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Nuovo Dpcm: Italia Arancione. La fotografia dell’epidemia oggi

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Nuovo Dpcm: Italia Arancione. Ormai è scontata la ‘retrocessione’, con nove regioni bocciate dai nuovi stringenti criteri di valutazione introdotti dall’ultimo decreto.
Le nuove ordinanze del ministro della Salute porteranno da domenica 17 nuove restrizioni nel Paese, legate all’aumento di Rt e incidenza, che resta per fortuna contenuto: “è frutto degli sforzi fatti negli ultimi 15 giorni”, spiega il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, sottolineando che “siamo quindi in una fase delicata in cui sono richieste rigorose misure di mitigazione per fare sì che la curva si appiattisca sempre di più e possa poi decrescere”.
Quali sono le regioni diverse dall’ arancione ‘nazionale’?

Zona rossa e zona bianca

Sicilia, Lombardia e provincia autonoma di Bolzano finiscono in area rossa, ma queste ultime due annunciano ricorsi contro una “punizione ingiusta”.
Zona bianca accantonata, la situazione non la rendeva proponibile, al momento resta una cosa irraggiungibile. Soltanto cinque regioni restano virtuose ad un livello “giallo”, oltre alla Provincia di Trento.
Secondo il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità, l’incremento dell’incidenza è stato infatti “relativamente contenuto grazie alle misure adottate nel periodo festivo”.
Lombardia e provincia di Bolzano sono pronte a presentare ricorso contro la decisione del Governo di collocare la regione in zona rossa. In questi territori, Sicilia compresa, non sarà possibile uscire di casa se non per motivi di lavoro o particolare necessità, i negozi saranno chiusi e per i ristoranti è previsto solo l’asporto, come per i bar che però saranno aperti soltanto fino alle 18.
A fare compagnia in area arancione a Calabria, Emilia-Romagna e Veneto (già nella fascia arancione da una settimana, secondo le verifiche sul precedente monitoraggio) sono ora anche Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta. In queste regioni saranno consentiti spostamenti senza autocertificazione e con validi motivi solo all’interno del proprio Comune. I negozi al dettaglio restano aperti ma i centri commerciali saranno chiusi nei festivi e prefestivi. Anche in queste regioni la ristorazione funziona solo per l’asporto.
Le zone Gialle che restano (Campania, Sardegna, Basilicata, Toscana, Provincia Autonoma di Trento e Molise), invece, permettono consentiti gli spostamenti all’interno della stessa Regione, i musei saranno aperti e fino alle 18 si potrà consumare anche all’interno di bar e ristoranti.
Eventuali allentamenti, per rosse e arancioni, non avverranno a breve: le Regioni appena ‘declassate’ nelle zone più restrittive non potranno comunque accedere a fasce più permissive prima di due settimane.
Le ordinanze che assegnano le nuove zone entreranno in vigore domenica 17 gennaio e solo per sabato 16 resta valida l’attuale colorazione.
Tutto chiaro e stabilito?

Scuola, il resto e i vaccini


In generale in tutto il Paese gli ultimi provvedimenti, tra il decreto e il Dpcm, impongono fino al 15 febbraio il divieto di spostarsi tra Regioni. Fino al 5 marzo, invece, è previsto il coprifuoco dalle 22 alle 5 del giorno dopo e il divieto della vendita ad asporto di bevande dalle 18.
Restano chiuse palestre e piscine mentre i ragazzi delle scuole superiori delle Regioni ‘gialle e arancioni’ torneranno a scuola lunedì almeno al 50% della presenza. Ma non in tutta Italia: sono numerosi i governatori che hanno scelto di lasciare la Dad.
E’ ancora vero caos la questione sulla riapertura delle scuole, con la ripresa delle attività didattiche a macchia di leopardo in tutto il Paese.
Resta la regola con la quale è consentito ricevere a casa propria non più di due persone, eventualmente con bambini al di sotto dei 14 anni o con disabili a carico, una sola volta al giorno. Sul fronte dei viaggi, non sarà prevista la quarantena per chi arriva dall’Ue perché basterà un tampone rapido fatto nelle 48 ore precedenti.
E si aggiunge un nuovo problema appena raggiunto il traguardo del milione di somministrazioni: rischia una battuta d’arresto anche la macchina delle vaccinazioni: Pfizer annuncia rallentamenti nelle consegne e le dosi sono in esaurimento in diverse strutture, pronte ad utilizzare la riserva del 30% per i richiami già programmati.
Si tratta innegabilmente di un giro di vite. Ma com’è l’andamento della pandemia in Italia?

