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Una corona per il ragazzo che si è ucciso alla Stazione

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Oggi una corona per il ragazzo che si è ucciso alla Stazione

Sarà la pietà questo pomeriggio a far muovere i corpi di quei veneziani che hanno assistito o hanno saputo della tragica morte del ragazzo, di quella giovane vita finita sott’acqua in una gelata giornata invernale. E’sparito fra le onde, non ha afferrato i salvagente che gli avevano gettato in Canal Grande da un vaporetto. E la gente raggelata dalla paura, bloccata dall’impotenza, dalla riva della Stazione di Santa Lucia e da quella di fronte di San Simeone, ha visto in diretta come si può morire a 22 anni in un freddo pomeriggio illuminato dal sole. Anche dal Ponte degli Scalzi tutto si è visto, tutto si è assistito. E in tanti gli hanno urlato di aggrapparsi al salvagente, alle corde, di salvarsi.

Forte l’interrogativo che in circostanze come queste aleggia senza essere pronunciato. Sì, il perché di un gesto estremo rimane segreto fra le onde. Si può solo dedurre che il giovane gambiano sia arrivato, come tanti suoi amici africani, che oggi alle 17.00 nel piazzale della Stazione di riuniranno per deporre una corona in ricordo del “fratello” che non ce l’ha fatta, che non ha resistito. Ad onorarlo, anche un suo cugino suo coetaneo, si chiama Tijan, che ora è rimasto solo.

Saranno gli amici di sempre a sostenerlo e ad accompagnarlo a Venezia questo pomeriggio alle 17.00 e insieme ai cittadini che vorranno esserci, partecipare, cercheranno di dimenticare le frasi offensive, odiose e razziste (quell’Africa urlato…) che sono state pronunciate da alcuni veneziani, che hanno guardato al suicidio di una vita, come se si trattasse di un pupazzo di gomma, che non solo non hanno avuto pietà, ma hanno rivelato il loro volto peggiore. Frasi che hanno indignato quei veneziani che si sono vergognati nell’anima e agli occhi del mondo.

Ecco, oggi il risarcimento affettivo e morale di una città solidale che invece vuole partecipare al saluto di questa esistenza che non ce l’ha fatta a vivere e ai suoi amici, compagni di una storia difficile da raccontare e impossibile da vivere e sopportare. Ci sarà anche don Nandino Capovilla, parroco di Marghera alla manifestazione voluta da “La casa di Amadou”, ed è stata annunciata la presenza dei deputati di Sinistra Italiana e di Possibile.

Il ricordo di questo ragazzo così uguale ai migliaia che vediamo sopravvivere nei barconi che attraversano il Mediterraneo, così simile ad un corpo raccolto in mare, uno a caso, fra i disperati, ultimi della terra perché le onde lo hanno assorbito e cancellato insieme ad una disperazione che davvero ci riguarda.

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