Joker di Todd Philips alla Mostra del Cinema di Venezia 2019 è stato proiettato sabato 31 agosto e già sono cominciati sussurri e Whatsapp tra gli accreditati (quest’anno la direzione raccomandava fermamente l’embargo per recensioni e commenti). Il film era piaciuto tanto che aveva soddisfatto anche i palati cinefili più raffinati.
Joker strizza l’occhio senz’altro ai blockbuster americani con la sua proposizione di eroi vs antieroi, ma per la prima volta il pubblico si è chiesto: “E che male c’è?” forse un po’ stanco di quel cinema d’essai dai contenuti e significati così profondi al punto da sfuggire.
E poi c’è Joaquin Phoenix. Incredibilmente verosimile nel descrivere nevrosi e frustrazioni della nostra società. Tanto credibile da essere assimilabile nella descrizione di una personalità con psicopatologia bipolare che lo porta dal riso al pianto in maniera ossessiva ed inquietante.
La storia, alla fine, risulterà più che realistica. In fondo siamo tutti soggetti immersi in un percorso evolutivo in un ambito di ambienti ostili con alcune frange di protezione (famiglia, amicizie, lavoro, ecc) ma cosa succede quando anche queste ultime ti franano davanti?
Chi si aspettava scene d’azione al ritmo di un montaggio forsennato come nei film di supereroi dai poteri soprannaturali ha trovato un contenuto diverso che però, alla fine, gli è piaciuto: una storia ben raccontata che potrebbe anche essere plausibile ai giorni nostri. Il segreto del successo.
Joker, la scheda.
C’e’ tanta spazzatura e follia a Gotham City. E’ qui che vive il ‘Joker’ interpretato da Joaquin Phoenix, un uomo abusato dalla vita, da sempre bullizzato. Il film di Phillips, che si potrebbe definire in odor di capolavoro, dopo la vittoria al Lido guarda a tutto diritto agli Oscar (come e’ un po’ tradizione per i film Usa al Lido).
Basato sul rivale di Batman, omonimo personaggio dei fumetti DC Comics creato da Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson, il film, in sala del 3 ottobre con la Warner, racconta la storia delle origini del personaggio.
Chi e’ mai Joker-Phoenix? E’ un quarantenne che vive con la mamma, un tipo mite che crede di essere destinato a far ridere la gente. In realta’ fa l’uomo sandwich vestito da clown per le strade di una Gotham City, citta’ piena di spazzatura, traffico, cinismo e cattiveria. Sua unica aspirazione quella di diventare uno stand up comedy, proprio come il suo eroe tv Murray Franklin (Robert De Niro) che vorrebbe tanto conoscere. Ma piu’ che altro Joker e’ un loser, un assistito dai servizi sociali.
E quando delusioni, abbandoni e tradimenti superano la soglia di guardia, il loser a volte spara.
Il verdetto della giuria.
“È notevole che un’industria cinematografica che si occupa di affari si sia preso questo rischio con Joker, fare una riflessione sugli eroi e gli antieroi in cui il nemico non è un uomo ma il sistema. E’ una riflessione molto importante per tutto il mondo”.
Queste le parole di Lucrecia Martel, presidente della giuria di Venezia 76, rispondendo ai giornalisti sul Leone d’oro a Joker di Todd Phillips.
Joker “è sicuramente più di un cinecomic, è un ritratto potentissimo del nostro tempo, c’è dentro ferocia, senso di esclusione, instabilità mentale, il dolore- aggiunge il giurato Paolo Virzì -. E’ anche un esplicito omaggio a un cinema non di supereroi, da Re per una notte a Taxi driver, è una lettera d’amore al cinema. E ha dentro una performance disumana non solo di Phoenix ma di tutti gli attori. Ci hanno colpito sia la qualità artistica che il pensiero con il quale si percepisce lo spirito del tempo”.
Per la giurata Mary Harron “Joker ha preso il genere e lo ha stravolto e rivitalizzato in un modo perfetto per Il momento attuale”. Si è poi “tenuto conto della performance straordinaria di Phoenix anche se non abbiamo potuto premiarlo per ragioni di regolamento”.
Paolo Pradolin