Per la seconda volta in due anni, il Consiglio comunale si appresta ad approvare un aumento della tassa sui rifiuti (la TARI) che grava principalmente sugli abitanti anche se la mole abnorme di rifiuti prodotti e trattati a Venezia dipende principalmente dai flussi turistici fuori controllo piuttosto che dalla produzione domestica dei (sempre meno numerosi) residenti rimasti.
Dopo gli aumenti retroattivi (!!!) del 4% in media decisi nel 2015, l’aumento ulteriore che oggi verrà discusso è pari al 5% quando il tasso di inflazione italiano è fermo allo 0,1%. La somma di questi due aumenti è di 30 volte superiore al tasso di inflazione che è stato dello 0,3% circa nel
biennio corrispondente.
Questo ulteriore aumento, se approvato dal Consiglio comunale, aggraverà la situazione già documentata dall’ente di bacino ambientale di Venezia, secondo cui Venezia e Chioggia sopportano i costi più elevati della tariffa media per residente, intorno ai 119 euro procapite, contro i 70 euro dei Comuni del Litorale e una media generale (Venezia compresa) di 92 euro nei comuni del bacino ambientale (corrispondente con l’ex Provincia di Venezia con l’aggiunta di Mogliano).
Oltre a gravare sui conti delle famiglie e degli operatori economici, un aumento della TARI si riflette anche sul mercato degli affitti che a Venezia tende inesorabilmente a privilegiare le più lucrative locazioni turistiche rispetto ai contratti di locazione di lungo periodo, in una città che continua a perdere abitanti ogni anno.
Contro questa iniquità prendiamo posizione come contribuenti e come piattaforma civica:
1. Al Consiglio comunale chiediamo di votare contro questo ulteriore
aumento della TARI;
2. Alla partecipata comunale VERITAS che riscuote la TARI e anche le
bollette dell’acqua (servizio idrico integrato) pubblicamente chiediamo di
incrociare i dati per stanare le case dichiarate come “vuote” dai
proprietari e in realtà affittata ai turisti. Il beneficio che ne
risuterebbe per le casse comunali sarebbe duplice se si considera anche
l’imposta di soggiorno evasa.
3. Agli organi di stampa chiediamo di continuare l’opera di informazione
sul volume abnorme di rifiuti trattati a Venezia, rispetto alla media
nazionale, e di promuovere quella che in gergo viene definita come
“internalizzazione dei costi del turismo” e nel Trattato UE trova
consacrazione giuridica nel principio “chi inquina paga” (“Polluter pays”
principle): a Venezia paga sempre Pantalone (il contribuente), ma le tasche
di Pantalone non sono senza fondo e in troppi hanno già lasciato la città
per il suo costo della vita abnorme rispetto a quello dei Comuni confinanti.
Gruppo25aprile
Venezia
16/12/2016