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Terza dose a regime, ed ora ‘chiamati’ i bimbi dai 5 agli 11 anni

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Terza dose: l’attuale ‘velocità’ di somministrazione viaggia al ritmo di 100mila iniezioni al giorno e con questa media si spera nel traguardo dei 7 milioni di italiani con booster entro il 2021, in vista di ulteriori inoculazioni alle prossime fasce di età under 60.

Nelle prossime settimane in fila dai pediatri ci potranno essere anche i bambini tra i 5 e gli 11 anni: una strategia che – spiega il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, puntando a “tutelare la loro socialità, i loro percorsi educativi-formativi”, perché bisogna fare “di tutto per mantenere le scuole aperte”.

Ed è chiara anche la posizione del capo del Comitato Tecnico Scientifico sull’ipotesi di introdurre il lockdown per i non immunizzati, sulla scia del provvedimento annunciato in Austria dalle prossime ore: “è una misura che non si può prendere in considerazione, sia in termini concreti operativi sia per quanto riguarda la compatibilità con i diritti costituzionali – dice – quindi non credo sia una soluzione proponibile nel nostro Paese”.

Nonostante lo zoccolo duro degli scettici, le inoculazioni procedono comunque, con la terza dose che traina la campagna vaccinale: sono 2.128.928 quelle finora somministrate, pari al 35,40% della platea (finora over 60, sanitari e fragili almeno 6 mesi dopo il richiamo).

Le cosiddette dosi aggiuntive sono 338.595 (38,33% della platea, ovvero i fragili) mentre le booster (tra cui entrano oltre a over 60 e sanitari anche chi ha fatto almeno da sei mesi il siero di J&J) sono 1.790.333 (34,89% della platea).

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, le prime dosi continuano a viaggiare intorno alla media consolidata (ieri sono state 15.572) mentre più alto è il ritmo delle seconde (48.870 nelle ultime 24 ore).

L’83,52% della popolazione over 12 ha comunque completato, ad oggi, il ciclo vaccinale.

Numeri che allontanano, almeno per il momento, il timore di restrizioni.

I dati sulle fasce di rischio delle varie Regioni in tutto il Paese non preoccupano e tutta l’Italia centra l’obiettivo zona bianca probabilmente almeno fino a metà novembre: è del 4% l’occupazione delle terapie intensive a livello nazionale e del 6% (con un aumento dell’1%) quella in area medica non critica negli ospedali per i casi Covid in Italia, sotto alle soglie fissate dagli indicatori rispettivamente del 10% e del 15%.

Due le regioni che hanno raggiunto la soglia per le intensive, le Marche con l’11% in crescita (era all’8% il primo novembre scorso) e il Friuli Venezia Giulia al 10%.
Nelle due regioni i ricoveri in area medica non critica sono per fortuna sotto la soglia di diversi punti percentuali: le Marche sono al 6% e il Friuli Venezia Giulia al 9% (+1% sul giorno precedente).
I dati di occupazione più alti in area medica si registrano in Calabria con il 12% (+1%), nella provincia di Bolzano con l’11% ma in discesa di un punto percentuale, e in Valle d’Aosta che ha registrato un balzo in avanti del 7% portandosi sull’11%.

Del resto “la situazione epidemica in Italia assieme alla Spagna e al Portogallo è la migliore di tutta Europa”, spiega Locatelli, che respinge allarmismo e annuncia “un Natale certamente connotato da maggior socialità rispetto a quella dell’anno scorso”.

Il raffronto con i dati del 5 novembre 2020 è significativo per capire la portata del cambiamento: 445 decessi contro i 51 di quest’anno nella stessa data, il 15,7% positività contro l’1,2% e 25.647 ospedalizzati contro 3.519.

Nelle ultime 24 ore il bollettino è in linea con i precedenti: 5.822 i positivi e 26 le vittime in un giorno, con il tasso di positività stabile all’1,3% e 6 malati in più in terapia intensiva in tutta Italia.

Resta sul tavolo del Governo il nodo cruciale della proroga dello stato di emergenza, che sarà sciolto solo alla fine dell’anno (la data di scadenza è il 31 dicembre).
In qualsiasi caso – con la normativa e la legislazione attuale – sarà possibile solo fino al 31 gennaio 2022.

Il tema si sta affacciando al centro dell’attenzione dei partiti. “La decisione è tutta politica e – specifica il coordinatore del Cts – se il governo vorrà considerare l’ipotesi di proroga, o si fermerà al 31 di gennaio oppure necessita di provvedimenti normativi legislativi per poterla estendere oltre”, ipotesi di cui “non si è affatto discusso”.
Sul tema il segretario del Pd, Enrico Letta, è invece più netto: se necessario il governo proporrà l’allungamento.

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