Nell’Ottobre 2015 una commissione di tre esperti (Whc, Icomos, Ramsar) venne a Venezia in ispezione a seguito della messa sotto accusa dello Stato italiano per il cattivo stato di conservazione del sito Unesco Venice and its Lagoon, a seguito di tre lettere di denuncia scritte nel 2011 e 2012 da Italia Nostra.
A distanza di cinque anni, un’analoga commissione è qui in Laguna, per valutare se passi avanti effettivi siano stati compiuti nella conservazione del sito.
Cinque anni fa era chiaro che i commissari, tenuti ad ascoltare anche gli stakeholder, cioè i portatori di interessi (associazioni e cittadini), avrebbero incontrato solo le categorie produttive. Ci rivolgemmo all’Unesco, a Parigi, e l’invito arrivò, ma soltanto alle tre associazioni maggiori, Italia Nostra, Fai e Wwf.
Si presentarono all’incontro anche il Comitato Nograndinavi, We are here Venice e Ambiente Venezia, che senza problemi vennero ascoltati.
L’incontro, coordinato da due funzionarie del Mibac, fu informale e molto interessante, sebbene disturbato dalle stesse funzionarie che prima volevano imporre un limite di soli cinque minuti perché i commissari erano «stanchi», e poi continuavano a strillare «basta, basta!» cercando di interromperci.
Il risultato di quella missione fu un Report efficace e documentato, reperibile online (whc.unesco.org/en/list/394/documents/) in cui si sosteneva, tra l’altro, che tutte le grandi navi non compatibili (croceristiche ma anche commerciali) dovevano uscire dalla Laguna, che l’aeroporto aveva raggiunto la sua capacità di carico e qualsiasi ulteriore espansione doveva trovare posto al di fuori della Laguna, che il moto ondoso doveva essere eliminato, il turismo ridimensionato bloccando veramente gli alberghi e b&b e riacquisendo al mercato abitativo gli appartamenti diventati turistici (attraverso incentivi fiscali, da destinarsi anche al sostegno dell’artigianato).
Tutto quello che Italia Nostra ha sempre sostenuto.
Il rapporto venne approvato dall’Unesco e assunto nelle decisioni 40 e 41 del Whc, che però, evidentemente per opportunità politica, non giunsero a inserire Venice ad its Lagoon nella lista dei siti in pericolo; i commissari lo hanno detto chiaramente: «non confondete il nostro lavoro, che è quasi scientifico, con il resto della procedura, eminentemente politica».
Rispetto a cinque anni fa, l’incontro di ieri l’altro è stato gestito in modo ferreo da un avvocato del Comune: imponendo il limite dei cinque minuti per motivi di «democrazia», non prevedendo una discussione finale né la possibilità di un confronto e di uno scambio di opinioni fra commissari e associazioni, contrariamente a quanto avvenuto cinque anni addietro.
Inoltre, sono state ammesse le categorie produttive (non Confartigianato!), operatori del porto, Ava, Confindustria, categorie professionali degli architetti e ingegneri, e, guarda un po’, Vpt (che non è un’associazione di categoria). Questo evidentemente ha sottratto posto a molte associazioni, che non sono state ammesse.
Ai commissari non è certo sfuggito il risultato di smorzare, annacquare la forza del confronto con noi.
I commissari conoscono bene tutti gli studi scientifici internazionali sull’erosione e la distruzione della Laguna provocata dal Canale dei Petroli e dal traffico navale che vi si svolge, e sicuramente considereranno la grave responsabilità dei politici che sostengono le ipotesi del mantenimento della croceristica in Laguna (Marghera, Fusina o altri approdi ancora e Vittorio Emanuele).
Sanno che le municipalità sono state svuotate di funzioni e conosceranno tutte le supposte irregolarità di cui i comitati referendari accusano il Comune.
La gestione ferrea di quest’incontro sarà un boomerang. Abbiamo già messo nelle mani dei commissari tutti i documenti prodotti dalle associazioni escluse e invitiamo tutte le altre a mandare a Italia Nostra (venezia@italianostra.org) un breve documento in inglese da far avere ai tre esperti.
Fra cittadini ci si difende così, ma crediamo che tutto questo peserà, e molto, nel Report dei commissari.
Sperando che le loro risultanze siano ascoltate nel prossimo incontro mondiale, e non colpevolmente accantonate (lo stato Italiano è uno dei maggiori finanziatori dell’Organizzazione mondiale) traendo la missione dello stesso Unesco.
Lidia Fersuoch
presidente della Sezione di Venezia di Italia Nostra