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La scomparsa prematura della mamma, la richiesta di sostegno per la figlia e il parroco che si mette di traverso

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Il mondo è pervaso di numeri e di simboli, le operazioni bancarie si avvalgono di bancomat o carte di credito, ogni cosa ha un click, ogni pagamento o operazione bancaria ci dimostrano che il mondo informatico è entrato a tutto titolo nella nostra vita. E quindi perché meravigliarci se un codice Iban è stato impresso in un’epigrafe che invece della dicitura, non fiori ma opere di bene, incoraggiava, chi avesse voluto, a ‘versare’ un contributo in quel, come vedremo, numero censurato.
Il fatto è avvenuto a Carmignano sul Brenta e la notizia, apparsa sul Corriere del Veneto, presenta sfumature di delicatezza infinita, perché quell’epigrafe è di una donna, di una madre di nome Sonia, di 47 anni, stroncata dal cancro.
Una madre malata sempre è affranta rispetto il futuro dei figli, pensa, cosa faranno dopo di me?
E Sonia a maggior ragione si consumava nella preoccupazione per il domani della sua unica figlia, il padre non esiste, se n’è andato quando la bambina era piccolissima e

quindi quel suo appello: “Il tuo fiore sia un’offerta da devolvere a sostegno della figlia Lisa tramite IBAN IT96E0103062470000001807112. Con causale: in memoria di Sonia”, altro non è che il bisogno di garantire alla figlia di poter completare gli studi, di frequentare l’università, di aiutarla nel suo cammino di vita”.
Queste sembrano essere state le sue ultime disperate volontà, che dovrebbero interessare la collettività, molto più dei modi del versamento.
Ci sono cose molto più importanti a offendere la fede, come il parroco di Carmignano Don Egidio, che si scandalizza e neppure la carità cristiana e la pietas lo convincono a celebrare quel funerale.
È convinto che sia stata violata la sacralità dell’ epigrafe e perfino della morte e fa celebrare la messa a un sacerdote in pensione, Don Luigi, che, forzatamente ubbidiente, asseconda il titolare della chiesa.

I commenti della ‘gente’ degli amici, dei curiosi, dei parrocchiani, si sprecano. Passano di bocca in bocca, mentre la brutta copia di Don Abbondio sta chiuso in canonica e non assiste neppure alla cerimonia funebre, ma ha avuto il tempo e il modo di sbirciare i partecipanti e di fargli poi commentare che le prime file erano semivuote. Una bella soddisfazione per un uomo di Dio ligio e probo.
Si sa che ha continuato a raccontare a tutti delle sue opere di carità, che lui i poveri veri li aiuta.
Forse il parroco è contrario all’informatica e non possiede neppure un cellulare. Forse è quello.
O forse non aveva mai visto altre epigrafi che invitano a devolvere a questa o altre associazioni, con tanto di numero di telefono e riferimenti utili allo scopo.

C’è chi racconta che Sonia era una donna che amava la montagna, aspirava a raggiungere alte vette, era coraggiosa e solare. E poi la malattia che le ha impedito di realizzare il sogno di andare a New York con la figlia.
Lisa ha assistito ai funerali della mamma abbracciata ai nonni e alle amiche più care.
Insieme al dolore dovrà sopportare le chiacchiere, i discorsi velenosi che talvolta accompagnano le questioni legate al denaro. E che non appassiscono nemmeno di fronte al concetto che dovrebbe interessare a tutti. Una madre che sta per morire inventa di tutto, senza falsi pudori, affinché alla persona che ha più cara al mondo, sua figlia, sia dato aiuto.
E si affida agli altri, all’universo, perché ci sarà senz’altro qualcuno che raccoglierà la sua invocazione, che comprenderà le ragioni del suo cuore.

Andreina Corso

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