004: il 17 agosto il bersaglio è Barcellona, un 22enne a bordo di un furgone piomba sulla folla che passeggia sulla Rambla, uccidendo 13 persone, tre cui 3 italiani.

La cellula della strage preparava un attacco ancora più devastante contro la Sagrada Familia con 120 bombole di gas.

Un altro italiano rimane vittima dei jihadisti, il 12 dicembre 2018 a Strasburgo. E’ il giornalista Antonio Megalizzi, travolto dalle pallottole durante l’assalto di un uomo al mercatino di Natale. Muoiono altre 4 persone, i feriti sono 11.

(per approfondire: terrorismo)

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