L’epidemia continua a correre


L’epidemia da SarsCov2 in Italia continua a correre: l’indice di trasmissibilità Rt è salito infatti a 1,09 ma si intravedono, tuttavia, i primi effetti delle misure restrittive del periodo natalizio.
La curva della mortalità, inoltre, ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, è in “lenta decrescita” anche se i numeri assoluti restano ancora alti, con 477 vittime registrate nelle ultime 24 ore (dati di venerdì 15 gennaio).
Il bollettino quotidiano segnala 16.146 tamponi positivi in un giorno, in calo rispetto a ieri quando sono stati segnalati 17.246 nuovi casi.
Anche i decessi restano elevati ma sono in calo rispetto ai 522 di ieri.
Sono invece 2.522 i pazienti ricoverati in terapia intensiva (35 in meno di ieri nel saldo tra entrate e uscite) e nei reparti ordinari sono ricoverati 22.841 pazienti, con un calo rispetto a giovedì di 269.
Numeri che indicano un lieve miglioramento negli ultimi due giorni, mentre la fotografia che arriva dall’ultimo monitoraggio settimanale della cabina di regia – relativo al periodo 4-10 gennaio – conferma il “peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese già osservato la settimana precedente”.
Il monitoraggio evidenzia infatti come il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale “continua a essere sopra la soglia critica (30%)”.
Si osserva inoltre un “ulteriore lieve aumento” della incidenza dei casi nel Paese (183,36 per 100.000 abitanti), con un valore ancora lontano da livelli che permetterebbero il completo ripristino della identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti.
Rischio epidemia incontrollata?




Cos’è l’ “epidemia incontrollata” di cui si è sentito parlare in questi giorni


Nel quadro appena visto, con il monitoraggio di 11 Regioni/PPAA che riportano una classificazione di rischio alto (contro 12 la settimana precedente), 10 di rischio moderato (di cui 4 ad alto rischio di progressione) e nessuna di rischio basso. Pertanto, si legge ancora, “l’epidemia resta in una fase delicata ed un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale”.
Aumenta, cioè, il rischio di un'”epidemia non controllata”. Nonostante tutto, però, hanno sottolineato Brusaferro ed il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza nella consueta conferenza stampa per illustrare i dati del monitoraggio settimanale, si intravedono dei primi segnali di controtendenza, che andranno naturalmente confermati.
L’incidenza, ad esempio, è cresciuta ma il suo incremento è stato “relativamente contenuto proprio grazie alle misure di mitigazione adottate nel periodo festivo”. In altre parole, ha chiarito Rezza, “c’è stato un incremento di incidenza e Rt, ma contenuto, e ciò vuol dire che in qualche misura si è riusciti a frenare la corsa del virus, che però avrebbe ripreso a correre in modo deciso se non ci fossero stati i provvedimenti presi”.
E se l’Europa è in “piena pandemia”, anche l’Italia, ha sottolineato Brusaferro, “è in una fase di ricrescita, ma di crescita lieve, e grazie alle misure non ci troviamo di fronte ad un’impennata della curva”.
Dato fondamentale, ha rilevato, è che anche “la curva della mortalità è in decrescita, sia pure negli ultimi periodi con una decrescita più lenta”. Insomma, in un quadro complesso in cui si evidenziano al contempo un peggioramento generale ma anche i primi effetti positivi delle misure di mitigazione, è evidente che siamo “in una fase delicata in cui sono richieste rigorose misure di mitigazione”. Ciò per fare in modo che la curva, ha concluso il presidente Iss, “si appiattisca sempre di più, anche considerando che siamo in una stagione caratterizzata dall’influenza”.

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