Venezia, continua il progetto #Riscrivereilfuturo della città d’acqua e la linea comune è che “La città non può vivere di solo turismo” come accaduto fino ad oggi.
Prosegue il dibattito aperto a cui “Venezia da Vivere” e “Associazione Piazza San Marco” hanno dato vita sul futuro di Venezia sulle scelte di oggi. La città è vuota a causa dell’emergenza sanitaria da coronavirus e in questo frangente si è aperta la riflessione sugli scenari futuri e sulle azioni da intraprendere da parte delle istituzioni.
Hanno partecipato al dibattito Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini; Francesca Barbini, della delegazione Fai di Venezia; Gianpaolo Scarante, presidente dell’Ateneo Veneto; Lorenza Lain dell’Hotel Ca’ Sagredo e l’Associazione Veneziana Albergatori (Ava); Alberto Olivetti dell’Hotel Dragomanni e Presidente Consorzio Concave.
Tutti indicano come strada la creazione di economie alternative a quella turistica, incentivi per la residenzialità, nuove visioni da quelli che verranno e rafforzamento delle competenze tecniche della classe politica.
Grande partecipazione anche da parte della cittadinanza alla quale è stato rivolta la domanda “Come vuoi #RiscrivereilFuturo di Venezia?” attraverso i social network: decine di suggerimenti sulla Venezia che i cittadini si augurano di vivere nel prossimo futuro. Tutti questi suggerimenti verranno raggruppati in una speciale infografica alla fine del progetto.
Luca Massimo Barbero: “Dobbiamo ripopolare Venezia, è ormai da decenni che se ne parla. Non possiamo essere semplicemente dei custodi della città, la si deve far ritornare come era in origine: un luogo dove vivere e lavorare e non solo nel campo turistico”.
Francesca Barbini: “Venezia lenta e bellissima può offrire, e al contempo chiedere idee e visioni a coloro che verranno. Penso che questa sia l’unica chiave per il futuro”.
Lorenza Lain: “Rafforzamento dell’’assessorato al turismo e alla cultura, assessorato che deve avere una ampia capacità di rapportarsi con istituzioni locali, regionali e nazionali, e dialogare con key players internazionali”.
Gianpaolo Scarante: “Mi piace immaginarlo legato alla creatività e all’immateriale, a tutti quei mondi produttivi che viaggeranno sulle nuove reti di comunicazione”.
Alberto Olivetti: “Ci si deve rendere conto che il turismo deve convivere con la città e i suoi cittadini. Il tessuto economico non può e non deve dipendere da un unico settore. Si deve diversificare in più settori ma sempre partendo dal presupposto della sostenibilità economico-sociale”.
Che Venezia diventi città franca o perlomeno esentasse per artigiani (non sono un artigiano).
Cosi’ potrà ricominciare a vivere non solo di turismo, come nei tempi passati.