Almodovar, Leone d’Oro alla carriera.
“Sono cambiato anch’io, guardate come vesto…”. Ha i capelli bianchi, veste elegante, Pedro Almodovar oggi è quel regista amatissimo e affermato che conosciamo.
Ma dalla sua lunga chiacchierata traspare quanto sia importante per lui il passato: “31 anni fa qui a Venezia ho avuto il mio battesimo, selezionato con L’indiscreto fascino del peccato. Piacque al presidente di giuria Sergio Leone e alla giurata Lina Wertmuller ma non vinse nulla, giudicato ‘osceno’ dal festival diretto da Gianluigi Rondi”.
“Mi piace pensare che il Leone alla Carriera sia un atto casuale di giustizia poetica, quasi un risarcimento”, dice senza voler fare polemiche.
Questo è l’anno, come dice il titolo del suo ultimo film di Dolor Y Gloria, i dolori della fase che sta vivendo, al centro del film quasi autobiografico presentato a Cannes – Antonio Banderas ha vinto il premio per la migliore interpretazione – e la gloria del prestigioso riconoscimento consegnato oggi alla Mostra del cinema.
“Ero un giovane regista – ricorda Almodovar – mi sembrò un fatto miracoloso essere selezionato nel 1983 ma l’opposizione di Rondi finì su tutti i giornali e suscitò grande empatia dalla stampa”.
Osannato dal pubblico e da tutti gli accreditati, oggi Almodovar ha riscosso quanto gli era dovuto.