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Ztl e musei civici, Bettin contro la giunta: «Scelte regressive, mentre arriva il G20»

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La giunta comunale veneziana in questi giorni ha prorogato la sospensione della Ztl (zona a traffico limitato) in centro a Mestre, per un altro anno, nelle stesse modalità della fase sperimentale dell’anno precedente. Mentre al tavolo di fine anno della Fondazione Musei civici veneziani la direzione ha riferito alle parti sociali la decisione di estendere la chiusura fino a marzo 2021 compreso, con il ricorso alla cassa integrazione per tutti i dipendenti e gli addetti delle ditte in appalto. Due provvedimenti contro i quali si è scagliato il consigliere comunale Gianfranco Bettin che ha parlato di: «scelte regressive della giunta mentre arriva il G20 a Venezia», il vertice delle Finanze e dell’Economia legato alla presidenza italiana dell’organismo nel 2021.

«Una scelta – quella relativa alla proroga della sospensione della Ztl – che ha permesso di supportare le attività commerciali del territorio», ha commentato l’assessore alla Mobilità Renato Boraso. Mentre a sostegno della chiusura dei Musei civici è intervenuto il sindaco Brugnaro nel discorso di fine anno, assumendosi la responsabilità, per «conservare le risorse per agganciare con rinnovate energie la ripresa».

«L’anno nuovo è cominciato replicando, al suo peggio, l’anno vecchio – ha affermato Bettin – con due provvedimenti sostanziali e simbolici che collocano Venezia tra le città con le politiche più regressive d’Europa. La giunta terrà chiusi i musei “perché non ci sono turisti e non si fanno soldi” a Venezia, unica grande città d’Europa che delle Ztl e dei provvedimenti contro lo smog non sa che farsene, malgrado i picchi di inquinamento che la città subisce in questo periodo, “perché così si aiuta il commercio”. Sono idee arretrate e fallimentari», ha scritto il consigliere dell’opposizione.

«L’invasione di auto in centro non ha per niente frenato la crisi del commercio – ha continuato – (che semmai potrebbe giovarsi di una migliore qualità urbana, oggi invece nettamente peggiorata) mentre, in compenso, ha fatto del cuore della città, e non solo, una camera a gas. Quanto all’idea di una cultura che resta disponibile e aperta, solo “se si fanno soldi”, parla da sola – ha sostenuto Bettin – un patrimonio comune, universale, ridotto a slot machine e la stessa governance di uno dei settori cruciali della città, i beni culturali, svuotata e immiserita, e i suoi lavoratori penalizzati. La maggioranza ha scelto: Venezia retroguardia d’Europa, altro che ruolo centrale ritrovato».

Antonella Gasparini

 

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