Tanti amici, gioie e riverenze ma… isolato. Isolato nei miei pensieri, nei miei momenti e nella vita fatta dei suoi attimi. Pensieri vaghi e molteplici si attanagliano nella mente e nel cuore.
Un giorno aperta quella porta vidi lì seduto, in preghiera, genuflesso davanti all’infinito, quell’uomo che tutto avea di Dio e della infinta bontà del Padre quasi ricolmo e circondato. “Entra mi disse”, senza dire null’altro. Una, due parole, una mano sulla testa… “Vai in pace… il tuo cuore ritrovi l’amore”. Poi di nuovo il balzo lungo, verso il basso e ancora una volta isolato. Effimere gioie, effimere realtà alle quali mi aggrappavo senza una reale rinascita.
Tutto sembrava senza macchia agli occhi degli altri, ma nella mente solo solitudine, solo e soltanto una creatura isolata nel mare dei suoi momenti cupi.
Tu o Dio cosa scruti dall’alto? Tu o Padre dei cieli e dei cuori felici ma Signore e Custode di quelli affranti ed umiliati, stravolgi questi attimi di vita che in me si annidano senza sosta e gli stessi mi fanno nascondere dalla realtà, facendomi chiudere in un angolo dove solo io ed il mio cuore sanno come affrontar quell’istante.
Così la mia solitudine interiore e quell’isolamento fisico dalla realtà che ne consegue, si sono aggravati ulteriormente.
Questa vita è una croce ed è anche un filo sottile-sottile che può spezzarsi, il tempo di un battito di ciglia. Effimere felicità e libertà le spingevo ancora giù e soltanto giù perché non avevo alcuna speranza nel futuro.
Sono sicuro però che l’amore, anche se donato attraverso una parola e senza interesse, può fare miracoli, quei miracoli che ogni giorno Dio Padre fa nella mia vita, gettando in terra dal muro dei miei difetti e della mia fragilità, un mattone alla volta.
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