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Pensioni: nessuna novità. Tensioni tra sindacati e Draghi

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Nessuna novità sul fronte delle pensioni: manca l’intesa su ogni fronte.
La situazione è descritta come “molto tesa” tra Draghi e sindacati.
In manovra si va verso il ritorno di Opzione donna e l’ampliamento dell’Ape social, ma non c’è alcuna intesa sul meccanismo che sostituirà Quota 100.
Il confronto del premier Mario Draghi con Cgil, Cisl e Uil viene sospeso per riprendere mercoledì.
Il primo si è alzato bruscamente dal tavolo “Ho un altro impegno…” mentre Orlandini all’uscita si lascia sfuggire un “Andiamo male, male, male…” pubblico.
E non c’è accordo neanche in maggioranza, con la Lega che prova ad alzare la posta.

Il clima si fa teso.
L’esecutivo decide di rinviare a un secondo momento la decisione sull’altro grande nodo della manovra: come usare gli 8 miliardi a disposizione per il taglio delle tasse, sarà deciso nel corso dell’iter in Parlamento.
Non basta una lunghissima riunione a Palazzo Chigi.
Fonti sindacali parlano di un “braccio di ferro” dei segretari di Cgil, Cisl e Uil con il governo.
Dopo due ore di riunione il premier Mario Draghi lascia il tavolo ai ministri Franco, Orlando e Brunetta: una nuova riunione si terrà nella giornata di mercoledì.

Al tavolo il governo porta anche la proposta di nuove risorse per la Pubblica amministrazione.
Ma sulle pensioni i sindacati vorrebbero una riforma che consenta di superare la legge Fornero.
Il governo resta sulla proposta di un meccanismo graduale di ritorno alla legge ordinaria: si discute di “aspetti specifici”.
Il meccanismo di partenza, con Quota 102 e Quota 104 per l’esecutivo può cambiare di poco.
La Lega propone una mega-uscita a 63 o 64 anni nel 2022, per rinviare un intervento più complessivo al prossimo governo.
Ma sarebbe una misura “elettoralistica”, viene obiettato.
Allora si faccia “quota 41”, rilancia Matteo Salvini, con una proposta difficilmente recepibile.

Il Pd è convinto di incassare l’allargamento dell’Ape social ai lavori gravosi e la proroga di Opzione donna.
Servirebbe fare di più “per i giovani”, chiede Antonio Misiani, con una rivalutazioni delle pensioni col contributivo al minimo. Poche le certezze su questo per ora.

Draghi dovrebbe convocare il Consiglio dei ministri sulla legge di bilancio per giovedì e un’altra riunione mercoledì per approvare il nuovo decreto Recovery, per accelerare l’attuazione con alcune norme e raggiungere una serie di “target”.
Si va dalla digitalizzazione, con lo sblocco degli obiettivi del cloud nazionale, al tema delle disabilità, su cui interverrà una legge quadro, fino al turismo, con una misura da due miliardi per l’estensione del Superbonus all’80% al settore.

Sulla manovra si susseguono intanto le riunioni, con incontri bilaterali a Palazzo Chigi con i singoli ministri, e una probabile cabina di regia.
Draghi potrebbe nelle prossime ore rivedere il leader della Lega Matteo Salvini e incontrare il leader M5s Giuseppe Conte, che ha sentito di recente ma non incontra da tempo, per parlare delle misure care ai pentastellati, dal Reddito di cittadinanza, su cui c’è un’intesa per la proroga con alcune modifiche, al cashback, che sembra destinato a saltare.

Sotterranea, ma non meno accesa, la battaglia in maggioranza sul taglio delle tasse.
La questione si è fatta tanto spinosa, che la scelta dovrebbe essere rinviata all’esame parlamentare della legge di bilancio (o al limite a un decreto attuativo successivo alla manovra).
In sostanza, si stanzieranno subito gli 8 miliardi previsti, aggiungendo 6 miliardi al fondo che già oggi ha a disposizione 2 miliardi per il calo della pressione fiscale, ma solo in un secondo momento si deciderà come spenderli.

Il Consiglio dei ministri approverà dunque la norma con le risorse, poi si approfondirà il confronto con partiti e parti sociali.
Draghi e Franco vorrebbero destinare la quasi totalità delle risorse a tagliare il cuneo fiscale per i lavoratori.
Ed è questa anche la posizione del Pd di Enrico Letta.
Ma il centrodestra e il mondo imprenditoriale chiedono di agire anche lato aziende.
Circola l’ipotesi che due terzi vadano ai lavoratori, un terzo alle imprese.

Le opzioni in campo sono, secondo il sottosegretario di Leu Maria Cecilia Guerra: “Ridurre il peso dell’Irpef sul reddito da lavoro dipendente o intervenire sull’Irap, che grava in particolare su imprese e lavoratori autonomi, o una riduzione dei contributi sociali”, come il Cuaf (Cassa unica assegni familiari).

Altro nodo, i bonus edilizi. “E’ fondamentale la continuità”, dice Enrico Letta, annunciando “battaglia”.
Nel pomeriggio Dario Franceschini, che ideò l’incentivo al 90% per le facciate, incontra il ministro Daniele Franco e il sottosegretario Roberto Garofoli: alla fine nulla trapela ma il bonus, che sembrava destinato a saltare, potrebbe rientrare con modifiche, ad esempio una percentuale ridotta al 70%.

Quanto al Superbonus, caro al M5s e sostenuto da tutta la maggioranza, dovrebbe arrivare una proroga anche per le villette oltre che per i condomini, ma con un limite di reddito: si ipotizzavano 25mila euro di Isee ma la soglia sarebbe troppo bassa secondo i partiti e si starebbe ragionando sui 40mila euro.

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