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Morte Ivan Busso per Covid, moglie presenta una denuncia: Procura apre un fascicolo

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Morte Ivan Busso per Covid, diverse le cose che dovranno essere chiarire e lo strumento sarà quello giudiziario.
La moglie Elisa, assistita da Studio3A, ha infatti presentato un esposto sul decesso del marito e la Procura ha aperto un fascicolo di indagine.
In prima istanza la domanda principale: al marito, contagiato dal Covid, è stata in realtà fatale l’infezione batterica contratta all’ospedale di Dolo?
Il fascicolo, subito dopo l’esposto presentato dalla moglie Elisa, è stato preso in carico dal Pubblico Ministero della Procura di Venezia, dott. Roberto Terzo, che ha aperto un procedimento penale, per ora contro ignoti, per la morte di Ivan Busso, disponendo l’autopsia per sabato 9 gennaio.
Il decesso classificato da Covid dell’appena quarantaduenne di Malcontenta, che non soffriva di patologie pregresse, avvenuto il primo gennaio all’ospedale dell’Angelo, ha destato sconcerto, sia per la sua giovane età, sia perché Busso era conosciutissimo, anche per la particolare e affascinante attività, oltre che passione, che aveva sviluppato con successo, quella di falconiere.
La moglie dell’uomo, che aveva accusato i primi segni del contagio ad inizio dicembre, con i classici sintomi (febbre alta, tosse e affaticamento respiratorio), non ha nulla contro i sanitari che hanno assistito il marito durante il lungo ricovero all’ospedale di Dolo, dal 9 dicembre, per lo più, a parte i primi giorni, nel reparto di Terapia Intensiva e con intubazione orale. Elisa, tuttavia, vuole capire

come sia stato possibile che il marito abbia potuto contrarre durante il ricovero due batteri, in particolare uno, l’Acinetobacter, assai resistente, e, soprattutto, quanto quest’ulteriore infezione abbia influito sul tragico epilogo della malattia, considerato anche il fatto che prima che subentrasse tale complicazione, di cui è stata informata il 18 dicembre, Ivan era in costante miglioramento, gli era stata ridotta la saturazione dell’ossigeno del 50 per cento e i medici stavano pensando di diminuire i farmaci della sedazione per risvegliarlo.
Non solo.
Ivan Busso – viene riferito – il Covid lo aveva superato, pochi giorni dopo era stato comunque estubato. Il 21 dicembre aveva soltanto la maschera di ossigeno e aveva potuto effettuare una videochiamata alla moglie e alla figlioletta di due anni: il 22 e il 24 dicembre i tamponi a cui si era sottoposto erano risultati negativi.
Per contro, tuttavia, i medici non riuscivano ad avere ragione del batterio, nonostante i sette diversi tipi di antibiotico con cui avevano provato.
Finché la situazione è di nuovo precipitata, la saturazione di ossigeno nuovamente crollata e a Natale, l’ultimo giorno in cui la moglie ha potuto sentirlo, i sanitari sono stati costretti a intubarlo nuovamente.
Inoltre, la vedova chiede di sapere perché si sia deciso di tentare con l’Ecmo, l’ossigenazione extracorporea a membrana, solo il primo gennaio: era stata lei il giorno precedente, a fronte della situazione ormai compromessa dei polmoni, a richiedere ai medici di vagliare quest’ultima soluzione. All’ospedale dell’Angelo, dove da Dolo il paziente è stato appositamente condotto il pomeriggio di Capodanno, avrebbero spiegato alla signora Elisa che il marito non era nelle condizioni per procedere alla terapia Ecmo, perché sarebbe giunto troppo tardi. E infatti di lì a poche ore sarebbe spirato.
Per essere aiutata ad avere risposte a questi angoscianti interrogativi la moglie della vittima,

attraverso il responsabile della sede di Dolo, Riccardo Vizzi, si è affidata alla società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni Studio3A-Valore S.p.A., : martedì 4 gennaio è stato presentato un esposto querela presso la stazione dei carabinieri di Dolo chiedendo all’Autorità giudiziaria di compiere gli opportuni accertamenti per verificare eventuali profili di responsabilità.
Richieste che sono state accolte dalla Procura lagunare con l’apertura di un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, con primo atto la disposizione dell’autopsia sulla salma per chiarire le cause del decesso, ovvero se siano intervenute concause commissive od omissive riconducibili al trattamento sanitario ricevuto e se esso possa essere connesso anche in parte a condotte imperite, negligenti o imprudenti da parte dei sanitari. L’esame, inoltre, dovrà stabilire, nel caso in cui la morte si stata conseguenza di infezioni batteriche o virali, quando e dove siano state contratte e se la loro diagnosi, la loro cura e le terapie di contrasto siano state tempestive e adeguate.
L’incarico autoptico sarà esperito

sabato 9 gennaio, alle 9, all’obitorio dell’ospedale dell’Angelo dal medico della Medicina Legale di Padova dott. Guido Viel, con la presenza del dott. El Mazloum Rafi, medico legale di parte.

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2 persone hanno commentato. La discussione è aperta...

  1. Ennesima conferma dello stato di quasi totale ********* della ULSS3 Serenissima, la cui gestione mi pare alquanto approssimativa e carente.
    Ai veneziani consiglio di andarsi a curare a Padova, se possibile.
    Sig. DalBen potrebbe anche spiegare perchè all’Ospedale SS. Giovanni e Paolo di Venezia il reparto Covid sarebbe stato per ben due volte, a Marzo e a Settembre, predisposto e inserito nel reparto Pediatria?
    Potrebbe forse chiederlo al suo amico ed ex-collega Sig. Pò , direttore del polo museale all’interno dell’Ospedale?

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