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Venezia non “sfratta Dio”. Precisazione del Patriarcato sulle chiese

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Chiese cedute ad altri scopi, giusto uscire dal percorso di rito e preghiera?

Le chiese di Venezia non più utilizzate destinate ad altri scopi. Ma quali? Di quale natura? Il tema, diventato in poche ore scottante, è stato dibattuto subito in molte piazze virtuali e ripreso da molte testate anche on line, però a volte a fini scandalistici, mentre i nostri lettori ricorderanno che, in realtà, si tratti di un discorso emerso già nel 2013, come il link alla fine dell’articolo dimostra.

Il tema è stato ripreso anche dalla nostra. Ma mentre qui ci si domandava e si provava a descrivere come sarebbero avvenuti il percorso e il processo della destinazione ad altri scopi delle chiese di Venezia, altri hanno intrapreso una tortuosa strada di pensiero che conduceva a ipotetiche destinazioni d’uso improprie, anche in netta contrapposizione ai principi della Santa Romana Chiesa, chiaramente a fini utilitaristici.

Giunge oggi la precisazione del Patriarcato di Venezia sul tema che riteniamo di dover pubblicare integralmente.

Nel contatto richiesto nei giorni scorsi dal giornalista del Corriere della Sera, il Patriarca Francesco Moraglia aveva manifestato per iscritto il suo pensiero che qui viene nuovamente specificato: «Quello che stiamo avviando è un processo di riflessione, valutazione e decisione che coinvolgerà in particolare gli organi diocesani di partecipazione: si tratta di maturare un sentire comune che tenga conto, in questo caso specifico, delle esigenze pastorali dei vari sestieri del centro storico veneziano. La Visita pastorale che sta per iniziare e che, nei prossimi anni, attraverserà tutte le parrocchie della Diocesi aiuterà senz’altro lo sviluppo di questo cammino».

«Per quanto riguarda quegli edifici sacri che risultano o risulteranno non più utilizzati per fini liturgici – prosegue la nota – non si tratta ovviamente di aprire ad un uso indiscriminato, anzi… Si pensa piuttosto di valorizzarli – tenendo conto anche della legislazione vigente per tali strutture – come qualificati luoghi di catechesi e di proposta culturale, orientata dalla fede cristiana, attraverso l’arte in tutte le sue forme (scultura, pittura, musica sacra ecc.) ed anche, laddove possibile, come luoghi di carità e accompagnamento spirituale». Nulla di più e null’altro di indiscriminato.

Non corrisponde al vero la prospettiva, attribuita erroneamente al delegato patriarcale, di far diventare le chiese dei “cinema di un certo tipo” né tantomeno corrisponde al vero che, in tal modo e come un organo giornalistico online (Il Sussidiario) ha voluto titolare, Venezia “sfratta Dio”.

Il processo avviato non intende in alcuna maniera venir meno al valore sacro degli edifici in questione e, ancor di più, alla missione ecclesiale di continuare ad annunciare e celebrare il Signore Risorto in questo territorio e in questo tempo.

► Chiese e parrocchie da dismettere: 9 pronte ad essere usate per scopi caritatevoli

Paolo Pradolin

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