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Grandi Navi a Venezia: il voto del Senato e le criticità

La delicatezza del territorio lagunare imporrà alla Camera dei deputati una lettura delle compatibilità, delle esigenze che Venezia e la sua laguna esprimono e premono sul Governo Draghi, affinché le decisioni che riguardano la qualità della vita dei cittadini e dell’ambiente siano rispettose delle specificità e della vulnerabilità della città.

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Il Senato, pur preceduto da emendamenti ritirati e non ammessi nei lavori della Commissione competente, ha votato il decreto Trasporti con 168 voti a favore, 26 astenuti e nessun contrario.
Il testo dovrà essere convertito in legge entro il 31 maggio.
Il problema delle Grandi Navi rinnova gli interrogativi e le criticità mossi dal mondo ambientalista che da anni svolge un lavoro di sensibilizzazione e un’efficace protesta a difesa della Laguna di Venezia.
Le navi continuano a percorrere le acque lagunari e su quest’ultima accezione insiste un’ambientalista di spessore come Andreina Zitelli, già membro della Commissione Via del Ministero dell’Ambiente, che ricorda quanto sia deviante confondere il bacino di San Marco con la laguna di Venezia.
L’ha chiarito più volte ai ministeri competenti, che dirottare le navi a Marghera, significa non aver compreso che la laguna è un unicum di valore inestimabile e che non è togliendo le navi dalla vista e spostandole nella laguna centrale, come questa fosse un sottoprodotto da poter usare senza salvaguardia, si risolve il problema.
Tutta la laguna deve essere protetta e ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che Il Canale dei Petroli non è una via praticabile per le navi di grande dimensione.
Esistono progetti elaborati con grande professionalità e competenza, rispettosi delle esigenze di salvaguardia ambientale,

ma s’insiste sulla nascita di un Bando d’idee, come se la questione delle navi fosse una novità, un’astrazione, qualcosa da scoprire, da reinventare.
Gli ambientalisti si sentono offesi per questo ennesimo spostamento dell’obiettivo, che non può ignorare il lavoro competente, frutto d’impegno e responsabilità nei confronti della città.
Tommaso Cacciari, portavoce del Comitato No Grandi Navi, rispetto il passaggio per il Canale dei petroli e l’attraversamento di Marghera, definisce “inattuabile” il progetto, perché “le navi passeggeri transiterebbero insieme a quelle del petrolchimico con rischi enormi e la violazione della legge Seveso sulla sicurezza della chimica”.
Un altro piano è quello di un avamposto al Lido.
La società Duferco ha progettato un porto in alto mare, simile a quello di Miami.
Questa soluzione è stata valutata dal Ministero dell’Ambiente e approvata anche dai lavoratori del porto. «Avrebbe anche un vantaggio economico», dice Tommaso Cacciari, «perché porterebbe le navi di ultima generazione che con le loro dimensioni non arrivano attualmente a Venezia».
Come le altre, anche questa proposta è ferma.

Ora il testo varato dal Senato passerà al Vaglio della Camera e valuterà le istanze del decreto Trasporti che ‘impedirebbe’ il passaggio delle grandi navi a Venezia e sposterebbe l’approdo fuori dalle acque protette della Laguna.
Ritorna il tema dell’unicum ambientale.
E non sarà un aspetto semplice da affrontare, richiede lo sforzo di una visione d’insieme, di una coscienza ambientalista.
La complessità che investe un cambiamento ‘di rotta’ e d’indirizzo, coinvolge anche il mondo del lavoro, come i portabagagli e altri operatori legati alla crocieristica, giustamente preoccupati di perdere la loro occupazione.
Ci sono stati momenti difficili, quando le cronache riportavano conflittualità e scontri tra il Comitato e gli addetti di supporto alle crociere ma ora le tensioni sembrano essere superate.
No Grandi Navi attraverso Tommaso Cacciari ha sempre affermato di essere dalla parte dei lavoratori e non accetta che si crei una contrapposizione odiosa tra chi è in cassa integrazione e gli attivisti.
“La responsabilità della situazione attuale è di chi negli ultimi venti anni ha puntato su un modello incompatibile con la Laguna e non ha invece avuto una visione lungimirante del futuro che avrebbe tutelato di più anche i lavoratori”, sostiene il portavoce che, con l’associazione Ambiente Venezia, chiede da anni di spostare le grandi


 

navi fuori dalla laguna.
“A noi dispiace moltissimo che ci siano dei lavoratori a casa e ci importa la loro sorte, li sosteniamo e lanciamo un appello alle istituzioni affinché ascoltino le proteste nostre e dei portuali per pensare insieme a un nuovo modello per il futuro del Porto di Venezia”.

La delicatezza del territorio lagunare imporrà alla Camera dei deputati una lettura delle compatibilità, delle esigenze che Venezia e la sua laguna esprimono e premono sul Governo Draghi, affinché le decisioni che riguardano la qualità della vita dei cittadini e dell’ambiente siano rispettose delle specificità e della vulnerabilità della città.

Andreina Corso

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