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FINO ALL’ULTIMO CARRELLO di Massimiliano Corsi [concorso letterario]

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Concorso Letterario de “La Voce di Venezia”. Prima edizione: “Racconti in Quarantena”

Il respiro si era fatto immediatamente pesante. Questo e la mascherina calata sulla bocca mi davano l’aspetto di Darth Fener di Guerre Stellari.

Era la prima volta che uscivo da quando la quarantena era calata inesorabile sulla mia vita e quella di tutti gli italiani.
Il frigorifero piangeva e le dispense gli davano man forte nel ricordarmi che in qualità di essere umano, necessitavo di nutrirmi.

Ero terrorizzato, non tanto dal virus ma dalle immagini televisive degli assalti ai supermercati. In fondo al mio animo speravo nella esagerazione scandalistica dei tg.

Mi sbagliavo.

La coda di affamati raggiungeva l’ultimo parcheggio. Uomini e donne uno dietro l’altro, in diligente ordine, strano per una fila italiana.

Con l’ansia crescente, presi posto dietro una anziana signora di cui era visibile solamente lo sguardo dagli occhi azzurri. Offuscati da una leggera patina figlia dell’età.

Cosa si faceva in quei casi? Si rompeva l’imbarazzante silenzio discutendo del tempo come negli ascensori? Oppure si abbassava lo sguardo sullo schermo dello smartphone restandosene nella propria bolla di indifferenza?

Domande a cui non feci in tempo a dare una risposta, la donna mi fissò intensamente – La colpa è di quelli come loro – disse spostando leggermente lo sguardo su un uomo di colore intento a sistemare un carrello nell’apposito alloggio.

Restai in silenzio sperando che la donna capisse il mio totale disinteresse nell’entrare in determinate discussioni. Fu tutto inutile, imperterrita continuò – D’altra parte se li fai entrare tutti..

Alzai finalmente gli occhi – Veramente è cominciato tutto da un milanese che è stato in Cina…

L’anziana stizzita si voltò dall’atra parte e come se nulla fosse, ripropose le proprie rimostranze verso un signore impegnato in una telefonata con la moglie. L’uomo annuiva, probabilmente non capendo neppure ciò a cui stava dando assenso.

Lentamente la fila avanzava mentre dalla parte opposta, decine di carrelli stracolmi avanzavano come vagoni di un treno merci.

Mi fu impossibile non notare su tutti la presenza di decine e decine di rotoli di carta igienica; nonostante la drammaticità della vicenda, un sorriso si abbozzò sul viso. Il pensiero che la paura del Corona virus la stava facendo fare davvero sotto agli italiani mi attraversò la mente.

La donna, che nel frattempo si era resa conto che neppure l’uomo le dava soddisfazione, mi redarguì per quella smorfia.

Finalmente mi ritrovai tra gli scaffali con la lista dello stretto necessario. Avevo ascoltato, mi ero fidato degli appelli, le scorte non sarebbero finite e i supermercati non si sarebbero ritrovati senza merce.

Non avevo fatto i conti con la paura e la passione culinaria del popolo, la farina, il lievito e la passata di pomodoro erano un lontano ricordo. Mariti disperati vagavano e interrogavano i commessi con lo sguardo pieno di paura e speranza.

Come potevano rientrare a casa e presentarsi al cospetto delle loro mogli senza gli ingredienti per la pizza, il pane e le torte secondo le ricette di Benedetta.

Cancellai i prodotti dalla mia lista e buttai nel carrello minestre e sughi pronti, avrei imparato a cucinare la prossima volta e di questo probabilmente la mia ragazza me ne sarebbe stata grata per sempre.

Ad una cosa però mi era impossibile rinunciare, quella stessa carta igienica che avevo visto allontanarsi a pacchi.

Allungai la mano sull’ultima confezione ma un uomo fece altrettanto. Cominciammo a tirare entrambi senza pietà – Lascialo, l’ho visto prima io – disse.

Tirai ancora più forte – Ma io l’ho preso prima!

Come in una gara di “Giochi senza frontiere”, nessuno dei due volle mollare. Improvvisamente, tra improperi irripetibili il pacco si strappò facendo volare tutti i rotoli. Entrambi cademmo pesantemente a terra ma la nostra disperazione era nel vedere decine di clienti azzuffarsi per agguantare la “nostra” carta igienica.

Incrociammo nuovamente gli sguardi e ci fu impossibile trattenere una fragorosa risata.

Non sapevo ancora come sarebbe finita l’emergenza, come avrei vissuto gli oltre quaranta giorni costretto tra le quattro mura di casa.

Di una cosa però ero certo, questa situazione ci avrebbe fatto vivere esperienze alquanto originali e fatto scoprire molte sfaccettature della personalità umana.

Fine.

Ps: ma quanto era difficile aprire i sacchetti per la frutta e la verdura con i guanti?

 

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