IL PRIMO GIORNALE ONLINE DI VENEZIA | ANNO XVIII

giovedì 25 Aprile 2024
13 C
Venezia

data pubblicazione:

ultimo aggiornamento:

LEGGI ANCHE:

HOME PAGEConcorso Letterario La Voce di VeneziaUNA POSSIBILITA' NON NULLA di Francesco Mazzucco
Questa notizia si trova quiConcorso Letterario La Voce di VeneziaUNA POSSIBILITA' NON NULLA di Francesco Mazzucco

UNA POSSIBILITA’ NON NULLA di Francesco Mazzucco

pubblicità

«Rimani qua».
La donna non diede segno di aver sentito, continuando ad osservare,
attraverso il vetro della finestra, le strade deserte. Come poteva il mondo
essere cambiato così velocemente? A quell’ora, fino a qualche giorno innanzi, un
flusso costante di pedoni e veicoli avrebbe testimoniato il ritorno a casa delle
persone al termine della giornata di lavoro. Quella sera, solo il passaggio di
qualche isolata automobile impediva di pensare che tutti fossero fuggiti e la
città fosse diventata deserta.
Si voltò, gli occhi rossi che davano conto del conflitto interno.
«Rimanere? Dopo quello che ti ho fatto?».
L’uomo abbassò il capo, ripensando a quanto accaduto.
Era stato via due settimane per un viaggio di lavoro – solo due settimane!
– e lei l’aveva tradito con un amico comune, come se entrambi avessero aspettato
solo il momento propizio per stare insieme alle sue spalle.
«E dove potresti andare?», le domandò. «Dai tuoi, non puoi tornare. Vuoi
chiedere ospitalità a qualcuno? E a chi? È meglio se rimani qui. L’appartamento
è piccolo, ma ci possiamo organizzare. Questa quarantena non durerà per
sempre».
Solo pensare a lei, nuda fra le braccia dell’amico, gli causava un dolore
atroce, da fargli mancare il fiato, ma ciò che gli aveva fatto più male era
stato il modo in cui era venuto a conoscenza del tradimento.

Quando era tornato, tutto era parso normale. Lei era andata a prenderlo
all’aeroporto. A casa avevano fatto l’amore. Gli era parso strano che avesse
organizzato un’uscita con gli amici proprio quella sera, dopo quindici giorni
che non si vedevano, quando lui avrebbe solo desiderato rimanere a casa con lei,
ma non vi aveva dato eccessiva importanza. Si era fatto una doccia ed era stato
pronto a uscire.
Ripensando alla cena, come aveva fatto a non accorgersi degli sguardi
complici, dei bisbigli, fra lei e Matteo? Cieco a tutto, felice solo di esserle
nuovamente vicino, si era limitato a fornire il proprio contributo alle
conversazioni e ad attendere pazientemente il momento in cui sarebbero
finalmente ritornati a casa.
Avevano fatto ancora l’amore, ed era stata l’ultima volta.
«Faresti veramente questo per me?».
Le lacrime, trattenute a fatica fino a quel momento, iniziarono a scendere
e a bagnarle le guance. «Ci sentiamo», le aveva detto Matteo il giorno prima,
quando era partito per tornare al suo paese, prima che tutta l’Italia diventasse
zona rossa. L’aveva avuta, adesso che si arrangiasse.
Marco aveva impiegato una settimana a capire. Giorno dopo giorno, Maria si
era fatta sempre più incostante e nervosa, quasi insofferente. La sera tornava a
casa tardi, adducendo imprecisati impegni di lavoro, rifiutando ogni approccio,
finché alla fine l’uomo aveva compreso. L’aveva affrontata, e lei aveva
confessato.

«Siamo stati insieme per tanto tempo», borbottò l’uomo. «Ti ho voluto bene.
Non me la sento di lasciarti su una strada».
Come previsto da Marco, si adeguarono rapidamente a quella nuova fase della
loro vita, forzata dal lockdown, adattandosi a una routine che non differiva in
molto da quella che avevano condiviso negli anni di convivenza. Maria preparava
da mangiare e stirava, Marco si occupava della lavastoviglie e della lavatrice.
Lavoravano entrambi da casa tramite il pc, ai lati opposti del grande tavolo del
salotto; l’unica differenza rispetto al passato era che non dormivano nello
stesso letto, perché Maria a una certa ora si sdraiava sul divano, mentre Marco
si recava in camera. L’uomo si era offerto di dormire lui in salotto, ma Maria
si era opposta con tutte le proprie forze.
Man mano che trascorrevano i giorni, l’astio e il rancore passarono in
secondo piano, cedendo il posto alle abitudini consolidate e all’affetto
derivanti dal pregresso periodo di convivenza.
Quando venne finalmente ufficializzato il termine del lockdown, Marco scese
in cantina a prendere una bottiglia di vino che aveva tenuto da parte per
un’occasione speciale. Quale occasione avrebbe potuto essere migliore di quella?
Di lì a pochi giorni avrebbero potuto tornare a vivere e uscire di casa
liberamente.
Maria si superò come cuoca, preparando un pranzo memorabile: agnolotti alle
verdure fatti in casa e pollo arrosto con patate croccanti, e il vino fu più che
all’altezza della situazione. Chiacchierarono di tutto, come erano soliti fare
quand’erano insieme e, man mano che il livello del liquido nella bottiglia
calava, risatine e smorfie divertite presero sempre più il sopravvento sulle
parole.
Al termine del pasto, quando Maria si alzò per andare a preparare il caffè,
erano entrambi piacevolmente alticci. Passando vicino a Marco, la donna inciampò
sulla gamba di una sedia e sarebbe caduta per terra se l’uomo, con dei riflessi
degni di una persona meno brilla di lui, non l’avesse afferrata al volo.
Per la prima volta, dopo settimane, si ritrovarono di nuovo vicini; fu
Maria a prendere l’iniziativa, avvinghiandosi al corpo di Marco e cercando con
la propria bocca quella dell’uomo.
Nessuno dei due ricordò poi come si fossero svolti precisamente i fatti;
fatto sta che si ritrovarono a letto, a strapparsi freneticamente i vestiti di
dosso. Fecero l’amore in modo impetuoso, quasi brutale, come due anime in pena
che dopo tanto tempo si erano finalmente ritrovate.
Dopo, rimasero sdraiati fianco a fianco, in silenzio, timorosi di dire o
fare qualcosa che potesse rovinare i momenti magici che avevano appena trascorso
assieme.

