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Sollevare Venezia di 30 cm in 10 anni? Il prof. Gambolati: “Si può, con l’acqua”.

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Venezia salvata dalle acque sollevandola?

Giuseppe Gambolati, docente di ingegneria all’Università di Padova, ha illustrato l’affascinante progetto nella puntata de Le Iene andata in onda domenica sera. Al microfono di Giulio Golia, lo studioso ha spiegato che l’aumento delle maree proverrebbe da due fattori: l’innalzamento del livello del mare e lo sprofondamento della superficie. Dagli anni ’50 agli anni ‘70, le industrie di Marghera avrebbero attinto acqua dolce dalle falde, causando uno schiacciamento del sottosuolo e un abbassamento della città di ben 11 centimetri.

“La nostra soluzione – spiega Gambolati – consisterebbe nell’iniettare acqua di mare, da 600 a 1.000 metri di profondità, tramite delle pompe sommerse. Introducendo quest’acqua si crea una sovrapressione che farebbe espandere e alzare la superficie”. Il progetto prevedrebbe dodici pozzi posizionati intorno alla città, che garantirebbero tempistiche di rialzamento davvero veloci: “in un anno guadagneremmo 8 centimetri, in cinque anni 20 centimetri e in dieci anni anche 27, 30 cm.”. Non ci sarebbero problemi di stabilità, in quanto “secondo i nostri studi, Venezia si alzerebbe uniformemente, senza alcun rischio di incrinature o rotture”.

“Questa tecnica è stata presentata come complementare al MOSE – continua Gambolati – e servirebbe sostanzialmente a farlo lavorare di meno”.

Le dighe mobili, infatti, sono studiate per funzionare con la marea superiore ai 110 cm: al varo del progetto erano stimate per alzarsi ogni anno un massimo di 30 volte, ma di fronte ad un livello del mare aumentato di mezzo metro, le stime parlerebbero di 100/400 accensioni annue. Con una Venezia innalzata di 30 centimetri, il MOSE entrerebbe in funzione solo al raggiungimento di quota 140.

“Abbiamo presentato il progetto alla comunità internazionale – prosegue il docente – ottenendo pareri più che favorevoli, soprattutto sulla sua fattibilità. Purtroppo non è stato approvato: qualcuno dice perché costava troppo poco, dai 200 ai 250 milioni di euro, più realisticamente si può parlare di un ambiente blindato, di una lobby.”

Il prof. Gambolati conclude condividendo il suo scetticismo sullo stato dei lavori del MOSE: “94% di completamento, forse, si riferisce alla parte strutturale, ma la parte elettronica, che è quella che comanda, a che punto si trova? Nessuno lo sa”.

La trasmissione ha poi elencato altre soluzioni già adottate in Europa per contrastare le maree, dalla barriera sul fiume Ems, in Germania (giudicata “la più fattibile” da Georg Umgiesser, ricercatore CNR per la Laguna di Venezia) a quella di Rotterdam con strutture mobili all’asciutto (proposta dall’ingegner Luigi D’Alpaos): tutte più veloci ed economiche del faraonico progetto costato 5.300 milioni e che tutt’ora giace incompiuto sotto le Bocche di Porto.

Ma il dettaglio più inquietante del servizio de Le Iene riguarda un articolo d’epoca che mostra la data prevista per il completamento del MOSE: avrebbe dovuto già essere finito anni fa.

Da allora, le maree eccezionali continuano a colpire la città, lasciando i Veneziani a tirar su acqua e a fare ogni volta l’inevitabile conta dei danni.

Nino Baldan

(per approfondire: Mose di Venezia)

sollevare venezia contro acqua alta

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