Saro, un giovane senegalese offriva le sue povere mercanzie all’ingresso dell’ Ospedale di Brescia. Quando facevo visita ai miei ammalati, con lui ravvivavo il mio francese, il suo era più fresco del mio, e l’acquisto solidale era riequilibrato dalla lezione di “lingua doc”.
Mai insistente, sempre rispettoso, una sera vinse la sua discrezione e mentre uscivo mi chiese: “Scusa, cosa succede Paulo? Tu ora vieni tutti i giorni.”
Gli dissi del mio babbo, la frattura del femore, le visite dei miei fratelli e mie per tenerlo tranquillo, che non si staccasse la flebo, il catetere, l’ossigeno.
“Tuo papà?” Era imbarazzato e stupito, guardava la mia barba bianca. Poi, vincendo la sua ritrosia: “Scusami Paulo, quanti anni ha ton père?”
“Novantaquattro, Saro, ha novantaquattro anni.”
Quanto è lungo un minuto? Forse il suo silenzio durò un minuto, e da allora sono passati 28 anni, ma io non dimentico le sue illuminate, umanissime parole:
“Sai Paulo, io non so e tu non sai, et aussi les docteurs non sanno cosa sia giusto: che tuo papà guarisca o che muoia. Ma Dio lo sa, e io pregherò perché faccia ciò che è giusto.” Saro è, o era muslim, il suo Dio porta nome di Allah. Ma pregò bene, e mio padre campò poi sino a quasi centodue anni.
Le parole di Saro sono di ventotto anni fa, quando nasceva o era appena nato Brenton Tarrant, il giustiziere di Christchurch, uomo senza speranza perciò mercante di morte, clone anch’egli dell’ odio, gemello siamese dell’ ISIS.
Alla sua sanguinaria, fanatica impresa diede anticipata, profetica risposta Saro, muslim; Francesco d’ Assisi, ottocento anni fa, in Egitto con il Sultano. E ora Papa Francesco: Iddio non ha nazionalità, ascolta ogni preghiera, comprende tutte le lingue. E’ invece totalmente sordo al rumore delle armi.
PAOLO ANGELO NAPOLI
Bovezzo (Bs)