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Emergenza profughi, il Prefetto scrive ai sindaci

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Il Prefetto Domenico Cuttaia fa il suo dovere assumendo la responsabilità dei suoi compiti di civiltà e invia una lettera ai Sindaci del Veneto, affinchè si organizzino per ricevere i 490 migranti assegnati alla nostra regione (70 in provincia di Venezia), dopo gli ultimi drammatici sbarchi dove hanno perso la vita oltre 800 persone.
Diventerebbero così 9.824 le presenze complessive nel Veneto.

Chiede accoglienza e invita a individuare strutture idonee allo scopo e in mancanza di alternative, eventualmente utilizzare capannoni dismessi, da sistemare con decoro per un periodo di transizione che dovrebbero ospitare al massimo 60 persone.

Esiste una struttura di coordinamento nel Veneto (Cabina di regia) che ha il compito di individuare e dividere i migranti equamente nel territorio metropolitano; il Prefetto sollecita prioritariamente la solidarietà umana e la cura di una distribuzione dignitosa che miri all’integrazione fra le persone salvate dalla Guardia Costiera nel canale di Sicilia e la popolazione veneta. La Sicilia, Lampedusa, il sud, hanno insegnato e dimostrato che la solidarietà può essere esercitata e applicata perfino volentieri.

La risposta non si è fatta attendere e così la voce del Nord-Est. Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano e presidente Anci del Veneto, afferma che non è percorribile la soluzione dei capannoni e addirittura la Lega Nord, tramite il vicepresidente della Regione Veneto Gianluca Forcolin, giudica di stampo razzista la proposta e si preoccupa per la dignità delle persone che non si dovrebbero umiliare offrendo loro un capannone…

Nobili sentimenti, solo che chi è superstite di naufragi, di violenze, chi ha visto sparire in mare figli e genitori, può anche accettare transitoriamente un luogo, purchè accogliente e assegnato per convinzione. Certo, altre strutture come scuole, edifici, spazi parrocchiali non più in uso, sarebbero l’ideale allo scopo e potrebbero essere proprio i sindaci, i consigli comunali a favorire questa iniziativa, sollecitando e insistendo ancora con chi in passato ha impedito il loro uso.

E’ certo che i capannoni non sono la soluzione, ma ancor peggio sarebbe il respingimento. Ora sono in tanti fra i sindaci a lamentare le pratiche dettate dall’emergenza, e altrettante le accuse d’incapacità al governo nazionale, ma qui non siamo in presenza di organizzazione di ferie estive, o luoghi di vacanza, ma si sta affrontando un problema talmente grave e doloroso che dovrebbe essere al centro di qualsiasi discorso e delle successive dichiarazioni pubbliche. Sicilia docet.

Andreina Corso | 01/06/2016 | (Photo d’archive) | [cod profupre]

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