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Video e foto di malati, ma l’ex compagno lo denuncia

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Video e foto di malati: comportamenti inadeguati con scatti e riprese inopportune. E’ accaduto nel Veneto orientale.

Se nella vita ogni atto, ogni volontà, ogni intento, merita una spiegazione, quello di un operatore socio sanitario che ha fotografato e ritratto, con la complicità dello smartphone e whatsapp, pazienti terminali, nel suo stesso posto di lavoro, induce a qualche pensiero perplesso.

E confusa appare questa circostanza se la affianchiamo all’abitudine di inviare quei video e foto al compagno, insegnante nel veneziano, che a sua volta ricambiava, inviando foto e riprese della sua classe e dei suoi alunni.

Era un modo per condividere la reciproca quotidianità?
Lo si vedrà in seguito, dopo gli esiti della denuncia che il docente ha sporto nei confronti dell’ormai ex compagno, dove lo si accusa di aver violato la privacy delle persone ricoverate. L’hospice è quel reparto destinato al ricovero e all’assistenza di persone affette da patologie evolutive irreversibili per le quali non esistono trattamenti risolutivi.

È un posto per malati gravi che, non rispondendo più alle terapie curative ordinarie, necessitano di un’assistenza finalizzata al controllo dei sintomi, in particolare del dolore, al trattamento fisioterapico e al supporto psico-sociale. I familiari sanno che quello, purtroppo, è quasi sempre un ricovero senza guarigione.

La discutibile consuetudine, purtroppo molto praticata ai giorni nostri, s’interrompe quando il rapporto tra i due si spezza e anche questa volta le conseguenze si nutrono di ingredienti odiosi.

Litigi, minacce, accuse ricambiate di stalking dell’infermiere all’insegnante, sono lo scenario squallido di due persone che hanno ritenuto di poter fotografare i malati e i bambini. E dovranno in ogni caso spiegarne l’arbitrio e con quale autorizzazione e con quale consenso e di chi.

Può considerarsi innocente riprendere un compleanno, un momento lieto in ambedue i casi, ma la diffusione non è consentita e la discrezione e il rispetto dei malati e dei bambini, avrebbero dovuto indurre alla dovuta tutela.

Vi è poi l’aspetto deprimente di un rapporto amoroso interrotto che ha mostrato la parte peggiore di entrambi, sfociate in accusa di reati.

Il docente avrebbe dovuto sapere che è necessario chiedere il consenso ai genitori prima di fotografare o riprendere gli alunni anche se destinati alla consultazione privata e men che mai alla divulgazione: lo stabilisce il Codice penale.

Così come non si possono riprendere le persone malate, anche se l’intenzione poteva essere innocente, come durante un compleanno, o momenti di convivialità. E peggio ancora trasmetterle a un’altra persona.
Chi lavora in strutture pubbliche e private dovrebbe esserne informato e rispettare le norme di legge destinate alla tutela della riservatezza.

Rimane l’amarezza che un rapporto finito si avvalga di argomentazioni e soggetti, usati come sassi per la propria difesa e i propri individualismi, rasentando livelli di scontro che la deontologia professionale e umana, in questo caso, sembra aver dimenticato.

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La discussione è aperta: una persona ha già commentato

  1. Senza difendere nessuno, Io penso obiettivamente che:
    1 – una relazione dura finché dura (lo dice anche il titolo di un film: “l’amore è eterno finché dura”), e quando finisce non ci devono essere vendette…
    2 – anche il professore ha diffuso immagini delle lezioni in classe (mi auguro nono con minorenni…) e quindi anche lui ha violato le leggi…
    3 – le foto dei malati NON sono state strumentalizzate per qualcosa, ma secondo me inviate meramente per mostrare come le malattie riducono certe persone, o almeno così posso dedurre per logica e dalla lettura dell’articolo.
    4 – una relazione, così come un fidanzamento o un matrimonio, non possono essere un contratto perché ai sentimenti non si comanda. Purtroppo la necessità e l’istinto di vivere in coppia creano relazioni che poi, tra separazioni, divorzi, tradimenti, noia ecc. sono tra le cause principali di inquietudine e contenziosi nel mondo, purtroppo anche con risvolti tragici. Servirebbe un po’ di saggezza e di controllo dei sentimenti, anche se solo restando da soli si risolverebbe davvero il problema. Ma non molti possono vivere così.

    Prof. Fabio Mozzatto.

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