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Infermiera killer perché trasferita: la collega aveva la Legge 104

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Infermiera killer con un quadro accusatorio che rasenta una storia di fantasia trama di un film thriller. Alla base una presunta vendetta. Teatro dell’omicidio una stanza d’ospedale.

Il killer, proprio come nelle storie inventate, la persona meno sospettata: una operatrice che dovrebbe per lavoro accudire e curare: una infermiera.

Ancor più sorprendente è il movente del delitto: avrebbe ucciso perché trasferita contro volontà, visto che le era stata preferita un’altra infermiera. La vittima è infatti il padre della collega, bersaglio inconsapevole del suo rancore.

L’infermiera killer lo avrebbe avvelenato perché proprio a causa sua la figlia era rimasta a lavorare all’ospedale di Venafro (Isernia) e lei era stata trasferita al nosocomio di Isernia.

Questa la inquietante indiscrezione che emerge dall’inchiesta per la morte di Celestino Valentino, il 76enne di Pratella (Caserta) ucciso con acido corrosivo mentre era ricoverato a Venafro.

La Procura è risalita con le indagini alla presunta colpevole che ora è indagata per omicidio volontario, si tratta un’infermiera della provincia di Caserta.

La donna, secondo quanto trapela in merito alle ipotesi investigative, avrebbe somministrato soda caustica al 76enne ritenendolo indirettamente responsabile del suo trasferimento professionale da Venafro a Isernia.

In pratica, per le condizioni di salute dell’anziano la figlia di quest’ultimo, sempre infermiera, grazie alle norme sull’assistenza a persone malate che derivano dalla Legge 104, avrebbe potuto rimanere a lavorare a Venafro, quindi la trasferita doveva essere l’altra.

La Procura non rilascia dichiarazioni in merito.

Il Procuratore Paolo Albano attende ora gli esiti dell’autopsia prima di pronunciarsi.

Ancora un episodio inquietante di cronaca giudiziaria che affronta l’ambito sanitario, già denominato come altro caso di “infermiera killer“.

Redazione | 08/07/2016 | (Photo d’archive) | [cod inferki]

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