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Donna “morta” cammina e vede la sua epigrafe, funerale sospeso perché “la salma” è viva

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Una donna morta, ma defunta davvero, per la quale non è possibile ancora il funerale perché all’anagrafe risulta viva. Mentre, al suo posto, un’altra donna risulta morta mentre è viva e vegeta, magari con qualche acciacco, ignara, cammina tra la gente.

Carla Piola, 88 anni, passeggiava per le strade del suo paese quando ha letto l’annuncio della sua morte, affisso sui muri.

Secondo momento spiacevole: ha dovuto chiarire l’equivoco e rasserenare i familiari, facendo sapere a tutti che stava bene.

Eppure a Lendinara, paese di circa diecimila abitanti, c’è una sola donna che si chiama Carla Piola, di 88 anni. E secondo gli annunci funebri, quella Carla Piola era inequivocabilmente morta.

Tutta colpa di un errore commesso dall’ospedale di San Luca di Trecenta, dove era deceduta un’altra cittadina di Lendinara, Carla Paiola, 88 anni.

Nel trasmettere la notizia del decesso al comune di Lendinara un solerte impiegato dell’ospedale ha omesso una ‘a’. Così la defunta Carla Paiola è diventata Carla Piola, stessa età e stesso comune di residenza, che abita a pochi passi dalla donna deceduta.

Al comune di Lendinara risulta così la morte di Carla Piola che, nonostante l’età avanzata, sta abbastanza bene e fa i debiti scongiuri. Invece non è possibile celebrare il funerale di Carla Paiola, perché, sebbene morta, per la burocrazia è viva: non si possono fare né si sono mai viste esequie di persone “in vita”.

Carla Paiola era stata ricoverata al pronto soccorso dell’ospedale il 14 di febbraio, in seguito a un malore di cui aveva sofferto nella sua abitazione a Ramodipalo, frazione di Lendinara. Dopo qualche giorno, in seguito all’aggravarsi della sue condizioni di salute, era deceduta. I suoi familiari si erano rivolti alle onoranze funebri per la sepoltura e avevano prenotato la chiesa per il funerale.

Peccato però che l’ospedale nel trasmettere la notizia della morte al Comune di residenza della defunta sia incappato nell’ errore ed ora per rimediare saranno necessari una serie di atti ufficiali tra ospedale e comune a correzione dei precedenti sbagliati, che dovranno comunque restare in circolazione per testimoniare l’errore.

Il tutto con un’unica certezza: non sono i defunti che fanno casino, bensì i vivi.

Laura Beggiora

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