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SEDUTA IN QUEL CAFFE’ VENEZIANO di Veronica Dainese [concorso letterario]

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La frenesia mondana appanna i vetri del bistrot.
Seduta in quel caffè, osservo il mondo passare: apparentemente inarrestabile.
Il tintinnio delle stoviglie accompagna passi rapidi e passeggeri. Chissà se le donne amano rincorrere i bambini indossando un paio di scarpe con i tacchi. Forse, ora che non sfoggiano più sgargianti rossetti rossi, le décolleté sono diventate un ottimo palliativo.
Gli uomini appaiono confusi non potendo più accarezzare le loro barbe. I loro sguardi persi, a tratti insicuri. Nel dubbio riempiono i loro pensieri con le ultime notizie della Gazzetta dello Sport, magari un calcio di rigore risana l’amaro del 2020.

Un caffè espresso, altro non prendo. Tu, sempre il solito the: Italia e Inghilterra divisi da 100 centimetri di tavolo in radica.
Questa volta, qualcosa mi dice che non giocheremo un’amichevole come nel ’61.
Un metro grazie, distanza sociale.
Ti osservo per l’ultima volta prima del tuo prossimo volo. <>. Non rispondi. Questo virus fa male ma anche te non sei di meno.

L’ambiente odora di detersivo e disinfettante ma la tua acqua di colonia la percepisco ancora. Posso abbracciarti o sarà eccessivo? No, distanza sociale.
Sarà meglio andarsene, qui ormai non c’è più nulla da fare. Partita chiusa 2-3. Anche questa volta pare aver vinto l’Inghilterra. Ti alzi prima di me e sbadatamente rovesci un vassoio. Non ti guardo e riempio i miei pensieri con figure retoriche mal riuscite: “Cadde il calice come cadde il mio cuore”.
Ora son sola e seduta in quel caffè resto ad osservare i passanti con la consapevolezza che tu, non passerai più.
Se manterrai la tua promessa, quando tutto sarà finito, mi attenderai in piazza San Marco, alle ore 12.00, per vedere il Volo dell’Angelo assieme. Dovrò sperare?

Nel contagio sociale, dove la normalità si rispecchia nella finzione dei social, Venezia diventa il mio modello di vita: lei trova equilibrio risposando su vecchie palafitte. Si sbilancia, forse a tratti barcolla, però non cade mai. Lei ha accettato il matrimonio forzato con l’acqua alta, senza mai ribattere. Deve essere difficile giungere a determinati compromessi, soprattutto con amori impossibili. Si dice sia un’anima antica, che nulla la spaventi: trova sempre la forza di risorgere dalle sue ceneri come una Fenice e non chiede mai l’identità alle sue maschere.
Ora che il mondo si è dovuto fermare, dalla mia finestra, non assisto più a nessuna baruffa moderna. Anche Goldoni ne sarebbe dispiaciuto. Chissà cosa si nasconde tra le mura delle altre case,chissà se gli altri stanno bene ma, soprattutto …<>.

Ora anche il Ponte di vetro della Costituzione appare sereno, era dal 2008 che non lo si vedeva così. Sembrerebbe bello, passarlo di corsa e inosservata, arrivare alla ferrovia, prendere il primo treno e raggiungerti. Qui non si muove nemmeno una foglia, solo le foto dei turisti sembrano fare il giro del mondo condividendo messaggi solidali.
Ora la città, nuda e silenziosa, ospita segreti e silenzi. Sicuramente non si abbatte e inizia a vedere le sue acque, limpide e il suo Porto, Sicuro.
Italia e Inghilterra … quanto ci vuole per arrivare? Anche Tintoretto lo aveva previsto: io sarei rimasta qui, aspettando quel che per me sembra “Il Giudizio Universale” mentre te, a Londra, avresti lottato contro il drago.

Ancora non ho certezze, non so quanti minuti, giorni e mesi ci separeranno dal prossimo vero abbraccio. Saranno le scie degli aeroplani e i rintocchi delle campane a segnare il tempo per me.
Ho fede e come me Venezia perché, anche lei, dopo questa battaglia, ritroverà la sua maschera gemella, seduta in quel caffè.

 

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