Per il resto del pomeriggio si ignorarono, ognuno perso nei propri
pensieri; anche a tavola, durante la cena, scambiarono poche parole.
Dopo mangiato, elusero l’imbarazzo guardando gli ultimi episodi di una
serie tv, che avevano iniziato i giorni precedenti. Nessuno dei due prestò però
particolare attenzione alla vicenda narrata alla televisione, le loro menti
ancora impegnate a catalogare e inserire negli schemi quanto accaduto subito
dopo pranzo.
«Vado a letto», mormorò nervosamente Marco, al termine della trasmissione.
Si alzò, un po’ impacciato, guadagnò tempo versandosi dell’acqua, poi si diresse
col bicchiere in mano verso la camera.
Maria non gli diede la buonanotte, come faceva di solito, limitandosi a
seguire con gli occhi gli spostamenti dell’uomo.
Marco non chiuse del tutto la porta della camera, come aveva fatto i giorni
precedenti, e questo diede a Maria il coraggio di alzarsi e arrivare fino
all’uscio. Si arrestò per un momento, indecisa se entrare, bussare o tornare
indietro, quindi, dopo un profondo sospiro, spinse la porta.
Marco era seduto sul letto, con le spalle appoggiate allo schienale e le
gambe infilate sotto la coperta leggera. Pareva che la aspettasse.
«Posso?», chiese la donna. Solo lui avrebbe potuto permetterle di
attraversare quel confine invisibile.
L’uomo non rispose, limitandosi a spostare la coperta per farle posto. Non
riuscì però a trattenere l’emozione, e un profondo singulto lo scosse.
«Oh, Marco». Con due balzi Maria si precipitò sul letto, si sdraiò vicino
al giovane e lo abbracciò. «Potrai mai perdonarmi per quello che ho fatto? Come
ho potuto essere così stupida, stupida, stupida!».
«Sssh», le sussurrò lui. «Vieni qua».
Smisero di parlare e fecero l’amore, con più dolcezza, questa volta,
prendendosi cura vicendevolmente dei propri bisogni, abbandonandosi poi a un
sonno tranquillo e rilassato.

La mattina successiva, quando Marco si svegliò, trovò Maria seduta su una
sedia di fronte al letto, che lo osservava arricciandosi un ciuffo di
capelli.
«Dobbiamo parlare», esordì lei.
Marco la guardò, pensieroso. Credeva di sapere di cosa volesse discutere la
donna.
«A mezzanotte terminerà il lockdown. Da domani potremo di nuovo uscire e
tornare a una vita normale», continuò lei.
Marco rimase in silenzio. Aveva aspettato con ansia quel momento. Temeva le
parole che Maria avrebbe pronunciato di lì a poco. Il blocco era terminato,
sarebbero stati liberi di muoversi e lei se ne sarebbe andata. Si scoprì a
maledire la fine del lockdown.
«Potrei dirti che ho capito di aver sbagliato, che sono pentita, che mi
sono resa conto di quanto ti amo, ma tutto ciò non toglierebbe nulla alla
gravità della mia colpa», mormorò Maria.
Si asciugò gli occhi, cercando il coraggio di proseguire.
«Se lo vuoi, domani mattina me ne andrò. Ma, prima, ho bisogno di chiederti
una cosa. C’è una possibilità che possiamo riprendere il nostro rapporto, una
possibilità che tu possa avere ancora fiducia in me, dopo quello che è
successo?».
Marco si ricordò di quel professore di fisica, del suo modo di parlare
arzigogolato e dei suoi motti passati alla storia nell’ambiente dell’Università.
«C’è una possibilità non nulla», mormorò sollevato, prima di spalancare le
braccia e accogliere una Maria singhiozzante di felicità.
Il lockdown era stato un evento terribile, che aveva costretto a rimanere
rinchiusi in casa milioni di persone in tutto il mondo. Aveva però salvato la
loro storia d’amore, costringendoli a rimanere vicini e permettendo ad entrambi
di capire quanto il loro legame fosse importante.

 

— 0 —

 
» vota il tuo racconto preferito » vai alla presentazione del concorso » leggi tutti i racconti arrivati

LEGGI TUTTO >>

RIPRODUZIONE VIETATA. SONO VIETATI ANCHE LA RIPRODUZIONE PARZIALE DI TITOLI, TESTI E FOTO ATTRAVERSO SISTEMI AUTOMATICI (CD AGGREGATORI) SU ALTRI SITI

Notizia interessante? Scrivi cosa ne pensi...

Scrivi qui la tua opinione
Il tuo nome o uno pseudonimo

notizie che hanno interessato i lettori

spot_img