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Italia Nostra Venezia contro l’abbattimento dei padiglioni dell’ex Ospedale Al Mare. Lettere

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L’ex Ospedale al Mare è un complesso edificato nei primi decenni del Novecento di cui in letteratura si è messo in evidenza il valore architettonico di insieme, oltre che testimoniale di una cultura sanitaria locale di grande importanza.
Conservare la memoria della storia della cultura sanitaria è un segno di civiltà, e una priorità sancita dal vincolo apposto dalla Soprintendenza nel 2008.
Dopo la chiusura e il doloroso abbandono avvenuti nel 2002, molti cittadini, comitati e associazioni hanno creduto nella possibilità di confrontarsi con le istituzioni.
Italia Nostra e altre nove associazioni e comitati hanno partecipato a incontri con Cassa depositi prestiti e investimenti, anche a Roma, per poter partecipare ai progetti di recupero e restauro del complesso, proponendo una destinazione che tenesse conto delle esigenze della comunità.
L’ospedale era nato infatti con un vincolo filantropico.
Il tentativo è stato deluso,

CDPI orientandosi unicamente verso l’ennesima struttura ricettiva e dunque confermando per l’isola l’esclusiva vocazione turistica.
Il “recupero” (turistico) di questo bene collettivo, secondo CDPI, passa inoltre per l’abbattimento di ben cinque padiglioni, distruggendo dunque anche il valore unitario di complesso ospedaliero, formato da strutture a “padiglione” dai volumi semplici, dalla tipologia riconoscibile e leggibile nei suoi elementi e dall’armonia tra natura e costruito, sull’esempio di altri complessi dello stesso periodo storico, come l’ospedale de Berck sur Mer oggi perfettamente restaurato e valorizzato.
Lo stato di incuria e di degrado cui è stato abbandonato il complesso non è una drammatica fatalità ma una precisa scelta dei responsabili, censurabile in quanto non ottempera a quanto dispone il Codice dei beni culturali, che prelude all’inevitabile distruzione finale.
Il degrado, le condizioni di scarsa sicurezza prolungate per anni esasperano la comunità e portano a invocare un intervento drastico, quale che sia, finanche contrario agli stessi interessi dei cittadini.
Italia Nostra ha dunque presentato ricorso

non contro il progetto di CDPI ma solo contro la rimozione del vincolo apposto dalla Soprintendenza – rimozione che consente l’abbattimento dei cinque padiglioni – ravvisandone l’illegittimità: la legge non lo consente, e la nostra posizione è stata recentemente condivisa dell’ex Direttore Regionale dei beni culturali Ugo Soragni: una presa di posizione di indubbio peso.
Anche un discutibile progetto turistico può essere realizzato senza distruggere alcunché ma valorizzando quanto la comunità nella sua storia è riuscita a produrre.
Non si considera inoltre che la demolizione e la ricostruzione rappresentano comunque sconfitte ambientali: la mole dei detriti, con conseguente movimentazione e smaltimento, e la nuova cementificazione sono elementi di un processo che anche in ambito normativo regionale si sta cercando di contenere a favore della rigenerazione, contro il consumo di suolo.
Molti sono gli esempi virtuosi di riqualificazione e di restauro che sono stati

in grado di contemperare le esigenze della conservazione con quelle della fruizione.
La nostra posizione è dunque molto più avanzata e generatrice di futuro.
Ma potremmo andare oltre: perché costringerci a pensare a un ennesimo progetto ricettivo, che offrirebbe solo posti di lavoro nell’ambito turistico? Perché non sfruttare le possibilità di questo grande e storico complesso per consentire ai nostri giovani di scegliere il loro futuro? Indagare la peculiarità spaziale e architettonica del complesso condurrebbe a delineare scenari futuri di qualità e a determinare indirizzi economici e sociali utili alla comunità.
Creare un Polo della salute – mai come in questi tempi necessario – in linea con una strategia di sviluppo basata sui servizi alla persona, come suggerisce il contributo di Chiara Mazzoleni, docente IUAV, nel recente volume




“Ascolta Venezia”, è un esempio di questa logica.
In quest’ottica le idee generatrici di futuro per l’Ospedale al mare non mancano.

Il consiglio direttivo di Italia Nostra Venezia

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