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Coronavirus Venezia, ieri battuti tutti record. Addio anche a Ivan, 42 anni

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Coronavirus Venezia e provincia, bollettino che concerne le ultime 24 ore monitorate: 31 morti.
Mai si era realizzata una cifra del genere dall’inizio della pandemia. Anzi, ci eravamo meravigliati dei precedenti record: 15 morti il 17 dicembre, e poi via via 21, 24, fino ai 28 decessi del 29 dicembre, pochi giorni fa.
31 invece oggi le persone hanno perso la vita nelle ultime 24 ore, una cifra inimmaginabile. Con la gente che soprattutto si chiede: ma come è possibile se siamo tutti a casa?
Se a ottobre e persino a novembre si registravano numeri alti che erano frutto di una estate dissennata ma soprattutto di una scarsa volontà settembrina di accettare ancora preclusioni, perché i dati vanno sempre peggio oggi che siamo in simil-lockdown? Numeri così mostruosi, i peggiori d’Italia, possono essere davvero frutto di strategie regionali non efficaci degli ultimi mesi?
A completamento del bollettino: 464 contagi in un giorno nel veneziano, ma anche 13.207 attualmente positivi.
Le persone ricoverate nella nostra provincia sono 572 di cui 65 in Terapia intensiva. Ieri erano 575 e 69 ma sulla diminuzione

pesano purtroppo i morti.
Tra le vittime da piangere oggi anche quella di un 42enne di Malcontenta, di cui non si hanno notizie di patologie concomitanti o precedenti sussistenti. Eppure oggi lascia una moglie e una bimba di appena 2 anni.
Ivan Busso era ormai per tutti il “Falconiere”. Animato da una grande passione combinata per l’amore verso l’animale era stato capace di fare dell’addestratore di falchi la sua professione, per la quale era apprezzato e chiamato ovunque.
Ivan Busso veniva chiamato ed aveva “lavorato” anche all’Ospedale Civile di Venezia a più riprese ogni volta in cui il tasso di popolazione dei colombi diventava pericoloso e rendeva necessario il suo intervento efficace ed “ecologico”. Così liberava nell’aria il suo magnifico animale che

sorvolava l’area rispondendo solo ai suoi richiami, e la sua sola vista allontanava gli altri volatili. Ma soprattutto Ivan rispondeva con infinita pazienza e garbo alle moltissime domande dei tanti che si incuriosivano magari vedendolo con il predatore docile sul suo braccio.
Ivan era entrato all’ospedale di Dolo l’8 dicembre e nessuno, dati la sua forza, energia, prestanza fisica, stato di salute, avrebbe mai potuto dire che non ce l’avrebbe fatta.
Invece, anche per lui, la solita tragica sequenza: difficoltà respiratoria, ossigeno, terapia intensiva. Ed oggi è dramma per una persona ancora giovane, sana, impegnata anche nella solidarietà, perduta. Una persona di cui non si poteva che dire bene.

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