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Signor Presidente, si riprenda le nostre tessere elettorali, non votiamo in questo Stato

Altro, clamoroso gesto dei genitori di Marco Rizzetto alla vigilia delle elezioni Politiche, nella loro battaglia per il figlio vittima di un incidente rimasto senza piena giustizia

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Incidente a San Stino di Livenza, muoiono tre giovani di Torre di Mosto

Il 4 marzo Giorgio Rizzetto e Susanna Toniolo non voteranno: le loro tessere elettorali le hanno rispedite indietro al “primo cittadino d’Italia”.

E’ un gesto clamoroso e disperato quello compiuto oggi, 14 febbraio, dal papà e dalla mamma di Marco Rizzetto, il giovane di Portogruaro, nel Veneziano, deceduto a soli 23 anni, la sera del 2 maggio 2014, in un tragico e mai chiarito incidente nella zona industriale East Gate Park della vicina Fossalta.

Il ragazzo, che procedeva sulla sua Ford Fiesta, è stato speronato a cento km all’ora da una Passat che ha mancato lo stop condotta da Rosanna Tabino, 47enne di Ronchis (Udine), e con al suo fianco Daniele Colautto, 57 anni, pure lui di Ronchis, all’epoca anche consigliere comunale.

La conducente, che ha patteggiato 21 mesi per omicidio colposo, senza però fare un giorno di carcere, giustificherà la sua manovra scriteriata sostenendo di aver perso la testa perché abbagliata e inseguita da un’altra macchina, ma la famiglia della vittima aspetta ancora la verità su questa terza auto.

Giorgio Rizzetto, che aveva già scritto a Sergio Mattarella chiedendogli un intervento, ha ripreso carta e penna inviandogli un’altra missiva, estesa per conoscenza anche al Comune di Portogruaro dove avrebbe dovuto votare. “Con immenso dispiacere, voglio farLe sapere che queste tessere elettorali non voteranno alle prossime elezioni – ha scritto il genitore, riponendo nella busta anche i certificati elettorali suo e della moglie – Non ci sentiamo tutelati da questo Stato di cui Ella è Presidente e che rappresenta. Uno Stato che arriva con le proprie leggi ad archiviare la posizione di chi, per di più un politico che dovrebbe dare l’esempio, in un incidente dov’è morta una persona esce fortunatamente illeso, fugge, non chiama i soccorsi né le autorità, ma solo chi lo può aiutare a nascondere la sua tresca con l’investitrice, perdendo tempo prezioso”.

L’allusione è ai fatti seguiti all’incidente, con Colautto che scappa dal luogo del sinistro (la sua presenza sarà scoperta solo un giorno dopo dagli inquirenti) e la Tabino che, anziché al 118, come sarebbe stato logico, telefona al suo medico di base, Angela Scibetta, 50 anni, anche lei di Ronchis, la quale, a sua volta, giunta per prima sul posto, chiama soltanto a distanza verso l’auto del giovane, senza vederlo né visitarlo. Il risultato di questa serie di ritardi e omissioni è che, quando un’ora e mezza dopo lo schianto (dopo le 23) arriverà l’ambulanza, allertata per strada dalla Scibetta, il medico del 118 può solo constatare il decesso.

ll papà di Marco, con l’avvocato Matteo Liut, ha denunciato i tre per omissione di soccorso, ma il Pm di Pordenone Monica Carraturo ha sempre chiesto l’archiviazione sulla base della presunzione che il ragazzo sarebbe morto sul colpo, il che, per quanto qui la giurisprudenza sia dibattuta e discutibile, farebbe decadere il reato: presunzione, perché non è mai stata – colpevolmente – effettuata l’autopsia e sul punto non c’è assoluta certezza. I giudici hanno già definitivamente archiviato i procedimenti per omissione di soccorso in capo a Scibetta e Colautto che peraltro, per lo stesso reato contestatogli nei confronti della investitrice, solo ferita, è stato condannato a quattro mesi.

Resta in piedi soltanto quello contro la Tabino, ma con richiesta di archiviazione. Anche se su questo aspetto della tragedia è stato avviato nei confronti delle tre persone in questione anche un procedimento civile per il risarcimento dei danni morali messo a punto da Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui i Rizzetto, tramite il consulente Diego Tiso, si sono affidati per ottenere giustizia.

L’ultimo “schiaffo” il mese scorso. Di fronte all’angosciante dubbio che il ragazzo potesse essere salvato se soccorso in tempo, “avevamo presentato la sofferta richiesta di riesumazione della salma per effettuare una risonanza magnetica Total Body – continua Rizzetto nella lettera al Capo dello Stato -: una Tac specifica di cui ci saremmo accollati l’intero costo e che, a detta di esperti, e dello stesso consulente tecnico nominato a suo tempo dal Gip, potrebbe finalmente stabilire l’immediatezza o meno del decesso. I magistrati infatti asseriscono che probabilmente mio figlio sarebbe morto sul colpo, ma senza prove certe. La Procura di Pordenone, però, oltre a non aver disposto l’autopsia, ci ha negato pure questo”. Il giudice del Tribunale, dott. Rodolfo Piccin, ha rigettato anche questa richiesta.

“La Procura di Pordenone archivia, Marco è in una tomba e chi l’ha ucciso e ne fatto scempio con colpa si gode i figli, e anche le platee politiche – conclude amaro Rizzetto – E quand’anche fosse morto sul colpo, possibile che chi l’ha abbandonato peggio di un cane la passi liscia, che in Italia sia lecito questo comportamento aberrante? A noi genitori nessuno dà ascolto: perché allora votare per uno Stato e un Parlamento capace di fare leggi così assurde, e, quel è che peggio, interpretate in maniera diversa da Procura a Procura, da giudici e magistrati che se ne infischiano dell’ergastolo del dolore in cui siamo condannati a vivere. Ogni giorno. No, questo Stato non ci rappresenta, Signor Presidente, va rifondato dalle sue stesse fondamenta. Anche se, con cuore infranto e tanta rabbia, non viene meno il mio orgoglio di essere Italiano. Bistrattato e di serie Zeta”.

Dott. Nicola De Rossi

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La discussione è aperta: una persona ha già commentato

  1. Sono solidale con i Signori Rizzetto,
    anch’io non voto per questo Stato, non mi sento rappresentata in nulla e da nessun schieramento politico. Non ritengo che i diritti dei cittadini italiani siano rispettati.

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